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Maria Chindamo

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VIBO VALENTIA – Nuove rivelazioni sul caso della scomparsa di Maria Chindamo, avvenuto a maggio del 2016. A parlarne (come riferiamo sull’edizione cartacea odierna) è il pentito Antonio Cossidente, ex componente del clan dei Basilischi, in Basilicata, in uno dei due verbali acquisiti al processo per le presunte pressioni al collaboratore Emanuele Mancuso da parte dei suoi familiari per farlo ritrattare dopo aver iniziato a collaborare con la Dda di Catanzaro.

E a raccontare a Cossidente sarebbe stato, secondo quanto egli afferma, proprio l’ex rampollo di casa Mancuso, figlio del boss Pantaleone detto “L’ingegnere”.Il pentito lucano riferisce al sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci nel verbale del 7 febbraio del 2020 quanto appreso da Mancuso sulla sparizione dell’imprenditrice 44enne di Laureana di Borrello avvenuta nel territorio di Limbadi e di come sarebbe stata uccisa.

Una morte orribile secondo quanto emerge dal verbale. 

 «C’era un altro particolare che mi disse Emanuele, che era scomparsa una donna a Limbadi, una imprenditrice che non si è trovata più… se non sbaglio, Chindamo, una imprenditrice di Laureana di Borrello questa donna. E mi disse – che dato che lui era amico intimo di “Pinnolaro” (Salvatore Ascone, arrestato nel luglio del 2019 per concorso in omicidio, ma rimesso in libertà dal Tdl nell’agosto successivo, ndr), che sarebbe un grosso trafficante di cocaina legato alla famiglia Mancuso da vincoli proprio storici – e mi disse che… disse: “Antonio, quella… quella donna che è scomparsa qualche anno fa…”, dice, “…quello cioè è stato ‘stu “Pinnolaro” in accordo con… “Lui mi disse c’era lo zampino… allora, prima disse che era un fatto… perché questo “Pinnolaro” in sostanza si voleva… voleva acquistare il terreno di questa donna in sostanza perché, se non ricordo male, mi sembra che mi disse che erano confinanti con questo terreno questa donna, confinanti con le terre di questa persona che era… aveva anche degli animali, le pecore, insomma credo che facesse pure il pastore». 

La Chindamo, in pratica, si sarebbe «rifiutata in sostanza di cedere il terreno, diciamo le proprietà a questa persona e disse che, se non ricordo male, che in virtù di questo l’abbia fatta scomparire lui questa persona, ben sapendo che già… che se succedeva qualcosa sarebbe… la colpa sarebbe andata alla famiglia del marito di questa donna, perché questa donna… cioè il marito mi sembra… o l’ex, si era lasciata con un marito e questo marito mi sembra che si era suicidato, era morto comunque e quindi questo “Pinnolaro” sapendo un po’ diciamo la storia familiare di questa donna, sarebbe stato lui l’artefice di questo… questa scomparsa in modo tale che magari poi avrebbe… sarebbe entrato in possesso dei terreni di questa donna, ecco ora… e la colpa sarebbe andata alla famiglia di lei, cioè del marito di lei, insomma perché c’era questa storia di questa separazione di questa donna. Mi disse che avevano manomesso le telecamere, e che questa donna sarebbe stata scomparsa secondo lui o – racconta, riferendo particolari raccapriccianti sulla sorte della donna – sarebbe stata macinata con un trattore o data in pasto ai maiali. E comunque disse che era sto “Pinnolaro” che… che… che era un amico suo perché mi sembra che trattavano cocaina, droga, questo… ‘sto “Pinnolaro” di Limbadi». 

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