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VIBO VALENTIA – Assoluzione nei confronti di Arianna Idà, 24 anni, di Gerocarne, dall’accusa di riciclaggio. Il Tribunale di Vibo ha infatti accolto la richiesta avanzata dagli avvocati Giuseppe Di Renzo e Sergio Rotundo disponendo anche la restituzione dei 200mila euro che erano stati sequestrati nel corso della perquisizione dell’aprile del 2022.

Il pm Eugenia Belmonte aveva chiesto la condanna dell’imputata a 3 anni e 4 mesi di reclusione. La giovane era stata tratta in arresto nell’aprile scorso dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia e dagli agenti del Commissariato di polizia di Serra San Bruno al termine di una lunga perquisizione operata nell’abitazione della donna e in quelle ritenute nella sua disponibilità. Per lei l’accusa mossa dall’Ufficio di procura era, come detto, riciclaggio.

All’arrivo della polizia la giovane si sarebbe invece allontanata velocemente dall’abitazione del cugino Michele Idà – arrestato per detenzione di armi, munizioni e stupefacenti – portando con sé due borse e cercando di nascondersi in altri appartamenti. Venne inseguita a piedi e bloccata poco dopo dai poliziotti che rinvennero la somma in contanti di 202.000 euro, che furono sottoposti a sequestro.

Inizialmente la 24enne era stata sottoposta agli arresti domiciliari, successivamente, nonostante la gravità indiziaria fosse rimasta immutata, la stessa era prima tornata libera salvo poi essere sottoposta alla misura dell’obbligo di dimora nel Comune di Roma «idonea al soddisfacimento delle esigenze cautelari collegate al periodo di reiterazione criminosa».

Nel corso della discussione la difesa ha rilevato l’assenza di prove che consentissero di stabilire l’illiceità della provenienza del denaro, “che era solo adombrato”, facendo leva anche su un pronunciamento della Cassazione secondo la quale non vi è alcun rilievo penale dalla materiale disponibilità di denaro in assenza di dimostrazione del diritto presupposto. Pertanto la difesa ha rilevato che l’accusa di riciclaggio mossa nei confronti della propria cliente si riferisse  “ad una condotta di natura strettamente giuridica in ragione dell’assenza di indicazione, appunto, del diritto presupposto”.

Arianna Idà è figlia del più noto Franco Idà, a sua volta cognato del boss Bruno Emanuele che sta scontando una pena all’ergastolo e che è considerato il vertice dell’omonimo sodalizio di ’ndrangheta operante nei territori delle Preserre vibonesi.

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