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I consiglieri regionali Antonio Lo Schiavo e Raffaele Mammoliti in conferenza stampa a Vibo

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Da Vibo alla Sibaritide si accumulano ritardi sulla realizzazione dei nuovi ospedali. I consiglieri regionali Lo Schiavo e Mammoliti e la Cgil attaccano Occhiuto e Asp: «Il tempo degli slogan deve finire»

VIBO VALENTIA – «Il Vibonese subisce una regressione nell’erogazione dei servizi. C’è una emergenza democratica in quanto il diritto alla salute, in larghi strati della popolazione di questa provincia non è garantito. Il settore, a causa di politiche scellerate, ha subito negli anni tagli e ridimensionamenti che hanno avuto effetti devastanti e in tutto questo non si vogliono trovare capri espiatori e le responsabilità».

Sono pesanti gli strali lanciati dai consiglieri regionali del Vibonese, Antonio Lo Schiavo (LP) e Raffaele Mammoliti (PD) all’indirizzo del presidente della Regione, Mario Occhiuto, e del commissario dell’Asp di Vibo, Giuseppe Giuliano, pronunciate ieri mattina in conferenza stampa convocata per fare il punto della situazione sul comparto sanità nella provincia vibonese. Una panoramica su nuovo e vecchio ospedale, servizi sanitari, carenza di personale, atto aziendale con accuse ben specifiche e l’invito alla popolazione e alla politica del territorio a mobilitarsi.

NUOVI OSPEDALI, LO SCHIAVO: «BASTA ANNUNCI, SERVONO FATTI»

Per quanto concerne il nuovo ospedale i due esponenti della minoranza hanno evidenziato che l’opera sarebbe dovuta «partire entro la fine del 2022, poi a gennaio 2023, quindi a febbraio 2023, ma finora nulla. Anzi, ci saranno ulteriori ritardi perché l’Autorità idrica di bacino ha chiesto chiarimenti sul terreno su cui deve nascere l’infrastruttura. Ma è mai pensabile che dopo 20 anni si sta ragionando ancora sull’idoneità del sito in cui dovrà sorgere l’ospedale?», ha chiesto Lo Schiavo che ha infine esortato Regione e Asp ad evitare «ambiguità e ipocrisie, dicendo la verità ai cittadini e cioè che non c’è nulla di certo sull’avvio dei lavori. Il punto – ha aggiunto – non sono i due mesi di ritardo in più ma che ormai c’è rassegnazione complessiva e sfiducia su realizzazione dell’ospedale e la politica non ha dato segnali concreti. Insomma – ha ribadito – la politica degli annunci deve finire».

MAMMOLITI: «SERVE MOBILITAZIONE COLLETTIVA»

Mammoliti, da parte sua, ha evidenziato che la situazione attuale è «frutto della debolezza del tessuto sociale del territorio; abbiamo avuto anni di progressivo depotenziamento di fronte al quale la politica e i cittadini sono non andati oltre ad una recriminazione sterile. Le comunità mature invece utilizzano il voto politico per esprimere un giudizio sull’operato degli amministratori. Se la Città di Vibo si trova in questo stato ciò deriva da una apatia complessiva in cui la politica rappresenta lo specchio più profondo». D’altronde, è stato rimarcato, «proprio per questo il nostro territorio continua ad essere sempre all’ultimo posto nelle politiche regionali. Noi possiamo dare solo la sveglia ma poi è compito della politica e della società civile far sentire la propria voce e in tutto questo il sindaco del comune capoluogo di provincia deve capitanare la protesta».

NUOVI OSPEDALI VIBO E SIBARITIDE, I RICHIAMI DELLA FILLEA-CGIL

Sulla questione del nuovo presidio di Vibo e di quello della Sibaritide è intervenuta anche Simone Celebre, segretario regionale della Fillea Cgil rilevando come dalle notizie in loro possesso «sembra che, sia per quanto riguarda la realizzazione dell’ospedale di Vibo e della Sibarititide, negli ultimi giorni, siano sorti alcuni problemi che possono allontanare sine die la loro costruzione.  Chiediamo perciò al presidente della Regione Calabria che riveste il ruolo anche di commissario alla Sanità, Occhiuto, di attivarsi immediatamente alla risoluzione di questi problemi e far sì che i due ospedali vengano realizzati nel più breve tempo possibile. I calabresi, considerata la drammatica situazione sanitaria che sono costretti a sopportare,  non possono accettare che la realizzazione di queste due importanti infrastrutture sanitarie possa continuare a essere rimandata alle calende greche», ha concluso il sindacalista.

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