X
<
>

Il tribunale di Vibo Valentia

Condividi:
2 minuti per la lettura

Un arresto per peculato in relazione alla liquidazione della Nautilus da parte della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura di Vibo, effettuati anche sequestri


VIBO VALENTIA – La Sezione di Polizia giudiziaria – aliquota Guardia di finanza – della Procura di Vibo Valentia ha dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale in relazione alla vicenda della liquidazione della Nautilus degli arresti domiciliari per il reato di peculato nei confronti di un indagato, Mauro Damiani, nato a Foligno (PG) il 2 maggio 1954, e domiciliato a Catanzaro, e ad un decreto di sequestro preventivo di beni per un ammontare pari a 864.396 euro, finalizzato alla confisca per equivalente, nei confronti di due soggetti e di una società, operante nel settore dell’elaborazione di dati, emessi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vibo su richiesta della Procura della Repubblica.

Le indagini hanno permesso di appurare come uno degli indagati, nominato dal Ministero dello Sviluppo Economico quale commissario liquidatore della società cooperativa vibonese Nautilius, posta in liquidazione coatta amministrativa, si sia appropriato, nel tempo, di ingenti somme di denaro della procedura concorsuale – pari all’importo sequestrato – attraverso assegni e bonifici, privi di giustificazione, sia in favore proprio che a beneficio di un altro soggetto, nonché di una società riconducibile al proprio nucleo familiare.

LIQUIDAZIONE NAUTILUS DI VIBO, LE RAGIONI PER CUI SORGE L’ACCUSA DI PECULATO

In particolare, dagli accertamenti svolti è emerso che il commissario liquidatore aveva aperto due conti correnti intestati alla società in liquidazione coatta amministrativa. Uno solo dei quali reso noto al Ministero dello Sviluppo Economico. Tramite gli stessi effettuava importanti movimentazioni di denaro, senza fornire alcuna rendicontazione né documentazione giustificativa, procurandosi così un indebito vantaggio economico per sé e i soggetti a lui vicini, causando al contempo un danno patrimoniale di rilevante gravità alla società in liquidazione e ai creditori della stessa. Al professionista viene, inoltre, contestato di aver aggravato il dissesto della società esponendo fatti non rispondenti al vero.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE