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NAPOLI – Morto in carcere con un tumore all’intestino con metastasi nonostante un certificato di incompatibilità con il regime carcerario. Secondo quanto denuncia il garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, è accaduto al carcere di Poggioreale di Napoli: un caso in merito al quale parla di «violazione dei diritti costituzionale per il mancato differimento della pena».
Giovanni De Angelis, secondo la ricostruzione del garante, era evaso dai domiciliari e per questo trasferito a Poggioreale.
“Ha avuto colloquio con me il 3 dicembre e dopo diversi solleciti a livello sanitario, il detenuto è stato portato all’ospedale Cardarelli, dal quale veniva dimesso con prognosi tumorale che annunciava «una vita breve». Sollecitata da me, la Direzione Sanitaria del carcere di Poggioreale mi confermava che il 5 dicembre aveva emesso un certificato di Incompatibilità col regime carcerario – spiega – Voglio qui ricordare che nella nostra regione si contano sulle dita di una mano le dichiarazioni di Incompatibilità col regime carcerario».
Il 19 dicembre 2019 De Angelis ha avuto un altro colloquio con una collaboratrice del garante «nel quale risultava depresso, confuso, e affetto da schizofrenia indifferenziata».
«Dalla fine del mese di novembre, e per l’intero mese di dicembre, il suo avvocato ha chiesto senza ottenere alcuna risposta, al Tribunale di Sorveglianza di Napoli una concessione di misura alternativa alla detenzione – dice Ciambriello – Il 27 dicembre scorso, dal carcere di Poggioreale è stato allertato il 118, il detenuto è stato portato al Cardarelli dove è morto.
Pare che lo stesso 27 dicembre fosse arrivata l’autorizzazione del Magistrato di Sorveglianza, alla detenzione domiciliare presso l’abitazione della sorella in Napoli». «Voglio ricordare – sottolinea Ciambriello – che l’incompatibilità carceraria si verifica quando la persona è in una fase della malattia così avanzata da non rispondere più (secondo le certificazioni del servizio sanitario penitenziario o di quello esterno) ai trattamenti terapeutici praticati in carcere. Credo che non si tratti quindi di una concessione eventuale e/o discrezionale, ma di un preciso diritto, peraltro riconosciuto anche agli imputati». «In questa circostanza, il mancato differimento della pena è una violazione dei diritti costituzionali, ed è un trattamento contrario al senso di umanità – conclude – Non è accettabile che un detenuto muoia in uno stato di detenzione dopo che, per una patologia nota e conclamata, è stata dichiarata l’incompatibilità con il regime carcerario. Non si può morire di carcere e in carcere».

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