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NAPOLI – Un sedicenne morto la notte di sabato in una tragedia con protagonisti tutti giovani, un Pronto soccorso devastato, famiglie distrutte, quattro colpi di pistola contro il Comando provinciale dei carabinieri, nuovi SoS per sollecitare più vigilanza e più forze dell’ordine nei presidi ospedalieri: è forte il senso di disorientamento per una spirale di violenza che a Napoli non sembra aver termine e dove i ruoli si scambiano facendo diventare, alla fine, tutti vittime. Stavolta è un tentativo di rapina a provocare la morte di un ragazzo il quale, secondo le ricostruzioni degli investigatori, insieme con un complice 17enne, prende di mira un carabiniere 23enne, in abiti civili e in auto con la fidanzata, per portargli via l’orologio. Nella zona di Santa Lucia, vicino al Lungomare, il 16enne Ugo Russo, armato di pistola “replica” – ma, dicono i carabinieri, in metallo e del tutto simile a quella in uso alle forze dell’ordine – con il volto coperto con scalda – collo e casco, giunge in Via Generale Orsini con uno scooter insieme col complice, e tenta di rapinare il 23enne. La vittima, carabiniere in servizio in provincia di Bologna, con la minaccia dell’arma puntatagli alla tempia, dopo essersi qualificato, sottolinea il Comando provinciale, spara tre colpi con la pistola d’ordinanza, ferendo il 16enne al torace e al capo. Portato nell’ospedale Vecchio Pellegrini, nel cuore della Pignasecca, il minorenne muore poco dopo il ricovero. E qui scatta la rabbia degli amici e dei parenti del giovane: all’alba il Pronto soccorso viene devastato. I danni sono così rilevanti che il servizio viene sospeso e i pazienti trasferiti nei reparti e in altri ospedali (l’annuncio della riapertura in serata). Sono pesanti le accuse da parte del padre del ragazzo: «É stato un omicidio, si acquisiscano le immagini di videosorveglianza» mentre la nonna e la zia descrivono Ugo come un giovane timido che aveva solo voglia di lavorare (“Voleva andare a Londra”). E in serata decine di persone, sotto la pioggia, affollano, in un clima commosso, la stradina dei Quartieri Spagnoli dove abita la famiglia del minorenne ucciso. Una vicenda inquietante e amara ma che non basta a raccontare una notte di violenza. Infatti, quattro colpi di pistola sono stati sparati ad altezza d’uomo nella notte contro la sede del Comando provinciale dei carabinieri, vicino al passo carraio, da due persone a bordo di uno scooter mentre si trovava nella caserma il 17enne ritenuto complice del tentativo di rapina. E le fonti investigative evidenziano che le ipotesi del gesto sono due: o una minaccia contro i militari o un avvertimento diretto ai familiari del complice 17enne – diverse donne si trovavano davanti all’ingresso pedonale del Comando – ritenuto responsa – bile di aver consentito che fosse il più giovane a compiere il tentativo di rapina. Una sfida aperta allo Stato e alle sue articolazioni. Nelle prossime ore andranno definite le posizioni sia del carabiniere che del 17enne e sono al lavoro il pm e gli investigatori del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando provinciale. Il carabiniere, si ipotizza, potrebbe essere indagato per omicidio; un atto dovuto, si afferma in ambienti investigativi, per consentire lo svolgimento degli accertamenti ‘irripetibili e garantiti” che devono essere compiuti mentre per il 17enne, presunto complice, ci sono gli elementi per valutare l’ipotesi di tentativo di rapina. In ospedale va il governatore Vincenzo De Luca (“Lo Stato produca iniziative concrete ed efficaci per porre termine a questi episodi”) e il prefetto Marco Valentini che annuncia “adeguati servizi di vigilanza”. Il sindaco, Luigi de Magistris, dice che la morte del ragazzo è una tragedia “ma è inaccettabile la devastazione del pronto soccorso”.

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