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Sono 11 gli indagati nell’operazione sullo smaltimento illecito di rifiuti, tra questi anche il presidente del Cosenza Calcio Guarascio; ecco chi sono e le rispettive accuse


VIBO VALENTIA – Ecco tutte le accuse a carico degli 11 indagati nell’operazione sul presunto smaltimento illecito di rifiuti. Condotta dai carabinieri sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Vibo, guidata da Camillo Falvo. L’indagine ha visto finire nella rete tra gli altri il presidente del Cosenza Calcio, Eugenio Guarascio.

Questi, insieme alla sorella Ortensia, a Giuseppe Antonio Caruso, Francesco Currado, Rosario Fruci, Maria Carmela Amato, Alessandro Giardiello, Vincenzo De Matteis, Nicola Anselmo Ocello, Franco Dario Giuliano e il dirigente regionale Gianfranco Comito, in concorso morale e materiale tra loro, nelle rispettive qualità, avrebbero abusivamente cagionato una compromissione e/o un deterioramento significativi e misurabili del suolo e dell’ecosistema agrario.

I due Guarascio, Caruso, Currado, Fruci, Amato e Giardiello, in posizione apicale e non nell’organigramma societario della Ecocall Spa di Vazzano e della Ecologia Oggi Spa, nonché della 4el Group Srl, con “attività decisionali, esecutive e materiali, connesse alle rispettive posizioni e funzioni, anche attraverso l’utilizzo scorretto dei complessi aziendali delle società”, avrebbero gestito abusivamente ingenti quantitativi di materiale formalmente qualificato come “ammendanti· compostato misto” ma in realtà “costituente rifiuto, in quanto non rispettoso delle condizioni previste dalla normativa e proveniente da attività di recupero realizzata in modo difforme alla normativa e alle autorizzazioni”.

In particolare, l’evento dannoso sarebbe stato provocato violando e/o eludendo le prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) indispensabili per una corretta trasformazione dei rifiuti in ammendante compostato misto, “sovraccaricando lo stabilimento di quantitativi di matrice organica, anche attraverso la falsa attestazione che l’impianto potesse sostenere un incremento di materiale da trattare pari al 50% rispetto a quanto autorizzato con decreto Aia del 2015, garantendo il rispetto dei requisiti di cui alla relazione di asseverazione, in seguito all’emissione dell’Ordinanza del Presidente della Regione Calabria del 2 ottobre 2020 e alle successive proroghe (del 31.12.2020 e del 12 aprile 2021)”.
Si sarebbe quindi generato un prodotto privo dei requisiti previsti dalla legge e, pertanto, da ritenersi rifiuto inquinante, successivamente cedendolo, in notevole quantità, ai Comuni conferitori di matrice organica, nonché, per il tramite anche di questi ultimi enti, a numerose aziende agricole, sotto forma di “ammendante compostato misto”, nonostante fosse del tutto carente del requisito dell’eco-compatibilità per come emerso dai vari campionamenti e delle successive analisi di laboratorio con valori “sistematicamente non conformi ai limiti normativi, pubblicizzandone fraudolentemente l’idoneità all’uso agricolo”. Lo scarico del percolato prodotto nell’impianto Ecocall, sarebbe avvenuto nel vicino fiume “Mesima, in contrada Fillò del comune di Serra San Bruno, ricadente all’interno del Parco Regionale, per un quantitativo pari a circa 264 tonnellate.

Ortensia Guarascio (amministratore unico della Ecocall ed amministratore delegato di Ecologia Oggi), si occupava personalmente o tramite personale di sua fiducia, inserito nel ‘organigramma delle aziende facenti capo alla “4el Group Srl”, di coordinare e sovraintendere l’attività di gestione della Ecocall, l’intero ciclo di lavorazione della matrice organica e al conferimento del prodotto lavorato, nonché di presenziare alle verifiche, ispezioni, controlli degli enti preposti, attivandosi anche attraverso contatti, incontri e trattative con i dirigenti della Regione Calabria, per garantirsi il “proseguimento dell’attività, nonostante le gravi criticità che incidevano sul ciclo produttivo e sul prodotto finale, che rimaneva rifiuto, sino anche a consentire l’ingresso di un maggiore quantitativo, per conseguire ingenti profitti illeciti derivanti dal pagamento correlato a tale maggiore quantità in ingresso della matrice organica in misura superiore alle capacità che l’impianto avrebbe potuto trattare conformemente alla normativa vigente e alle autorizzazioni rilasciate”.

Eugenio Guarascio, in qualità di amministratore unico della 4el Group Srl, proprietaria delle quote azionarie della Ecocall e di Ecologia Oggi, avrebbe rafforzato il “proposito delittuoso della sorella, condividendo e sostenendo la sua condotta con particolare riguardo alla ferma posizione da adottare nei confronti dei rappresentati della Regione per garantire il proseguimento dell’attività, nonostante le gravi criticità che incidevano sul ciclo produttivo e sul prodotto finale, che rimaneva rifiuto, sino anche a consentire l’ingresso di un maggiore quantitativo, per conseguire ingenti profitti illeciti derivanti dal pagamento correlato a tale maggiore quantità in ingresso della matrice organica in misura superiore alle capacità che l’impianto avrebbe potuto trattare conformemente alla normativa vigente e alle autorizzazioni rilasciate”.

Vincenzo De Matteis, in qualità di dipendente della Regione Calabria (Settore Ciclo Integrato dei Rifiuti), il 28 giugno 2021 avrebbe veicolato “indebitamente a Ortensia Guarascio, l’informazione appresa dal funzionario dell’Arpacal di Vibo, Franco Dario Giuliano, che al controllo finalizzato alla verifica dell’adempimento delle prescrizioni precedentemente impartite all’Ecocall, programmato per il 6 luglio successivo, sarebbero intervenuti i carabinieri del Nipaaf”. In questo modo avrebbe “allertato la Guarascio consentendole di predisporre gli accorgimenti utili alla prosecuzione dell’attività imprenditoriale, non conforme alle prescrizioni e alla normativa”. Guarascio che, con la collaborazione di Fruci e Caruso, avrebbe “disposto e coordinato un alleggerimento del materiale organico ammassato nello stabilimento, senza tenere conto del completamento del ciclo di maturazione del materiale organico che conservava la natura di rifiuto”.

Franco Dario Giuliano e Nicola Ocello, in qualità di funzionari dell’Arpacal di Vibo, avrebbero poi “omesso di segnalare, all’esito delle attività di controllo e di verifica o, comunque, in tempo utile, la necessità di sospendere, in relazione alle disposizioni alla legge in materia, l’attività dell’Ecocall e omesso inoltre di impartire, formalmente, precise e chiare indicazioni una volta constatata l’incapacità dello stabilimento di ricevere un quantitativo superiore all’originaria concessione, limitandosi a prescrivere (suggerire) una riduzione di quantitativo di matrice umida in ingresso”.
Secondo l’accusa, in tal modo avrebbero agevolato la continuazione dell’attività e la messa in circolo di grossi quantitativi di materiale non regolarmente trattato e non regolamentare, inquinante e nocivo per la salute. Sempre i fratelli Guarascio, con Caruso, Currado, Fruci, Amato e Giardiello sono accusati di aver trasportato in più occasioni e smaltito illecitamente mediante abbandono-deposito incontrollato sul suolo, materiale formalmente qualificato come “ammendante compostato misto” ma in realtà costituente rifiuto.

Il dirigente regionale Gianfranco Comito, poi, è accusato di aver omesso di sospendere l’attività della Ecocall, sebbene “i funzionari dell’Arpacal di Vibo avessero constatato, nei sopralluoghi svolti il 22 dicembre2020 e il 15 gennaio 2021, nonché nei successivi controlli – volti alla verifica degli adempimenti delle prescrizioni – del marzo, maggio e giugno 2021, che I’azienda violasse e/o eludesse le prescrizioni dei provvedimenti autorizzativi, e segnatamente l’Autorizzazione Integrata ambientale (Aia), indispensabili per una corretta trasformazione dei rifiuti in ammendante compostato, concedendo l’aumento del quantitativo di matrice organica in ingresso alla Ecocall fino a 1.100 Tonn/sett., quantitativo autodeterminato dai dirigenti dell’azienda dopo l’incontro tenuto presso la Regione, il 30 luglio, nonostante fosse consapevole che l’impianto non fosse in grado di sostenere tale carico”. La conseguenza è che la violazione delle prescrizioni e l’aumento del conferimento avrebbe finito per generare l’inquinamento del sito, dei terreni

limitrofi e del vicino fiume Mesima e l’alterazione del ciclo di recupero con l’immissione in circolo di un materiale ancora costituente rifiuto. In tal modo “avrebbe agevolato anche la continuazione dell’attività e messa in circolo di grossi quantitativi di materiale non regolarmente trattato e non regolamentare, inquinante e nocivo per la salute, procurando intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale all’Ecocall consistito nell’avere consentito la prosecuzione dell’attività economica e, dunque, nei proventi della stessa”

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