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Il tribunale di Catanzaro

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VIBO VALENTIA – La Corte d’Appello di Catanzaro ha assolto tre presunti boss del clan di ‘ndrangheta dei Mancuso di Limbadi imputati al processo “Impeto” che vedeva parte offesa su tutte l’imprenditore Alfonso Carano (LEGGI LA SUA DRAMMATICA TESTIMONIANZA AL PROCESSO GENESI SEMPRE CONTRO IL CLAN MANCUSO).

Assoluzione confermata per non aver commesso il fatto quindi per Diego Mancuso, 64 anni; Pantaleone Mancuso, 56 anni, detto “l’Ingegnere” (LEGGI LA NOTIZIA DEL SUO ARRESTO IN ARGENTINA); e Giovanni Mancuso, 76 anni, zio dei primi due e, quindi appartenente alla prima generazione del clan.

Sequestri di persona, reati di usura ed estorsione, danneggiamenti, tutti con l’aggravante delle modalità mafiose,queste alcune delle accuse contestate a vario titolo agli imputati e per le quali la Procura generale aveva chiesto la condanna a 42 anni totali.

Il tribunale ha, invece, accolto le richieste avanzate dal collegio di difesa costituito dagli avvocati Francesco Sabatino, Francesco Schimio, Giuseppe Di Renzo, Mario Bagnato e Francesco Stilo, procedendo alla assoluzione dei tre esponenti del clan egemone nel vibonese.

L’inchiesta denominata “Impeto” fu condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nel lontano 1999, per episodi criminosi che risalivano al 1994, ma rimase ferma fino alla seconda metà degli anni 2000 quando il pubblico ministero distrettuale Marisa Manzini riprese in mano il fascicolo rimettendo in moto la procedura giudiziaria.

Giovanni Mancuso

Nel processo di primo grado le assoluzioni furono diverse (LEGGI LA NOTIZIA DELLA SENTENZA DI PRIMO GRADO), tra le quali spiccavano, oltre a quelle dei tre imputati assolti in appello, anche quelle di un altro presunto boss, Francesco Mancuso, alias “Tabacco” e del congiunto Domenico Mancuso.

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