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Il procuratore capo Nicola Gratteri

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VIBO VALENTIA – È stata, quella di ieri, al processo “Rinascita-Scott”, la giornata dei chiarimenti chiesti ai consulenti incaricati per la trascrizione delle intercettazioni da parte della Dda di Catanzaro. Richiesta sollevata dal procuratore capo Nicola Gratteri alla passata udienza nel corso della quale aveva riferito su una serie di circostanze che avrebbero visto coinvolto due componenti del Collegio nei confronti dei quali è stata chiesta la revoca dell’incarico.

Allo stesso tempo, i due professionisti, dopo avere fornito la propria versione, hanno chiesto di completare le consegne e poi astenersi dall’incarico. Sul punto il Tribunale si è riservato la decisione che scioglierà alle prossime udienze.

Ad introdurre l’argomento è stato il pm della Dda, Antonio De Bernardo, che ha depositato in forma scritta le richieste avanzate dal procuratore Gratteri alla scorsa udienza; tra queste il restyling complessivo dell’incarico peritale, una tempistica certa sulle operazioni e l’incremento del numero delle figure professionali.

Depositate anche le relazioni di servizio sugli episodi che hanno visto coinvolti alcuni dei periti (tra questi l’incontro al bar tra il perito Nardone e l’imputato Mario Artusa e i conferimenti degli incarichi da parte delle difese del processo Rinascita-Scott agli stessi consulenti seppur per altri procedimenti penali).

Il primo a parlare è stato l’ingegnere Walter Vercillo, che in primis ha segnalato come il quesito posto inizialmente dalla Procura «è stato differente rispetto a quello posto agli altri due nuovi periti (trascrizione in italiano in dialetto, indicazione data e ora, del chiamante e del chiamato)», mentre sugli elenchi, il consulente ha riferito essere «diversi, nonostante questo abbiamo continuato a lavorare, suddividendoci il lavoro a seconda degli anni riferiti all’indagine, evitando sovrapposizioni inutili; abbiamo richiesto all’ufficio intercettazione di integrare i file mancanti», e constatato «la presenza di medesimi progressivi, io ne ho trovati addirittura 16, e di elenchi disordinati e incompleti: 4 dvd del procedimento “Imponimento” di cui noi abbiamo appreso dopo di che, a dicembre abbiamo ricevuto un Hardisk con 37mila file, suddivisi in cartelle ma senza un criterio che rispecchiasse l’ordine».

Vercillo ha quindi rilevato che al riguardo fosse «sorto un dubbio: se i due nuovi periti dovessero lavorare su altro rispetto a noi e se gli elenchi su cui operavano questi ultimi fossero distinti dai nostri; sul punto il pm Frustaci disse che bisognava seguire quelli depositati in udienza; questa frase ha dato l’idea che quelli fossero quelli iniziali depositati da noi perché non ne avevamo ricevuti altri».

Il perito ha poi precisato di aver «depositato l’1 giugno la prima parte del primo elenco; e grossa parte del secondo elenco (relativi all’anno 2017), che però erano già nel precedente».

Per quanto concerne, poi, la richiesta di proroga di 24 mesi, Vercillo ha precisato che questa era stata chiesta a gennaio al gup Paris «quando eravamo solo tre periti e pertanto non sapevamo ancora bene quale sarebbe stata la mole di lavoro», sottolineando che ne è stata «depositata un’altra in tempi recenti congiunta con il collega Francesco Nardone per un periodo di 3 mesi. Io ho chiesto 250 file del 2017; oltre 240 file del 2015-2018 delle quali non ho avuto risposta: se ci sono tutti questi file mancanti viene difficile stimare quanto lavoro abbiamo di fronte», ha commentato il professionista che poi ha fatto riferimento ad altri incarichi assunti: «Ho accettato solo quello di consulente di parte nell’ambito di un altro processo non connesso al presente, condiviso con il collega Antonio Elia (che non fa parte del collegio); fui nominato nell’occasione per superare un problema operativo, ma se il Tribunale lo vorrà potrei anche rinunciarvi».

Chiarito, a suo parere, anche il frangente della presenza di Elia in aula bunker: «Mi accompagnò perché avevo un problema fisico; quindi era presente in veste amicale, non certo pubblicitaria o di opportunità. In una pausa del processo Elia aveva chiesto di fornire spiegazioni agli avvocati in presenza del pm Frustaci, in virtù della sua esperienza pluriennale, su determinati codici informatici, tant’è che, a suo dire, la dott.ssa lo avrebbe poi ringraziato; a quel punto ha solo lasciato il proprio recapito per eventuali chiarimenti. Ma non aveva bigliettini come contrariamente si è sostenuto», ha commentato Vercillo rifuggendo l’idea di essere «additato di aver commesso chissà quale azione negativa in quella circostanza; di questo rimango basito».

Sull’ultimo punto, vale a dire il collegio peritale è in grado di portare a temine il mandato nei tempi previsti, il professionista ha replicato che «ad oggi non posso dirlo; certo, se ci avessero fornito tutti i file audio e tutta la documentazione necessaria allora avremmo potuto farlo. Tra l‘altro, solo oggi apprendiamo che ci sono alcuni file che non devono essere trascritti. Forse l’Ufficio di Procura poteva offrirci del materiale più ordinato in modo tale da consentirci di quantificare la tempistica del lavoro». Ad ogni modo, ha concluso Vercillo, «rimetto tutto il mio mandato al giudizio del tribunale».

Successivamente ha parlato il consulente Vittorio Scullari che ha riferito in ordine ritardo nelle consegne dell’elaborato peritale: «Avevo già specificato di poter essere impegnato in precedenti incarichi, ciò nonostante ho fornito il materiale ai collaboratori, tuttavia ho già consegnato il 30 di giugno parte delle stesso mentre altre parti sono in fase di trascrizione».

In ultimo l’intervento di Francesco Maria Nardone che ha parlato della circostanza dell’incontro con uno degli imputati fornendo i propri chiarimenti: «Sono stato avvicinato da una persona che non sapevo essere ai domiciliari (Mario Artusa, ndr); in maniera leggera ho avuto questo colloquio che non avrei dovuto avere. Sono quindi stato fermato del pm Frustaci che mi ha avvisato solo allora dell’identità della persona, e quindi ho capito di aver commesso una leggerezza. Non mi sono alzato di scatto e non sono fuggito e se ci sono dei video non potranno che darmi ragione».

Sull’aspetto lavorativo, Nardone ha specificato che «fino ad oggi ho consegnato 7.500 pagine, non meno 120 ore di audio, procedendo ad estrapolare le 535 pagine, segnalando mancanze e difformità rispetto agli elenchi in nostro possesso».

Ulteriori chiarimenti sono stati chiesti dal pm Antonio De Bernardo e dagli avvocati Francesco Sabatino, Paride Scinica, Leopoldo Marchese mentre l’avvocato Franco Muzzopappa ha espresso un pensiero su tutta la vicenda sollevata alla scorsa udienza dal procuratore Nicola Gratteri. Da parte sua, il collegio giudicante (presidente Brigida Cavasino, a latere Gilda Romano e Claudia Caputo) ha annunciato l’intenzione di procedere ad un incremento del numero dei periti per velocizzare le attività di trascrizione a già nella giornata odierna si terranno ulteriori conferimenti di incarichi.

Alla fine, come detto in precedenza, il Tribunale sulla richiesta di revoca dei due consulenti chiesta dal pm De Bernardo, e di sospensione avanzata da questi ultimi, si è riservato la decisione.

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