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AVELLINO- Pochi infermieri all’ Unità operativa di Malattie Infettive del Moscati: si rischia il collasso. E’ questo l’sos lanciato nelle ultime ore dai sindacati, che hanno raccolto le segnalazioni del personale di Contrada Amoretta, in particolare nelle ore più calde dell’emergenza coronavirus. Ma nella stessa giornata scatta anche un’altra allerta, quella legata agli «sciacalli» in azione per truffare gli anziani approfittando proprio della psicosi del coronavirus. La truffa già ribattezzata del falso tampone. Ma stavolta la vittima, un’anziana di Lapio, non ci è cascata. Anzi, al truffatore che l’aveva contattata telefonicamente ha risposto: chiamo i Carabinieri. Tutto è avvenuto nella tarda mattinata, quando l’anziana di Lapio è stata contattata telefonicamente da un uomo che si spacciava di far parte di un’equipe medica che effettuava tampone coronavirus a domicilio. La donna, carpita la malafede e consapevole dei reali protocolli, lo diffidava di allertare i Carabinieri facendolo desistere. In corso indagini da parte dei Carabinieri della Compagnia di Montella. I militari agli ordini del maggiore Rocco De Paola sono stati già nei giorni scorsi in allerta proprio sul fronte truffe. Intanto però scoppia il caso del Reparto al Moscati, sollevato dalla Cisl Irpinia Sannio: «Con grande rammarico – dichiara Antonio Santacroce, segretario generale Cisl Fp IrpiniaSannio – ci troviamo ancora una volta ad affrontare la questione delle criticità e problematiche del personale dell’ospedale Moscati di Avellino. E con particolare riferimento alla Unità di Malattia infettive individuata come centro territoriale per la gestione di eventuali pazienti che presentino sintomi che possano essere ricondotti alla recente emergenza venutasi a creare a seguito della diffusione del coronavirus». «Nonostante abbiamo  raccolto e segnalato – afferma Mario Walter Musto, coordinatore della Sanità Cisl Fp IrpiniaSannio – già da diverso tempo e con svariati interventi,  le doglianze  degli infermieri  in servizio presso la Unità operativa di Malattie Infettive,  riconducibili principalmente all’esiguità del personale rispetto alle attività ordinarie da svolgere, dispiace dover costatare l’aver ricevuto, nelle ultime ore, insistenti segnalazioni  di episodi  che mettono in evidenza una carenza di atteggiamenti e comportamenti univoci  la cui mancanza contrasta con gli stringenti protocolli e procedure  favorendo  preoccupazione e confusione tra il personale nell’affrontare la vicenda correlata alla gestione dei pazienti afferenti alla Unità operativa in questione e rientranti nel percorso  di valutazione per il Covid-19». «È assurdo – prosegue Musto – che i lavoratori debbano intervenire per frenare la follia di qualche preposto che vuole garantire il servizio con due unità in reparto sia di pomeriggio che di notte (l’ultima volta è successo il 27 febbraio scorso), posizione rivista a seguito, dunque, di rimostranze del personale infermieristico portando la presenza a tre unità. Un’organizzazione che, oltre ad umiliare il lavoro degli infermieri, minimizza e sminuisce la necessità della presenza di un adeguato numero di unità infermieristiche, condizione che mal si concilia se rapportata alla presenza in servizio di  personale medico che, invece, è stato rafforzato assieme a quella del  coordinatore infermieristico la cui presenza, da domenica mattina, è ininterrotta di giorno e notte in reparto,  con la sospensione delle attività elettive quali ambulatorio e Day hospital e con il fulmineo trasferimento in altre Unità operative  di molti  dei pazienti “comuni”,  il tutto giustificato per fare fronte alla emergenza del momento». Ci chiediamo come sia possibile invece di potenziare ulteriormente il personale presso la Unità di Malattie infettive, soprattutto alla luce della recentemente comunicazione della direzione Aziendale, che definisce un aumento di posti letto portandoli da 16 a 18 e contemporaneamente paventare soluzioni che vanno in senso opposto addirittura sottraendo personale infermieristico lasciando solo due unità in turno.  Il personale infermieristico e la sola unità Oss hanno dato sino ad oggi la massima disponibilità per senso del dovere e spirito di sacrificio e abnegazione ma incomprensibile la presenza di tre medici in turno e solo due infermieri». 

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