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I rilievi della polizia sul posto

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VIBO VALENTIA – Sono quattro le persone iscritte nel registro degli indagati per la morte di Rocco Caristena (LEGGI), il 41enne, di Gioia Tauro che il 30 luglio scorso si è lanciato nel vuoto da un’altezza di almeno 5 metri dalla scala antincendio attigua al reparto di psichiatria, dove si trovava ricoverato in regime di Tso.

La Procura di Vibo Valentia ha iscritto i nomi del primario del reparto, Giuseppe Greco, del medico Paola Staffa e dei dipendenti Paolo Ravesi e Pasquale Mangone. L’esame autoptico eseguito dal medico legale Katiuscia Bisogni, su disposizione dell’Ufficio di Procura, ed eseguito nella giornata di ieri, ha fatto emergere come causa del decesso i vasti traumi interni patiti dalla vittima nell’impatto con suolo, in particolare quelli alla testa che non hanno lasciato scampo al 41enne, spirato poche ore dopo l’episodio.

Parti offese i familiari della vittima, rispettivamente il padre Ferdinando Caristena e gli altri congiunti: Teresa Belfiore e Samuele Caristena; Dario, Davide e Serafina Caristena. Già nell’immediatezza dei fatti l’Azienda sanitaria aveva avviato una indagine interna. A darne comunicazione era stato il commissario straordinario Giuseppe Giuliano: «Un atto dovuto – ha affermato – in quanto c’è la stringente necessità da parte dell’azienda di capire i contorni di questa dolorosa vicenda. Pertanto si è messa subito in moto, già da giovedì stesso, l’attività della commissione che sta procedendo all’escussione dei medici di Psichiatria del nosocomio cittadino per accertare l’esistenza o meno di responsabilità».

E sulla vittima: «Si tratta di una persona sottoposta a Tso – ha commentato ancora Giuliano – che, a quanto risulta, era quasi un habitué del reparto. Adesso bisogna vedere se ci sono state delle omissioni da parte del personale sanitario e pertanto aspettiamo l’esito degli accertamenti che espleterà la commissione d’inchiesta interna che abbiamo avviato qualche ora prima che l’autorità giudiziaria venisse a requisire tutta la documentazione sanitaria della vittima».

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