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Lo stricione apparso all'ospedale di Vibo

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Personale allo stremo al pronto soccorso di Vibo: esplode la protesta dei medici. Affissi striscioni e minacciate dimissioni di massa

VIBO VALENTIA – «Il lavoro è dignità, lo sfruttamento è schiavitù». È una delle frasi che si poteva leggere su due striscioni appesi davanti al cancello dello Jazzolino e della sede aziendale di via Alighieri. Il contenuto era poi replicato in vari volantini affissi all’interno dello Jazzolino.

A protestare in modo così clamoroso sono stati i (pochi) medici in servizio al pronto soccorso che lamentano turni massacranti dovuti alle gravi carenze di personale. Lo striscione, comunque, è rimasto appeso solo per pochi minuti, la direzione sanitaria ne ha infatti ordinato l’immediata rimozione. Analoga sorte è toccata a quello davanti all’Asp.

La “rivolta” giunge dopo le numerose segnalazioni e richieste inviate dagli interessati («senza esito») alla direzione aziendale, invitata a porre rimedio ad una situazione divenuta ormai insostenibile. «I medici del pronto soccorso sono allo stremo – recitava lo striscione – Costretti a turni massacranti, coperti quasi sempre da un solo sanitario. E’ impossibile gestire contemporaneamente le urgenze e i ricoveri, in assenza di posti letto (quasi sempre) o di reparti (vedi medicina). Questa condizione disumana non è più sostenibile».

La protesta dei medici del pronto soccorso dell’ospedale di Vibo

Gli interessati sottolineano che il singolo medico non può, a proprio rischio, dare risposta ai problemi annosi del sistema sanitario. Pronti, in assenza di risposte risolutive, ad un gesto ancor più clamoroso che metterebbe in ginocchio l’intera sanità pubblica vibonese: avvertono infatti il management e, ancor più, il presidente della Regione Occhiuto che «solo provvedimenti immediati e risolutivi eviteranno le ormai imminenti dimissioni in massa».

Tutti pronti insomma a lasciare subito il servizio. A parlare con loro si coglie una rabbia sorda: «Qualcuno – rileva la decana Marianna Rodolico – si chiede perché al pronto soccorso si arriva al mattino e si esce, se tutto va bene, la notte… E’ bene che si sappia che ciò avviene non certo per responsabilità dei medici ma perché da tempo a lavorare c’è un solo collega, che deve accogliere tutti i codici, dal prioritario a quello meno rilevante, cercare posti letto, comunicare, spesso non senza difficoltà, con gli specialisti del presidio o con i colleghi di altri ospedali per il trasferimento dei malati».

Un solo medico in trincea a gestire tutto

Un solo medico, quindi, che visita, scrive, telefona, “litiga” con i colleghi per trovare una soluzione al paziente. C’è di più: lo stesso medico deve correre anche nell’attigua medicina d’urgenza per occuparsi dei pazienti lì ricoverati. «Da qui – aggiunge un collega – il malcontento che spesso porta pazienti e familiari alla lite con il medico, a aggredito, maltrattato e umiliato come se fosse esclusivamente sua la colpa. In questo contesto dove sono le istituzioni? Perché il personale che va via non viene rimpiazzato? Perché non vengono fatti ordini di servizio temporanei a colleghi di altri reparti o di altri ospedali dell’azienda per dare, quando serve, una mano al pronto soccorso?».

C’è poi un’ulteriore difficoltà: il reparto di medicina di Vibo sparito per il Covid sicché per un ricovero a Vibo il paziente deve avere “la fortuna” di avere il virus, solo così può essere curato, altrimenti deve essere trasferito. «E dopo giorni di attesa nei corridoi del pronto soccorso, finalmente la medicina di Tropea apre le porte, di Serra manco a parlarne. Chi ci rimette in tutto questo? Il malato ovviamente, ma anche il personale che deve cercare di accudire, nel migliore dei modi, chi staziona da giorni nelle stanze e nei corridoi». E che dire di ortopedia, altro nodo drammatico, con pazienti fratturati che stazionano giorni e giorni in attesa di una collocazione? Da qui l’invito a cittadini e istituzioni a svegliarsi, a non limitarsi alla semplice e sommessa protesta. «Aspettiamo i cubani? Ma per favore…».

Ecco perché i medici esausti hanno appeso lo striscione di protesta davanti all’ospedale e all’azienda, che però è stato fatto subito sparire. «È questa l’ennesima dimostrazione di come in questa realtà si risolvono i problemi: annullandoli».

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