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Il Comune di Vibo Valentia

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VIBO VALENTIA – Inizierà il prossimo 12 febbraio l’udienza preliminare nei confronti delle persone finite nell’inchiesta sui rifiuti a Vibo. Ma a differenza della conclusione indagini, tre indagati vedono aprirsi le porte dell’archiviazione.

Frode nelle pubbliche forniture e truffa in concorso tra di loro. Sono queste le accuse che la Procura di Vibo guidata da Camillo Falvo contesta all’imprenditore catanese Silvio Pellegrino, rappresentate legale dell’Eurocoop, alla dirigente di palazzo “Luigi Razza” Adriana Teti, e a Claudio Decembrini, all’epoca dei fatti responsabile dell’ufficio tecnico comunale nei confronti dei quali il pm Filomena Aliberti, titolare del fascicolo, ha chiesto il rinvio a giudizio, con il gup Francesca Del Vecchio che ha fissato per il prossimo 12 febbraio l’udienza preliminare nel corso della quale gli avvocati Francesco Lione, Sonia Lampasi e Italo Reale tenteranno di smontare le tesi della pubblica accusa.

La novità sostanziale rispetto all’avviso di conclusione dell’attività investigativa riguarda la richiesta di archiviazione per l’ex sindaco Nicola D’Agostino (difeso dagli avvocati Giuseppe Di Renzo ed Eugenio Penna) e per altri due dirigenti protempore Domenico Beatino e Pasquale Scalamogna, quest’ultimo attuale assessore comunale nella giunta guidata da Maria Limardo.

Al centro dell’inchiesta è finita l’Eurocoop, la ditta che ha gestito la raccolta dei rifiuti tra il 2008 e il 2014 nel territorio comunale di Vibo. Secondo l’ipotesi d’accusa, il legale rappresentante Silvio Pellegrino nell’esecuzione del contratto d’appalto, avente come oggetto il servizio di raccolta integrata di rifiuti soldi urbani nel comune di Vibo Valentia, avrebbe posto in essere comportamenti “fraudolenti” come “fatturare – si legge nel capo di imputazione – al Comune di Vibo il servizio di raccolta differenziata previsto dal capitolato speciale di appalto senza mai raggiungere le percentuali previste dal contratto; porre alla base delle liquidazioni da parte dell’ente pubblico, documenti fiscali per ‘voci di spesa’ inerenti i centri di raccolta che, pur non essendo mai stati, di fatto, predisposti, sono stati comunque oggetto di erogazione di ingenti somme di denaro pubblico; impiegare, per l’esecuzione della fornitura, mezzi materiali e tecniche diversi da quelli espressamente convenuti e comunque inadeguati per l’esecuzione del servizio secondo i disciplinari dell’appalto”.

Per gli inquirenti sarebbe stato favorito in tutto ciò dall’omesso controllo dei funzionari che “nonostante fossero a conoscenza della mancata realizzazione del servizio appaltato, non hanno proceduto alla revoca dell’appalto e/o non hanno intrapreso azioni tali da scongiurare il protrarsi di dette condotte”.

Omissioni che oggi chiamano in causa, ognuno per le proprie rispettive cariche e funzioni pubbliche ricoperte all’epoca dei fatti al Comune di Vibo e, in particolare, i dirigenti protempore Claudio Decembrini e Adriana Teti mentre sembrano destinati a uscire definitivamente dall’inchiesta l’ex sindaco Nicola D’Agostino e gli altri due dirigenti comunali che risultavano indagati: Domenico Beatino e Pasquale Scalamogna.

Altra accusa a vario titolo contestata agli indagati è il fatto che la raccolta differenziata, pur inserita nel capitolato, “non ha mai raggiunto le percentuali previste” e che sarebbero stati prodotti “alla base delle liquidazioni da parte dell’ente, documenti fiscali per voci di spesa inerenti i centri di raccolta che, pur non essendo mai stati predisposti, sono stati comunque oggetto di erogazioni di ingenti somme di denaro pubblico”.

Anche in questo caso la Procura di Vibo Valentia contesta ai dirigenti di aver “omesso di effettuare i dovuti controlli e le contestazioni relative alle mancate forniture dei servizi previsti dal contratto” e di “non aver provveduto pur a conoscenza della mancata realizzazione del servizio, a segnalare, bloccare, regolarizzare la fornitura, ovvero, a revocare l’affidamento all’Eurocoop”.

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