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AVELLINO – Antonio Di Nunno a cinque anni dalla morte, nel 1995 eletto sindaco di Avellino per la prima volta fino alle dimissioni del 2003. La città lo ricorda come ogni anno. Il convegno è al carcere Borbonico alla presenza tra gli altri di Antonio Bassolino, ex sindaco di Napoli (1993-2000) ed ex governatore della Campania (2000-2010), amico di Di Nunno. “Aveva la visione e la concretezza. Tutti i sindaco dovrebbero averle”, sottolinea Bossolino. Tonino Gengaro ,che Di Nunno fu il vice, fa partire un audio di un intervento di Di Nunno ad un incontro tra il “gotha” dei sindaci italiani.
Siamo nel 2000. “I sindaci hanno il dovere di irrompere nelle liste politiche, fare un passo avanti per il rinnovamento, rompere, alterare gli equilibri delle segretarie di partito che seguono il manuale Cencelli”, dice Di Nunno. Un esempio della sua capacità di guardare: la sua proposta anticipa i tempi. Ad una analisi acuta segue la sua concretezza: “Il centrosinistra ha perso oggi il suo ruolo di rappresentanza del centrosinistra, di garante dei grandi temi: lavoro, sviluppo, ambiente”.
A portare i saluti il sindaco, Gianluca Festa: “Di Nunno l’ho conosciuto: una persona decisa, integerrima, onesta e autonoma. Che forse per questo è stato abbandonato dalla sua classe dirigente. E’ stato scelto e abbandonato. E’ stato sindaco di Avellino, non espressione di Tizio o di Caio. Ha saputo costruire un suo percorso. In questa città ha lasciato una traccia ed è per questo che – ha annunciato il sindaco – gli dedicheremo un luogo della città che sia significativo di quello che è stato”.
Amalio Santoro sottoscrive: “Di Nunno è un interlocutore obbligato per coloro che aspirano a riprendere il capo della politica alta. E’ un esempio di come si può attraversare il potere senza rimanerne invischiati. E’ stato espressione del cattolicesimo democratico, una cultura politica che era ed è strutturalmente minoritaria. Ci lascia una eredità preziosa: le regole non sono un trucco. Sono la politica e non suo surrogato”. E’ questa che è mancata. “La crisi epocale dei partiti popolari – non più capaci di essere alternativi a se stessi – ha portato una personalizzazione della politica.
E’ venuto ora il momento di restituire credibilità alla politica. Forse sulla stagione dei sindaci si è scommesso troppo, con troppa ansia. Ogni atto amministrativo non può non avere un senso politico. Siamo chiamati a recuperare il senso dell’inizio e a restituire alla politica autorevolezza e dignità”.
Bassolino continua: “Oggi la politica è un deserto sentimentale, nei partiti manca il rapporto umano, la capacità di mantenere questi rapporti anche nei momenti difficili”.
“Quella del sindaco – aggiunge – è la funzione più delicata e identitaria che esiste e la legge elettorale che ne stabilisce l’elezione diretta è la migliore legge elettorale dagli Novanta ad oggi. Senza di essa non sarei mai stato eletto sindaco, sopratutto per colpa del mio stesso partito.
Di contro sono stato sempre in buoni rapporti con miei avversari politici: la collaborazione istituzionale è doverosa al di là degli schieramenti”.
E’ questa la concretezza: “Un sindaco deve occuparsi di buche stradali, verde pubblico, welfare, del quotidiano. E poi ha un altro compito importante: deve far emergere l’anima della città, la sua peculiarità, la sua caratteristica. Sono le grandi scelte che riguardano la politica urbanistica. Perché se l’urbanistica non la fa il Comune – avverte Bassolino – la fanno gli speculatori”. Di Nunno ne era consapevole: è stato l’ispiratore del piano urbanistico Gregotti-Cagnardi, con la sua visione della città giardino.
“Sapeva osservare la città. Quando sono per strada, cammino o corro, mi guardo intorno per cogliere l’essenza di Napoli. Un sindaco, un amministratore, un politico accorto deve sapere offrire soluzioni. Se non arrivano, la gente si allontana dalle istituzioni. Non è indifferenza ma una scelta politica. Il primo partito in Italia è quello dell’astensione. E allora servono politici che abbiamo concretezza e una visione, Di Nunno è l’esempio da seguire”. Alla fine dell’incontro la premiazione del maestro Mario Cesa: “Uno dei più grandi artisti di Avellino, del Sud e del Paese intero” commenta Gengaro.

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