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La sede della Corte di Cassazione

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VIBO VALENTIA – Uccise il cognato per vendicare le presunte violenze nei confronti della sorella (consorte della vittima) e dei nipoti. E adesso, a quattro anni dai fatti ecco arrivare il sigillo della Cassazione che fa passare in giudicato la condanna a 12 anni e 8 mesi nei suoi confronti. Si chiude così la vicenda giudiziaria dell’uccisione di Massimo Ripepi, avvenuta il 21 ottobre del 2018 a colpi di pistola nella frazione Piscopio.

La prima sezione penale della Suprema Corte di Cassazione ha, infatti, confermato la sentenza emessa dalla Corte di Assise d’Appello di Catanzaro, rigettando tutti i ricorsi (dell’imputato, delle parti civili, e del sostituto procuratore di Catanzaro) nei confronti di Giuseppe Carnovale per l’omicidio del cognato. In primo grado, al termine del processo in abbreviato, Carnovale si era visto infliggere 21 anni di carcere. In Appello, poi, la Corte presieduta dal giudice Fabrizio Cosentino, in riforma di quel verdetto, accogliendo le richieste dell’avvocato Adele Manno, aveva riconosciuto le attenuanti generiche e disposto il rinvio della parte civile davanti al giudice civile per il risarcimento. La sentenza d’appello era stata quindi rivista al ribasso: 12 anni e 8 mesi di reclusione. Ora la pronuncia della Cassazione. Per gli inquirenti il delitto sarebbe maturato nel contesto familiare. I dissidi tra la vittima ed il suo carnefice erano già emersi qualche mese prima in più occasioni. Il delitto sarebbe stato dunque il frutto di una escalation che non si è mai fermata ed è proseguita tra diverbi continui, minacce ed aggressioni.

Il risentimento di Carnovale nei confronti dell’ex cognato, accusato di maltrattamenti in famiglia, avrebbe quindi portato quest’ultimo a commettere l’omicidio. L’omicidio aveva seguito due distinte fasi. La prima si era svolta in un circolo ricreativo dove Massimo Ripepi si era recato nella tarda mattinata di domenica per giocare a carte. È qui che il “killer” era entrato a volto scoperto facendo fuoco più volte e ferendo il 42enne alla gambe. La vittima ha avuto il tempo di alzarsi dalla sedia e tentare la fuga ma una volta arrivato in strada è stramazzato al suolo dove poi è stato trovato dai carabinieri intervenuti sul posto in seguito ad una chiamata al 112 da parte di un residente che aveva udito i colpi d’arma da fuoco. Nove bossoli trovati, due colpi di pistola sparati alle gambe ed uno (probabilmente fatale) alla schiena, nella zona del rene. Carnovale si costituì pochi giorni dopo presso il comando dell’Arma dei carabinieri assumendosi la responsabilità del gesto.

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