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Rosetta D’Amelio, consigliera regionale delegata alle pari opportunità, una crisi di governo in piena emergenza sanitaria ed economica da Covid lei come se la spiega?
In questo momento particolare i cittadini non capiscono questa crisi, lo dicono anche i sondaggi: oggi si avverte la necessità di un governo che guidi i processi, ad esempio che si occupi dell’ organizzazione della campagna di vaccinazione. E’ una urgenza perché ormai è chiaro a tutti che da questa pandemia non si esce senza una immunizzazione di massa. Ad esempio, prendiamo il caso della Pfizer che taglia 165 mila dosi di vaccino all’Italia: mai come adesso serve l’autorevolezza di un governo che faccia rispettare gli accordi presi.

E invece?
Supporto pienamente la linea di leale sostegno al governo ribadita dal segretario nazionale Zingaretti. Il Pd deve prendere una posizione forte e avviare a tutti i livelli un confronto per definire ad esempio, tra le altre cose, progetti per l’utilizzo delle risorse Next generation, una massa enorme di risorse che solo se ben impiegate possono incidere in maniera determinante sul futuro delle prossime generazioni. Mai prima di adesso, neppure con il piano Marshall, in Italia avevamo avuto così tanti fondi. La classe dirigente ha il dovere di progettare e investire. E il Pd, partito maggioritario, deve dare il suo fondamentale contribuito. Al tavolo del Governo, del resto, siedono amministratori di grande competenza come i ministri Provenzano, Amendola e Gualtieri.

Quali sono i temi da affrontare in vista del prossimo congresso del 28 febbraio?
Il Pd deve portare il confronto a tutti i livelli, direttamente suoi territori, tra gli amministratori, raccogliendo le reali istanze della comunità, sapendo sintetizzare e poi elaborando una programmazione che sia lungimirante. Per fare questo serve un partito operativo, vivo, partecipato. Penso che un congresso debba servire a questo. Il congresso è funzionale all’elaborazione di proposte politiche, alla discussione sui temi dello sviluppo. Va in questa precisa direzione l’impegno a traghettare il Pd irpino verso l’assise da parte del commissario Aldo Cennamo, di cui ho grande rispetto, parlamentare di lungo corso, ex assessore del Comune di Napoli, uomo di cultura, componente della direzione dell’Istituto degli studi filosofici, con una lunga militanza politica alle spalle.

Sarà la volta buona?
La lunga fase di commissariamento del Pd irpino dovrà pur finire. Ora più che mai è necessario avere degli organi di partito che siano legittimati e così poter dare un contributo per il futuro dei nostri giovani e del nostro territorio.

Pensa che dopo un lungo periodo di scontro sia il momento per arrivare ad un intesa, magari con un congresso unitario?
A prescindere dalla presenza di una maggioranza e di una opposizione l’importante è che ci possa essere una sintesi sui contenuti. Il Pd è il partito della gente ed è a loro che dobbiamo saperci rivolgere. Non solo alle ultime regionali, ma anche nelle precedenti elezioni il Pd in Irpinia è risultato essere sempre il primo partito. La sua capacità di attrazione del voto deve farci riscoprire il valore di esserne parte, la capacità di interpretare il ruolo di partito di riferimento del centrosinistra, di essere classe dirigente.

Il problema è che in più occasioni il Pd, alle elezioni comunali, regionali e politiche, si è dimostrato diviso in due
Fa specie che si parli di due Pd: il partito è uno. Ci possono essere più sensibilità, è questo certamente un arricchimento. Il Pd però sta dove c’è il simbolo. Forse qualcuno in passato non ha voluto che avessimo un gruppo dirigente coeso con l’unico obiettivo di guadagnarsi una agibilità politica fuori e dentro il partito per un interesse personale. Se si rispettano le regole e i valori nel Pd c’è spazio per tutti.

Che cosa ne pensa dell’iniziativa il Nostro tempo che vede la partecipazione di amministratori, iscritti e non, e militanti che chiedono un nuovo Pd?
Credo che sia una iniziativa utile, ben vengono le proposte utili ad un dibattito su quello che è necessario in questa fase così delicata in cui abbiamo bisogno sopratutto di ascoltare la comunità irpina.

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