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L'omicidio di Manuel Bacco, ad Asti, nel 2014

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VIBO VALENTIA – La Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dai cinque imputati accusati dell’omicidio di Manuel Bacco, il tabaccaio ucciso nel suo negozio di corso Alba ad Asti il 19 dicembre del 2014 a 37 anni. Confermata pertanto la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Torino emessa il 22 giugno dello scorso anno.

Condanna a 30 anni di reclusione, dunque, per: Antonio Guastalegname, 53 anni, imprenditore residente a Castello di Annone, ma originario di Vibo Marina e da qualche mese passato fra le fila dei collaboratori di giustizia; Domenico Guastalegname, 28 anni, pure lui originario di Vibo Marina (figlio del primo); Giuseppe Antonio Piccolo, 30 anni, di Nicotera; Fabio Fernicola, 42 anni, di Asti, e Jacopo Chiesi, 27 anni, pizzaiolo di Castello d’Annone.

Secondo l’accusa, Antonio Guastalegname avrebbe pianificato la rapina reclutando il figlio Domenico, Antonio Piccolo, Fabio Fernicola di Asti, e Jacopo Chiesi, quest’ultimo ritenuto l’esecutore materiale del fatto di sangue. Nel tabacchino sarebbero entrati Giuseppe Antonio Piccolo e Jacopo Chiesi, entrambi con i volti coperti. Cinzia, la moglie di Manuel Bacco, alla vista dei malviventi ha abbozzato una reazione, suscitando una risposta spropositata nel giovane rapinatore che ha esploso due colpi di pistola a scopo intimidatorio. Il tabaccaio a quel punto si è scagliato a difesa della moglie, cercando di bloccare i rapinatori che hanno aperto di nuovo il fuoco uccidendolo sul colpo. Poi la fuga a bordo delle due vetture noleggiate in città e restituite la mattina successiva.

E’ stato necessario un lavoro incrociato fra i carabinieri del Nucleo investigativo astigiano e dei Ris per collegare le tracce biologiche ritrovate sul luogo della rapina ad un nome in particolare. Gli inquirenti hanno analizzato il dna di cinquanta soggetti riuscendo a trovare uno dei tasselli che hanno portato ad una svolta nelle indagini. Importanti sono state anche le analisi delle celle telefoniche e dei cellulari in uso agli arrestati, così come la visione dei filmati delle telecamere di sicurezza e l’ascolto di alcuni testimoni chiave.

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