X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

PIZZO – Francesco, lo chiameremo così, ventiseienne di Pizzo, una laurea in medicina in tasca, la battuta pronta ed una maturità sorprendente per la sua età. Il dottor Francesco fa parte dei circa 340 i medici che hanno risposto presente alla chiamata della Regione Calabria per l’emergenza Coronavirus, ma anche a quella della Lombardia «perché in questo momento non esiste una regione, ma esiste una emergenza, ed è quella che vorrei aiutare a combattere».

Ha le idee chiare Francesco e la scelta di parlare con noi è fatta perché vorrebbe che la sua storia magari spingesse qualcun altro a fare la sua stessa scelta visto l’assoluto bisogno di medici che c’è, ma mette subito le cose in chiaro, non vuole che usiamo il suo nome vero perché «non sono alla ricerca di medaglie da attaccare sul petto e non sarebbe neanche rispettoso nei confronti di tutti i medici, ben più esperti di me, che sono in trincea da settimane e che combattono nell’anonimato. Io non sono assolutamente un eroe, quando ho scelto di fare il medico, quando ho giurato, ho assunto un impegno per la vita ed è in questi momenti che quell’impegno è ancora più forte».

E quando gli chiediamo se la paura è un sentimento che in questi giorni in attesa di una chiamata sta provando, ci risponde che «il Generale Dalla Chiesa, durante il suo impegno a Palermo nella lotta alla mafia, diceva che “certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi chi si ama”, ecco io lo faccio per guardarmi allo specchio e per poter continuare a guardare le persone a cui tengo. Non è il momento di girarsi dall’altra parte. La situazione, soprattutto nel nord Italia è drammatica. Ci sono diversi gruppi privati sui social in cui i medici si scambiano in questo momento esperienze; quello che i colleghi raccontano dai territorio delle zone rosse è impressionante, ma questo è il lavoro che ho scelto di fare, e spero di poter dare una mano».

Le parole di Francesco assumono un significato ancora più importante perché arrivano a pochi giorni dalla notizia che nessuno dei 14 anestesisti vincitori del concorso bandito dall’Asp di Vibo Valentia nel 2018 e concluso qualche settimana fa, ha comunicato di accettare l’incarico all’ospedale Iazzolino. L’auspicio è che qualcuno, magari mosso anche dalle parole di Francesco ci possa ripensare.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE