X
<
>

Condividi:
6 minuti per la lettura

Un Natale lontano dalla propria famiglia. E’ il timore di tanti giovani irpini che lavorano al Nord o all’estero. Il nuovo Dpcm concede poche deroghe per i cosiddetti ricongiungimenti. Molto stringenti quelle per chi si trova all’estero, che dovrà osservare un periodo di quarantena, problematiche per chi domicilia in Campania ma non è residente. E in queste ore ci sono mamme, fratelli, sorelle, nonne e fidanzati che anche in Irpinia si staranno chiedendo se i loro familiari.

«La mia residenza è ancora a Mercogliano e non avrò problemi a rientrare ma non sarà lo stesso per mia sorella che risiede a Como. Tutto dipenderà da cosa stabilirà il governo, se consentirà deroghe per chi voglia tornare dai propri genitori anziani per Natale». A parlare è Francesca Cordasco, docente di diritto a Torino, ad insegnare è anche la sorella Annamaria che vive, invece, a Como. «Se mia sorella non riuscisse a scendere sarebbe il primo Natale in cui la nostra famiglia non sarebbe unita. Il virus sta condizionando tantissimo le nostre vite. Io ho prenotato il treno per il 19 dicembre, per evitare la folla, sfruttando l’opportunità offerta dalla dad. Ma certo saranno feste molto tristi se non potremo essere tutti insieme ».

Luigi Grassi vive da qualche anno a Cambridge dove lavora come ricercatore con la moglie Va entina Aria, hanno una bimba di pochi mesi, Sofia, nata quando la pandemia era appena esplosa. Anche lui non nasconde l’amarezza: «E’ troppo rischioso tornare in Italia. Ci siamo rassegnati all’idea di trascorrere il Natale a Cambridge. Poi, dovremmo quasi sicuramente restare in quarantena al nostro arrivo in Italia e tenere conto delle disposizioni relative agli spostamenti tra i comuni poichè mia moglie Valentina è di Napoli e di solito ci alternavamo tra la mia famiglia che sta a Mercogliano e quella di Vale che è a Napoli. Poi, il viaggio comporta comunque dei rischi di contagio. Non ce la sentiamo con la bimba così piccola ma naturalmente sarà dura stare lontani dalle nostre famiglie. In compenso abbiamo prenotato per Pasqua, una settimana lunga, sperando che tutto finisca presto. Ci consoleremo con la nostra vicina, un’arzilla signora che più italiana non si può».

Anche Federico Preziosi, atripaldese che insegna all’istituto italiano di cultura a Budapest ha deciso di non tornare in Italia a Natale «Già quest’estate ho pagato le conseguenza della mancanza di coordinamento tra i paesi europei. Sono tornato in Italia e avevo deciso di restare fino a settembre, poi, mi è arrivata la notizia che l’Ungheria stava per chiudere le frontiere e sono ripartito di corsa. Non voglio più trovarmi di fronte ad una situazione del genere, diventa tutto troppo complicato. E’ il primo Natale che trascorro lontano dalla famiglia, da quando sei anni fa mi sono stabilito in Ungheria ma non ho altra scelta al momento. E poi anche il viaggio, il passaggio in aeroporto comportano dei rischi e avrei paura di contagiare i miei genitori e mia sorella. Certo, anche qui in Ungheria ormai ho una piccola famiglia ma l’Italia e i miei genitori mi mancheranno tantissimo ».

«Io ho la residenza in Irpinia – spiega Roberto Montefusco, che lavora in segreteria in una scuola in provincia di Bergamo – e non dovrei avere alcun problema a tornare per il periodo natalizio, ma sono tantissimi gli irpini che hanno spostato altrove la propria residenza, e in primo luogo nel Nord del Paese. Al di là del valore religioso delle festività natalizie per tanti giovani e meno giovani che lavorano lontano dalla propria terra quei giorni rappresentano la possibilità di rivedere le persone care e le proprie famiglie. Mi auguro quindi che ci sia un po’ di saggezza , consentendo i ricongiungimenti familiari. Siamo stati chiamati in questi mesi ad ulteriore sforzo e a sacrifici che non vanno vanificati, ma questa necessità non può far smarrire il buon senso. Confido che si troverà una soluzione ragionevole ».

Non tornerà in Irpinia per le vacanze natalizie nemmeno Nicoletta Iannaccone, da cinque anni residente ad Atene con il marito e due bambine, lontana dalla sua terra da quasi un anno. «Ho fatto appena in tempo a trascorrere con la mia famiglia l’ultimo Natale, poi sono rimasta letteralmente bloccata in Grecia, e nemmeno mia madre che in passato veniva spesso a trovarmi, non è più potuta venire. Abbiamo fatto il sacrificio prima a Pasqua quando l’Italia era blindata mentre qui da noi l’emergenza covid non era ancora arrivata, poi in estate con il turismo non si è capito più nulla. In quei mesi ho rinunciato a tornare in Italia perchè mi sembrava pericoloso prendere l’aereo con due bimbe piccole, poi costringerle ai 14 giorni di quarantena cautelativa. Eravamo certi, così come ci avevano fatto credere, che per Natale la situazione sanitaria avrebbe superato le criticità iniziale, ed invece adesso il paradosso è che anche qui in Grecia i contagi sono saliti, ci sono moltissimi divieti e, soprattutto, ancora una volta non potrà raggiungere la mia famiglia.».

Ma c’è anche chi come Federica Roberto, social media manager a Roma, sta continuando a lavorare in smartworking nella sua Villanova «Per fortuna grazie allo smartworking non dovrò preoccuparmi di rientri e spostamenti». E c’è chi come Giacomo Corbisiero, educatore al Convitto di Codogno, nella prima ondata simbolo della resistenza in uno dei luoghi simbolo del contagi, da lui stesso contratto a scuola, che usa maggiore prudenza e se con il cuore è già a casa, con la mente rifletterà su cosa fare anche sulla base dell’andamento dei contagi:

«Questi sono giorni particolari, di conflitto interiore, di scelte coraggiose e responsabili. Ogni qualvolta si parte anzi si riparte per il Nord si promette amore eterno alla propria terra di origine, si stringe un patto con se stessi per rivivere ,al più presto, emozioni, gioie per riabbracciare affetti, amori e toccare con mano il calore della propria terra. Il Natale ha sempre rappresentato questo, ricongiungersi con la famiglia, gli amici, il paese e ricaricarsi per poi mollare di nuovo gli ormeggi carichi di pesantezza, rabbia e anche dispiacere. Sono stati e sono mesi difficili ,vissuti in solitudine , con pochi contatti . La parte passionale e sentimentale di me ha già scelto di ritornare a casa ma è necessario attendere e capire l’evoluzione dei contagi. Al Nord , volutamente, non ho messo radici, perché fondamentalmente le radici non abbandonano mai la terra dove sei nato »

Tenterà di tornare a casa, invece Anna Borrasi, docente ad Asti, che in questi giorni è impegnata in un importante progetto con la sua scuola: «Finito i video social e i video per la DAD preparerò la mia valigia e cercherò di raggiungere nel pieno rispetto delle regole il Comune di Lauro per passare il Natale con la mia famiglia. Purtroppo il DPCM non contempla la possibilità per i residenti in altro comune divisi dalla famiglia di farvi ritorno oltre la data del 20, almeno a quanto sappiamo oggi»

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE