X
<
>

Condividi:
6 minuti per la lettura

Oggi in edicola

Per allenare i neuroni assume un ruolo centrale l’attività fisica. Sono diverse le ricerche scientifiche che dimostrano che svolgere un’attività fisica può influenzare positivamente memoria, attenzione e capacità di contrattazione, tre funzioni importanti che vanno a pari passo con il cervello. Il movimento migliora la circolazione sanguigna a livello di tutti i tessuti e sul piano celebrale, favorendo un aumento del numero di connessioni neuronali sia in termini di velocità che di numero. Nel contempo si riduce l’infiammazione che spesso è alla base di alcune forme di demenze quali l’alzheimer. Inoltre l’attività fisica migliora anche i processi neurotonici, fondamentali per la vita delle cellule neurogeniche. Questi fattori stimolano la formazione di nuovi capillari e quindi sono capaci di rigenerare il tessuto neuronale. Possiamo affermare con certezza che l’attività fisica migliora addirittura le condizioni di quegli individui, predisposti geneticamente alle malattie neurodegenerative. Attraverso metodiche comportamentali di neuroimaging si è dimostrato quanto l’attività fisica possa svolgere un’azione benefica sia sulla struttura che sulla funzionalità del cervello. Una ricerca condotta sugli adolescenti ha dimostrato che chi normalmente pratica uno sport possiede un ippocampo più grande e delle prestazioni migliori rispetto a coetanei che invece sono sedentari. Questo suggerisce a chi vuole migliorare le sue funzioni celebrali di impegnarsi in modo costante, praticando un’attività fisica sia all’aria aperta che in palestra, scegliendo quella più consona al proprio essere. E’ proprio questo il presupposto per mantenere in allenamento le funzioni celebrali in tandem con il nostro corpo. In realtà la memoria può essere paragonata ad un enorme magazzino dove sono conservate le tracce sensoriali ed evidenti delle esperienze passate. Ad esso attingiamo per uscire da alcune situazioni particolari della nostra vita. In pratica, la nostra memoria non è altro che un archivio in cui sono catalogate tutte le rappresentazioni del nostro mondo. Le informazioni sono tutte codificate. Alla codificazione segue l’elaborazione, poi la ritenzione dell’informazione ed infine il recupero. La codificazione è influenzata da diversi fattori quali emozioni, stimoli e motivazioni. La fase di ritenzione corrisponde alla memoria a lungo temine ed è importante in questo caso che i sistemi limbico e neurologico siano integri. Qualsiasi stimolo funge da richiamo e favorisce l’attivazione del meccanismo della memoria. Meccanismo complesso e nel contempo perfetto. Ma cos’è quindi la memoria? E’ la capacità del cervello di conservare nel tempo le informazioni. E’ una funzione psichica e mentale che ha lo scopo di assimilare, ritenere e richiamare, sotto forma di ricordo, le informazioni sensoriali durante tutta la vita. Tutto questo, malgrado i processi cognitivi fisiologici sino tra di loro interconnessi. Essendo una risorsa, la memoria può essere potenziata. Ci sono diversi tipi di memoria, quella a breve termine che si attiva in modo sensoriale con l’udito o l’olfatto e quella a lungo termine che invece deriva dalle conoscenze. Come fare a mantenere attiva la memoria con il passare degli anni? Si è arrivati alla conclusione che le capacità mnemoniche possono essere mantenute inalterate se allenate, tuttavia l’età avanzata o eventi quali malattie, possono danneggiarla. Ma il cervello ha una bellissima qualità che è la neuroplasticità, ossia la sua capacità di adattamento, per cui se danneggiata innesca circuiti alternativi capaci di modificare quelli esistenti. E’ questo ciò che accade se siamo colpiti da un ictus ischemico o emorragico, che va ad alterare tutte le fase di apprendimento e di ricordo. Solo un esercizio fisico e neurocognitivo farà sì che i neuroni rimasti indenni siano capaci di attivare nuovi circuiti e percorsi che determineranno le condizioni di un apprendimento diverso. Così si ritroverà la memoria, anche quella a lungo termine. Se a questo aggiungiamo una corretta alimentazione e un sonno ristoratore, ci saranno tutti gli ingredienti necessari per raggiungere l’obiettivo finale: ritrovare la memoria.

Per allenare i neuroni assume un ruolo centrale l’attività fisica. Sono diverse le ricerche scientifiche che dimostrano che svolgere un’attività fisica può influenzare positivamente memoria, attenzione e capacità di contrattazione, tre funzioni importanti che vanno a pari passo con il cervello. Il movimento migliora la circolazione sanguigna a livello di tutti i tessuti e sul piano celebrale, favorendo un aumento del numero di connessioni neuronali sia in termini di velocità che di numero. Nel contempo si riduce l’infiammazione che spesso è alla base di alcune forme di demenze quali l’alzheimer. Inoltre l’attività fisica migliora anche i processi neurotonici, fondamentali per la vita delle cellule neurogeniche. Questi fattori stimolano la formazione di nuovi capillari e quindi sono capaci di rigenerare il tessuto neuronale. Possiamo affermare con certezza che l’attività fisica migliora addirittura le condizioni di quegli individui, predisposti geneticamente alle malattie neurodegenerative. Attraverso metodiche comportamentali di neuroimaging si è dimostrato quanto l’attività fisica possa svolgere un’azione benefica sia sulla struttura che sulla funzionalità del cervello. Una ricerca condotta sugli adolescenti ha dimostrato che chi normalmente pratica uno sport possiede un ippocampo più grande e delle prestazioni migliori rispetto a coetanei che invece sono sedentari. Questo suggerisce a chi vuole migliorare le sue funzioni celebrali di impegnarsi in modo costante, praticando un’attività fisica sia all’aria aperta che in palestra, scegliendo quella più consona al proprio essere. E’ proprio questo il presupposto per mantenere in allenamento le funzioni celebrali in tandem con il nostro corpo. In realtà la memoria può essere paragonata ad un enorme magazzino dove sono conservate le tracce sensoriali ed evidenti delle esperienze passate. Ad esso attingiamo per uscire da alcune situazioni particolari della nostra vita. In pratica, la nostra memoria non è altro che un archivio in cui sono catalogate tutte le rappresentazioni del nostro mondo. Le informazioni sono tutte codificate. Alla codificazione segue l’elaborazione, poi la ritenzione dell’informazione ed infine il recupero. La codificazione è influenzata da diversi fattori quali emozioni, stimoli e motivazioni. La fase di ritenzione corrisponde alla memoria a lungo temine ed è importante in questo caso che i sistemi limbico e neurologico siano integri. Qualsiasi stimolo funge da richiamo e favorisce l’attivazione del meccanismo della memoria. Meccanismo complesso e nel contempo perfetto. Ma cos’è quindi la memoria? E’ la capacità del cervello di conservare nel tempo le informazioni. E’ una funzione psichica e mentale che ha lo scopo di assimilare, ritenere e richiamare, sotto forma di ricordo, le informazioni sensoriali durante tutta la vita. Tutto questo, malgrado i processi cognitivi fisiologici sino tra di loro interconnessi. Essendo una risorsa, la memoria può essere potenziata. Ci sono diversi tipi di memoria, quella a breve termine che si attiva in modo sensoriale con l’udito o l’olfatto e quella a lungo termine che invece deriva dalle conoscenze. Come fare a mantenere attiva la memoria con il passare degli anni? Si è arrivati alla conclusione che le capacità mnemoniche possono essere mantenute inalterate se allenate, tuttavia l’età avanzata o eventi quali malattie, possono danneggiarla. Ma il cervello ha una bellissima qualità che è la neuroplasticità, ossia la sua capacità di adattamento, per cui se danneggiata innesca circuiti alternativi capaci di modificare quelli esistenti. E’ questo ciò che accade se siamo colpiti da un ictus ischemico o emorragico, che va ad alterare tutte le fase di apprendimento e di ricordo. Solo un esercizio fisico e neurocognitivo farà sì che i neuroni rimasti indenni siano capaci di attivare nuovi circuiti e percorsi che determineranno le condizioni di un apprendimento diverso. Così si ritroverà la memoria, anche quella a lungo termine. Se a questo aggiungiamo una corretta alimentazione e un sonno ristoratore, ci saranno tutti gli ingredienti necessari per raggiungere l’obiettivo finale: ritrovare la memoria.

Mariolina De Angelis

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE