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Le grotte degli Sbariati a Zungri

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ZUNGRI (VIBO VALENTIA) – Sequestro di beni per 85 mila euro e sette persone denunciate, tra cui il sindaco di Zungri. È l’esito dell’operazione della Guardia di Finanza che ha fatto luce sui lavori di recupero del sito archeologico degli “Sbariati” nel comune vibonese. Una truffa sui materiali utilizzati per i lavori di valorizzazione dell’insediamento rupestre di grande interesse culturale e naturalistico per mettere le mani su parte dei fondi regionali destinati al progetto.

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Al termine delle indagini sono stati denunciati sette soggetti per il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed altri reati, tra i quali il rappresentante legale di un’azienda di Filadelfia Tommaso De Nisi, il sindaco del Comune di Zungri Francesco Galati, l’assessore Nicola Pugliese ed il responsabile dell’Ufficio tecnico Pietro Ferraro, in carica all’epoca dei fatti.

In particolare, le indagini dirette dal Procuratore della Repubblica Camillo Falvo ed eseguite dalla Sezione di polizia giudiziaria – aliquota G. di F. e dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Vibo Valentia, hanno interessato l’appalto per l’esecuzione dei lavori di recupero, valorizzazione e messa in sicurezza del sito archeologico del comune di Zungri, finanziato dalla Regione Calabria, nell’ambito del P.O.R. Calabria – F.E.S.R. 2007/2013 e del Progetto PISL TURISMO “Vibo Giardino sul Mare” e gestito dal Comune di Zungri.

È stata dimostrata la consapevolezza e l’intenzione da parte dei principali soggetti con funzioni pubbliche di utilizzare artifizi e raggiri al fine di conseguire un ingiusto profitto, in danno della Regione Calabria, inducendo in errore i soggetti preposti ai controlli mediante l’utilizzo di certificazioni e schede tecniche non veritiere e riguardanti materiali mai impiegati o impiegati solo in parte nell’esecuzione dei lavori.

Il contratto stipulato il 30 luglio del 2015 tra il Comune di Zungri e la società “De Nisi Tommaso“ di Filadelfia prevedeva una spesa per lavori, al netto del ribasso d’asta, di 347.592,95 euro che, alla luce dei riscontri effettuati, non è stata in realtà interamente sostenuta, essendo state accertate differenze sui materiali forniti per 85.255,37 euro (24,52% dell’importo totale).

Il gip del Tribunale di Vibo Valentia Marina Russo, accogliendo la richiesta del pm, ha disposto il sequestro preventivo, anche per equivalente, di beni nella titolarità dell’impresa di costruzioni per una somma di 85.255,37 euro, corrispondente al profitto del reato.

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