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SOLOFRA- Inquinamento solofrana, arriva un altro sequestro nell’ambito delle indagini a tappeto avviate dai Carabinieri del Gruppo Forestale di Avellino. Si tratta dell’ennesima attività sull’inquinamento del torrente Solofrana, afferente al bacino idrografico del fiume Sarno. I militari agli ordini del colonnello Ferdinando Sileo hanno posto i sigilli ad una azienda ubicata nel distretto conciario di Solofra e deferito in stato di libertà il legale rappresentante della Società.

L’attività, eseguita dai Carabinieri della Stazione Forestale di Serino, ha permesso di accertare che l’azienda esercitava l’attività in assenza dei titoli amministrativi e delle autorizzazioni ambientali. In tal modo, effettuava abusivamente gli scarichi delle acque reflue dell’impianto in pubblica fognatura e sversava le acque di dilavamento di seconda pioggia del piazzale dell’opificio nel torrente Solofrana. Anche le emissioni in atmosfera dello stabilimento avvenivano in assenza delle prescritte autorizzazioni. Pertanto risultava necessario procedere alla chiusura dell’attività.

I controlli dei Carabinieri Forestali, finalizzati all’accertamento di violazioni connesse alla tutela dell’ambiente e della salute pubblica, proseguiranno anche nei prossimi giorni. Solo qualche settimana fa c’era stato l’enne – simo sequestro da parte dei Carabinieri Forestali. L’attività, eseguita dai Carabinieri della Stazione Forestale di Serino, ha permesso di accertare che l’azienda operava in assenza dei titoli amministrativi e delle autorizzazioni ambientali, gestendo illecitamente rifiuti pericolosi e non pericolosi miscelati tra loro. Tra i numerosi rifiuti depositati in modo incontrollato sono stati individuati sette Big-Bag contenenti scarti di lavorazione delle pelli per un quantitativo complessivo di circa 7 metri cubi, nonché fusti vuoti contaminati da sostanze pericolose.

Nel corso dei controlli sono state scoperte e sequestrate anche due vasche di accumulo interrate, la prima conteneva acque di colore scuro di dilavamento del piazzale e la seconda risultava colma di fanghi gestiti irregolarmente. Nella parte retrostante sono state individuate altre due vasche fuori terra di colore scuro contenenti acque reflue di lavorazione industriale miscelate con acque di scarto di lavaggio dei macchinari per un quantitativo complessivo di un migliaio di litri che risultavano ivi depositate da anni, in violazione dei limiti temporali e quantitativi previsti dalla legge.

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