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VIBO VALENTIA – Uno scempio devastante. Decori e affreschi tra i pochi che restano a testimoniare l’imponenza nobiliare della Vibo Valentia rinascimentale sembrano implorare soccorso all’interno di Palazzo Gagliardi-De Riso in pieno centro cittadino. Lo storico edificio che fu costruito dalla nobile famiglia nella seconda metà dell’ottocento per essere utilizzato come “foresteria”. Il palazzo, infatti, serviva da rappresentanza e a dimostrare la maestosità del casato attraverso il suo buon gusto. Un’imponenza stilistica che purtroppo, da quanto si può osservare in questi giorni grazie alle Giornate Fai di Primavera, rischia di andare perduta per sempre. È inoltre uno dei più importanti e influenti palazzi storici della città, considerato dai critici dell’arte tra le poche intatte testimonianze della nobiltà calabrese di quel periodo storico.

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Il palazzo versa nel più totale stato di abbandono. Per le Giornate Fai di Primavera l’edificio, dal 1997 di proprietà della Provincia, dopo un lungo periodo di chiusura per inagibilità, è stato aperto momentaneamente al pubblico. Tuttavia agli occhi dei visitatori ciò che si presenta sono stucchi, affreschi e antiche carte da parati scollate e gravemente deteriorate per via di enormi chiazze di umidità. E il tutto a causa della perdita di acqua piovana che ormai filtra in modo più che evidente dal tetto, che ovviamente andrebbe rifatto e restaurato. A testimoniare il degrado le tante “artistiche bacinelle” sistemate proprio al centro e sotto il lussuoso lampadario d’epoca del salone di rappresentanza. Un bene culturale che in altre città sarebbe stato considerato e trattato con riguardo, come d’altronde avviene per qualsiasi altro patrimonio di un tale livello. E così per tutto questo tempo, lontano dagli occhi indiscreti dei cittadini che non vi potevano accedere, a finestre chiuse e nel buio delle sue stanze si consumava in silenzio il deterioramento di quel che un tempo rendeva onore all’antica Monteleone. Il tetto ormai rischia il crollo, prospettandosi così inevitabilmente conseguenze disastrose. A questo punto una domanda nasce spontanea. Ma il palazzo è stato aperto per fare in modo che i visitatori dessero “l’ultimo saluto” a questo patrimonio culturale? Oppure è stata sola ingenuità e quindi poca consapevolezza degli enti pubblici del pericolo che incombe sul palazzo?

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