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Lettera aperta dei sindacati e dei lavoratori Novolegno al Ministro dello Sviluppo Economico On. Stefano Patuanelli, al Prefetto di Avellino e alla Deputazione di Avellino Parlamento Italiano “Egregi Sig.e e Sig.i, abbiamo deciso di mandarVi questa lettera aperta, ben consci del drammatico periodo storico che stiamo attraversando. Comprendiamo il difficilissimo momento e siamo consapevoli delle dure prove a cui saremo chiamati nel prossimo futuro. Ciò stante però, dobbiamo portare a vostra conoscenza e a conoscenza della intera comunità, anche nazionale, del comportamento vergognoso ed irresponsabile del Gruppo Fantoni/Novolegno verso i lavoratori, le famiglie e il territorio irpino.
In questo momento dove quasi tutto è sospeso, dove si combatte un nemico invisibile che ha portato via la nostra quotidianità rendendo il nostro futuro sempre più incerto, la famiglia Fantoni ha deciso di non attivare la cassa integrazione per il Covid-19, per i lavoratori di Avellino, attivandola solo per i lavoratori di Udine. La dirigenza del gruppo Fantoni, ha detto che non vuole chiedere la cassa integrazione, per Avellino perché intende chiudere la pratica Novolegno il prima possibile. Il gruppo Fantoni chiama i suoi dipendenti pratiche, siamo oggetti, non persone in carne ed ossa, con mogli, figli e con una propria dignità. Haapprofittato di questo delicato momento, dove il Governo, giustamente, è impegnato anima e corpo dall’emergenza CoronaVirus, non sembra occuparsi di situazioni “minori”, il gruppo Fantoni si sta comportando da sciacallo, approfittando della debolezza della “preda” attacca. In questo si dimostrano bravi “prendiitori”, finiti i soldi pubblici stanno scappando nella tana, e magari domani, fuori dall’ Italia dove ci sono altri finanziamenti da accaparrarsi.
Siamo stanchi di essere trattati come cittadini e lavoratori di serie B, vogliamo risposte vogliamo chiarezza, dopo aver chiesto incontri, al MISE, per affrontare le problematiche Novolegno-Gruppo Fantoni che cessa l’ attività industriale in Irpinia, e fa ingenti investimenti in altro sito, in Friuli, per produrre i manufatti sviluppati da lavoratori Novolegno di Avellino in circa 40 anni, la Novolegno, nega il confronto serio, con la Cigs in corso, smonta macchinari dello stabilimento di Arcella di Montefredane, non contemplato nell’accordo sindacale e si parladi vendita dell’opificio, senza nessuna informativa di merito, eppure entro Dicembre, l’Advisor individuato, doveva informarci maniente. Per noi è fondamentale discutere un programma di Reindustrializzazione per un nuovo piano industriale, le aree interne non possono subire un’ulteriore scippo, con perdita di posti di lavoro e reddito, sommato all’emergenza CoronaVirus.
La cessazione di attività, i licenziamenti di oltre 100 dipendenti, sembra consegnarci uno Stato,Governo, inerme e silente, ovvero Istituzioni coinvolte non in grado di fare nessuna azione persuasiva, di forza, per portare al tavolo il Gruppo Fantoni, neanche di fargli attivare la cassa ordinaria Covid19 Nazionale, infatti continua mandare anche in questi giorni lettere di licenziamento, tutto questo è insopportabile ed inaccettabile.
Come lavoratori Vogliamo gli interventi del Ministro e del Prefetto per bloccare, anche i licenziamenti e il decorso della CIGS, è il minimo che ci aspettiamo dopo tanti anni di lavoro. Ciò serve per individuare soluzioni utili a scongiurare la dismissione e i licenziamenti, con una corretta gestione dell’accordo di CIGS.
Vogliamo il confronto, seppur in stato di emergenza Covid19 lo Stato deve intervenire per fare trasparenza sullo stabilimento Novolegno di Arcella, vogliamo sapere cosa si farà nell’area e la tutela dei lavoratori! Per questo Lei Sig. Ministro, il Governo, la rappresentanza parlamentare, dovete attivarvi in tutti i modi, seppur in un momento delicatissimo, per non lasciare indietro nessuno, la vertenza Novolegno non può essere insabbiata senza incontro, adeguata informativa, attivazione CIGO per Covid19 Nazionale, blocco licenziamenti e definizione prospettive future di stabilimento e lavoratori! non delle pratiche.

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