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Il vicario della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, don Nunzio Maccarone, ha scritto ai parroci del Vibonese ricordando loro il rispetto delle regole sulle feste patronali

MILETO (VIBO VALENTIA) – L’estate (almeno dal punto di vista del calendario perché il clima al momento è di tutt’altro genere) è ormai prossima e tra i momenti più attesi dell’estate ci sono le feste patronali che nel vibonese costituiscono spesso una delle principali attrattive popolari offerte alla popolazione.

Ogni anno quello che si stila, nei comuni della provincia e, all’interno degli stessi comuni, nelle varie frazioni o nei singoli quartieri, è un vero e proprio calendario che associa alle date della celebrazione religiosa dei santi anche quelle delle feste civili. Veri e propri momenti di movida locale che magari avranno poco nulla a che vedere con la sacralità della commemorazione del santo ma che costituiscono un momento fondamentale e irrinunciabile della vita sociale di un territorio ricco di bellezze naturali ma spesso povero di attrattive diverse.

Così si attende il concerto o lo spettacolo di intrattenimento che fanno il paio con lo storico imbonitore degli incanti, il tutto contornato da un orgia di luci di bancarelle e luminarie e immerso in un frastuono di rumori impastati di voci, musiche, suoni elettronici e clacson. Tutto molto popolare, paesano si potrebbe dire, ma tutto molto atteso e soprattutto frutto di una gioia atavica che vede nell’omaggio al santo un’occasione per cercare una parentesi di spensieratezza se non di gioia (specie nelle attese di adolescenti e giovani).

FESTE PATRONALI NEL VIBONESE, LA DIOCESI INVITA I PARROCI AL RISPETTO DELLE REGOLE

Da tempo la diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea ha deciso di mettere ordine nelle feste patronali emanando (ai tempi del vescovo Luigi Renzo) un Regolamento diocesano per le processioni del 12 febbraio 2015 e un Direttorio diocesano sulle feste religiose del 5 febbraio 2009 entrambi nati sulla scorta di una volontà di moralizzare e regolamentare alcuni eccessi della rappresentazione della pietà popolare e soprattutto bloccare sul nascere possibili infiltrazioni della criminalità organizzata e del malaffare nella realizzazione delle feste. Entrambi obiettivi legittimi e più che condivisibili.

Quest’anno a richiamare tutti al rispetto delle regole è il vicario generale don Nunzio Maccarone che lo scorso aprile ha inviato una missiva ai sacerdoti della diocesi in cui ha raccomandato alcuni “sani” comportamenti da tenere nella organizzazione delle feste patronali.

Il vicario del vescovo Attilio Nostro, oltre a ricordare il rispetto delle norme del Regolamento, del direttorio e di tutti le postille annesse, ha anche sottolineato alcuni specifici aspetti il cui rispetto «nell’anno trascorso, è stata carente». Condivisibili o meno che siano nella loro severità, si tratta della regolamentazione che la chiesa si è data e come tale va conosciuta e rispettata da tutti coloro che interagiscono a vario titolo con essa.

FESTE PATRONALI NEL VIBONESE, LA DIOCESI: EVITARE I COMITATI

Per cominciare «è preferibile che l’organizzazione della festa sia curata dal Consiglio Pastorale e dal Consiglio Affari Economici. Dove, però, il parroco ritenga opportuno costituire un Comitato festa si ricorda che tale Comitato deve essere approvato dalla Curia Diocesana prima che inizi la sua attività e di conseguenza la richiesta di approvazione del comitato, da presentarsi sull’apposito modello Festa 3 deve essere presentata prima che parta l’organizzazione della festa e non in concomitanza con la presentazione delle altre richieste di autorizzazione riguardanti la festa».

In applicazione di tutte le direttive diocesane e non solo «del Comitato non possono far parte persone che occupano ruoli di responsabilità in organismi istituzionali, che non frequentano abitualmente la Parrocchia, che abbiano avuto condanne penali, che abbiano in corso procedimenti penali pendenti».

Qualora poi dovesse intervenire nell’organizzazione di festeggiamenti civili «un Comitato esterno, si ricorda che non può nascere ad iniziativa del Parroco e, in ogni caso, non può assolutamente raccogliere autonomamente denaro per la festa. Si può eventualmente, con il permesso dell’Ordinario, accordarsi con il Sindaco per demandare all’autorità locale l’organizzazione delle manifestazioni esterne».

EVENTUALI RACCOLTE DI FONDI DEVONO ESSERE ANONIME E SOLO IN CHIESA

Per tutelare l’anonimato dei fedeli «l’unica forma di raccolta consentita è la busta anonima che gli offerenti depositeranno nell’apposita cassetta situata in chiesa. Non è consentito raccogliere offerte casa per casa; in nessun modo e per nessun motivo! È dunque da riprovarsi la consuetudine vigente in alcune parrocchie di girare periodicamente durante l’anno per le case con una cassetta per raccogliere offerte per la festa. Qualora ci sia, per motivi organizzativi, l’esigenza di raccogliere le offerte senza pesare troppo sui fedeli, in chiesa si collochi in modo permanente una cassetta dedicata allo scopo nella quale i fedeli potranno liberamente e anonimamente versare la loro offerta. Non è consentito, invece, esporre bussolotti vari nei locali pubblici».

Vietato anche chiedere contributi e sostegni economici «alle amministrazioni locali né altri tipi di sponsorizzazione», e se «spontaneamente enti e attività economiche del territorio contribuiscano all’economia della festa si ringrazino in modo generico e anonimo, senza ricorrere a manifesti o altro, che sanno più di pubblicità che di gratitudine».

FESTE PATRONALI NEL VIBONESE, PAROLA D’ORDINE TRASPARENZA

Richiamata, poi, la «massima trasparenza» nella gestione economica dei festeggiamenti che prevede fatturazioni e pagamenti tracciabili, il vicario don Maccarone ricorda che «è possibile organizzare per il finanziamento della festa riffe e lotterie purché si osservino le norme civili» e le norme diocesane «che stabiliscono che il valore dei premi non dovrà superare complessivamente i 5000,00 euro e il costo del singolo biglietto non dovrà andare oltre i 2,00 euro».

PROCESSIONI E PORTATORI DI STATUE: MASSIMA ATTENZIONE PER EVITARE INFILTRAZIONI DI ESPONENTI MAFIOSI

Nota a parte riguarda le processioni, nella storia passata spesso utilizzate dalle organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta come sistema per attestare pubblicamente il proprio “potere” (portare le statue in processione ha sempre avuto un valore simbolico specifico nel linguaggio ‘ndranghetista). Da questo punto di visto don Maccarone ricorda che «non sono ammessi a portare le immagini sacre persone aderenti ad associazioni condannate dalla Chiesa, che siano sotto processo in corso per associazione mafiosa o che siano incorse in condanna per mafia, senza prima aver dato segni pubblici di pentimento e di ravvedimento».

In ogni caso «chi desideri portare le sacre immagini dovrà firmare una dichiarazione in cui dà il proprio consenso a che i propri dati personali possano essere forniti alle autorità di Pubblica Sicurezza qualora queste ne facciano richiesta. A questo proposito ricordo che mons. Vescovo ha derogato al numero 3 della parte D del Regolamento diocesano per le processioni laddove esclude la possibilità per il parroco di ottemperare a tale richiesta. Invito, dunque, i parroci a preparare per tempo la lista dei portatori (nome, cognome, luogo e data di nascita) da consegnare alle autorità di Pubblica Sicurezza qualora venga richiesta».

In conclusione, don Maccarone ricorda «che tutti, parrocchie, rettorie, santuari e confraternite, sono tenuti all’osservanza scrupolosa delle norme che ci siamo date dopo un lungo cammino di discernimento, affinché la celebrazione delle feste sia veramente sobria, dignitosa e pastoralmente fruttuosa».

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