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L'ospedale Jazzolino di Vibo Valentia

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VIBO VALENTIA – Una polveriera pronta ad esplodere al minimo episodio. Un presidio di frontiera che lo diventa ancor di più nel periodo estivo, quando le attese diventano insostenibili, gli animi – complici il caldo e il timore di dover vedere la tanto agognata vacanza è più che una possibilità – si surriscaldano e la pazienza viene inevitabilmente meno.

Un copione che si verifica puntualmente in questi mesi all’ospedale Jazzolino, in particolare al pronto soccorso: da un lato l’aumento esponenziale delle presenze turistiche cui non fa da contraltare una adeguata presenza di figure sanitarie né di personale deputato al mantenimento dell’ordine pubblico.

Attualmente a vigilare vi sono una guardia giurata della società Sicurtransport e un agente della Questura. Due persone, quindi, un numero assolutamente insufficiente in caso di emergenza. Si potrà benissimo dire: basta chiamare le sale operative delle forze dell’ordine se la situazione dovesse precipitare, ma questo è un discorso che contempla alcune difficoltà: non è sempre detto che le pattuglie riescano ad arrivare sul posto tempestivamente, anche perché magari impegnate in altri interventi (ed in estate la possibilità si eleva). E nel frattempo?

Prendiamo ad esempio quanto avvenuto qualche sera addietro, circostanza abbastanza comune in questo periodo: al pronto soccorso una persona ha iniziato a dare in escandescenza dopo aver preteso, vanamente, che si cambiasse il colore del codice della moglie: da bianco a giallo, e quindi si riducessero i tempi di attesa per essere sottoposta a visita.

La guardia giurata è intervenuta per sedare gli animi – e non è suo compito in quanto spetta agli agenti di polizia – ma alla fine è stato costretta a chiamare la Questura e i carabinieri. Fortunatamente durante l’attesa la situazione non è degenerata ma ciò non toglie che questo sarebbe potuto accadere.

D’altronde, le cronache vibonesi sono piene di episodi di violenza perpetrate nel presidio “Jazzolino” che spesso è un vero e proprio porto di mare dove arriva gente in preda ai fumi dell’alcol, ma anche persone tranquille che però, costrette ad attese molto lunghe, alla fine comprensibilmente perdono il lume della ragione.

Come avvenuto sempre poche notti fa, quando un uomo addirittura di colpo e visibilmente alterato si è sfilato dal braccio il tubicino della flebo imbrattando di sangue – per come ci è stato riferito da fonti autorevoli – i muri dei locali. Altre segnalazioni pervenute da figure attendibili, riferiscono di pazienti costretti ad attendere anche 48ore prima di trovare una sistemazione in ospedale oppure senza la possibilità di sedersi prima o dopo aver effettuato la visita.

Circostanze, ove semmai fossero vere, da un lato darebbero purtroppo l’esatta dimensione di una struttura ormai inadeguata a fronte delle personalità – anche di elevato spessore – che prestano servizio all’interno e dall’altro confermerebbero una tendenza che si verifica ormai da decenni: e cioè che in tutto questo tempo poco o nulla è cambiato allo Jazzolino.

Se poi ci si mette una gravissima carenza di personale delle forze dell’ordine chiamato a vigilare, evitando anche che “ci scappi il morto”, si comprende bene che essere definito ospedale di frontiera non è poi un’eresia.

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