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La folla presente all'ultimo raduno dei Cenacoli

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MILETO – Non ha tardato la presa di posizione del vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo, dopo che negli scorsi giorni il presidente della Fondazione Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime, Pasquale Anastasi, aveva puntato il dito contro il presule sostenendo che lo svolgimento del raduno dei cenacoli di preghiera, in occasione della festa della Mamma, rischiava di non svolgersi a causa della mancata autorizzazione del vescovo stesso (LEGGI LA NOTIZIA).

L’ufficio stampa della diocesi ha voluto smontare questa ipotesi bollando la tesi della Fondazione, ente nato su ispirazione della mistica di Paravati Natuzza Evolo, come «priva di fondamento ed è assolutamente falsa, tesa solo a creare confusione senza motivo». Nel dettaglio, «non solo la celebrazione è confermata, ma il vescovo, proprio per organizzare concretamente l’assemblea, ha incontrato i parroci delle parrocchie della diocesi dove operano i Cenacoli e d’intesa con i vescovi calabresi, ha convocato a Lamezia coordinatori e responsabili dei Cenacoli della regione».

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DI MARIA RIFUGIO DELLE ANIME

Detto ciò la curia si chiede «Chi ha interesse a mettere in giro che Renzo ha annullato l’Assemblea? Trattandosi di una celebrazione liturgica (processione e S. messa), il vescovo non poteva autorizzare la Fondazione, come viene lamentato, ad organizzare l’evento autonomamente dalla parrocchia. Del resto non era così anche nel passato?».

La nota precisa che in passato l’unica differenza era che «Parroco e Presidente della Fondazione coincidevano», per poi aggiungere: «La processione e la celebrazione liturgica era di competenza del sodalizio? Non sono così le regole né canoniche, né diocesane». Inoltre, «con Decreto vescovile del 1° agosto 2017 (LEGGI), alla Fondazione è stata già revocata la qualifica di “Religione e culto”».

Per quanto riguarda il mancato incontro con il Cda, la nota della diocesi spiega che ciò è dovuto al fatto «che si tratta di organismi eletti illegittimamente dall’assemblea del 10 marzo, che il vescovo aveva sospeso con decreto canonico. Quanto è avvenuto è, di conseguenza, nullo e illegittimo, avendo il vescovo, (ex legge n. 222/85), la responsabilità ed il dovere di vigilare sulla retta conduzione della Fondazione».

Di conseguenza «con quali interlocutori canonicamente riconosciuti il vescovo avrebbe dovuto proficuamente dialogare? Con chi da due anni e mezzo, con la scusa che lo Statuto è “immutabile” ed intoccabile perchè consegnato direttamente a Natuzza dalla Madonna, si è rifiutato e si rifiuta di prendere in considerazione le due/tre modifiche richieste tra l’altro dalle nuove norme della Chiesa, per regolamentare il rapporto istituzionale tra Fondazione e diocesi?».

Oppure, si aggiunge ancora nel testo, «con chi negli ultimi mesi ha operato nella piena illegittimità disobbedendo in tutti i modi e fatti alle sollecitazioni del vescovo? O ancora con chi lo scorso 6 aprile ha chiesto di “riavviare” il dialogo interrotto sulle eventuali modifiche e/o integrazioni allo Statuto” ignorando che il vescovo in precedenza aveva ribadito che il dialogo poteva riprendere non partendo da zero, ma da quanto già il CdA aveva approvato a maggioranza il 25 agosto 2017, approvazione poi riconfermata il successivo 13 settembre?».

(LEGGI IL DETTAGLIO DELLE MODIFICHE CHIESTE DAL VESCOVO)

A questo punto la nota della diocesi si appella agli amici della Fondazione che se «hanno veramente a cuore ed amano Natuzza ed il futuro della sua opera, si mettano come nel passato a disposizione della Parrocchia. Se la preoccupazione è la raccolta delle offerte, stiano tranquilli, perchè, come è stato già consentito in passato la Fondazione potrà trattenere le offerte di quella giornata da destinare al pagamento del mutuo della chiesa».

In conclusione l’auspicio nota è che «queste precisazioni servano a chiarire la posizione del vescovo e della diocesi e a smetterla di creare allarme tra i Cenacoli di Preghiera a cui va il più alto riconoscimento per l’abnegazione ed i sacrifici con cui stanno collaborando per la buona realizzazione e prosecuzione dell’opera».

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