Il pronto soccorso di Vibo Valentia
4 minuti per la letturaL’attesa per 15 ore in Pronto soccorso, poi il trasferimento per il ricovero a Lamezia per un anziano di Vibo Marina con una frattura al femore. Lo sfogo dei suoi familiari
VIBO VALENTIA – «Alcuni ci hanno detto che non c’è notizia, che quanto accaduto è la “normalità”. E invece no, quanto ha dovuto patire nostro padre non è affatto normale»; la rabbia affiora evidente dalle parole dei familiari di Rocco C., un 83enne di Vibo Marina che giovedì sera è giunto al pronto soccorso dell’ospedale di Vibo per la rottura di un femore. Dopo tanto attendere e tanti disagi a Vibo, l’anziano trova ricovero all’ospedale di Lamezia in attesa dell’intervento, finora rimandato per via della febbre insorta in lui, così almeno denunciano i figli, per quanto ha sofferto a Vibo.
Era scivolato verso le 20 di giovedì al rientro a casa, dopo la messa. Visto il forte dolore, i familiari hanno telefonato al 118: «Intanto c’è da dire che l’ambulanza ci ha messo ben mezz’ora per arrivare dal capoluogo a Vibo Marina. E comunque poco prima delle 21 nostro padre è arrivato al pronto soccorso dove è stato sistemato su una barella nel corridoio, proprio davanti ad una porta scorrevole che si apriva continuamente, esponendolo così, anziano e sofferente, alle correnti d’aria fredda, tanto che alla fine uno di noi è dovuto andare a casa a prendere una coperta. Ci hanno poi detto che doveva fare le radiografie. Ebbene, nonostante in quei momenti non ci fosse lì un grande affollamento sa a che ora gliele hanno fatte? All’1 e 30 di notte. Dopo cinque ore. Ma si può?».
LA RISPOSTA ALL’ANZIANO IN ATTESA DI UN RICOVERO: “NON CI SONO POSTI LETTO IN PRONTO SOCCORSO A VIBO”
Accertato comunque che si trattava di rottura del femore, si sono sentiti dire: «Posti letto qui non ce ne sono. Domani mattina vedremo di telefonare in giro per trovarne uno. Come domattina? – abbiamo chiesto – Perché non telefonare subito?». Niente da fare, e così l’interessato è rimasto tutta la notte dolorante sulla barella, posta davanti a quella porta che si apriva e chiudeva in continuazione: «Non parliamo poi dei parenti, costretti ad attendere di notte su una panchina in un ambiente esterno aperto, senza riparo alcuno dal gelo della notte. Una vergogna che esiste solo a Vibo».
Da un giro di telefonate fatte tramite loro conoscenze, i familiari hanno saputo che il posto c’era a Reggio e a Lamezia, sicché l’indomani mattina hanno informato il medico di turno che ha telefonato ma senza esito: «Ha detto che non rispondevano, che avrebbe riprovato più tardi. E alle nostre insistenze ha risposto, infastidita e con un certo fare brusco, che bisognava aspettare. Per inciso, c’è da chiedersi se è il medico, il cui compito è curare i pazienti, che deve fare il telefonista o se non debba farlo qualcun altro. Cosa che eviterebbe ritardi e inconvenienti nelle cure ai malati».
Finalmente, telefonando verso mezzogiorno il medico del pronto soccorso di Vibo ha avuto la risposta positiva da Lamezia. Gli interessati però rilevano, polemicamente: «Se si fosse telefonato in continuazione, ripetiamo, non il medico ma un addetto, il problema sarebbe stato risolto molto prima, no?».
“LA PRIMA AMBULANZA DISPONIBILE AL TRASFERIMENTO DOPO 15 ORE”
E comunque l’anziano ha dovuto attendere ancora: «L’ambulanza infatti è arrivata solo alle 15,30, dunque dopo oltre 15 ore dall’arrivo al pronto soccorso». Al nosocomio lametino era stato disposto subito l’intervento al femore per l’indomani mattina, ma si è dovuto rimandare ancora perché nel paziente era insorta la febbre alta «verosimilmente conseguenza – accusano i parenti – non della rottura del femore ma del freddo che aveva patito su quella barella davanti alla porta scorrevole. Tutto è legato, insomma».
Dal racconto emerge una vera e propria odissea, che gli interessati hanno inteso denunciare pubblicamente «affinché si evitino analoghi disagi e sofferenze ad altri pazienti. Qualcuno insomma deve provvedere, non si può sistemare precariamente un paziente per ore su una barella, non si può costringere un medico a fare il centralinista, non si possono tenere i parenti in attesa al freddo e al gelo. Gli alti dirigenti dell’Asp vadano a Lamezia: lì c’è una grande e dignitosa sala d’aspetto, interna non all’aperto. Perché non a Vibo? E normale tutto questo?».
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