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NAPOLI – Manifestazione dei lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Napoli ieri mattina in via Argine, all’esterno della fabbrica. Il corteo è coinciso con l’ora di sciopero proclamata dalle 12 alle 13 e ha rappresentato l’occasione per la proclamazione di un nuovo sciopero per domani, stavolta di 24 ore, “così da poter permettere la partecipazione in massa dei lavoratori all’incontro che si terrà al Mise alle ore 16”, fa sapere la Rsu. “I lavoratori Whirlpool Napoli – si legge in un comunicato – non si sono mai arresi, hanno sempre dimostrato di tenere a cuore le sorti e il futuro del sito produttivo di Napoli. Vogliamo una risoluzione della vertenza, chiediamo il rispetto di tutti i lavoratori e pretendiamo il rispetto dell’accordo in essere. Resistere o morire vale anche per noi, 420 lavoratori, 420 famiglie, un Sud che non si arrende, una città che resiste. Napoli non molla”, conclude il comunicato sindacale. Oggi l’incontro al Mise per Whirlpool sarà dirimente nel comprendere che direzione potrà prendere la vertenza e “se l’azienda darà sostanza alla dichiarata volontà di entrare in un negoziato per una soluzione condivisa”. E’ quanto afferma il segretario generale della Uilm Campania, Antonio Accurso. «Noi – aggiunge il sindacalista – partiamo dal rispetto del piano Italia per affrontarne le criticità e non accetteremo, come nel passato, un’ipotesi preconfezionata che non ammette confronto e mette in discussione i 420 lavoratori di Napoli più indotto ». Accurso, poi, torna anche sulla vertenza Jabil, per la quale oggi a Roma si è anche riunito il coordinamento nazionale per il rischio della sostenibilità dell’insediamento di Marcianise con 350 esuberi su 700 addetti. «Ieri – prosegue – una rappresentanza di 150 lavoratori si è recata presso il consolato americano a Napoli per sollecitare un intervento presso la multinazionale americana affinché possa tornare al tavolo per gestire la problematica nel solco degli accordi sindacali e non attraverso atti unilaterali. È opportuno che il governo trovi modalità e disegni regole nuove, per dotarsi di strumenti in grado di arginare l’arroganza e l’impunità di aziende che fanno impresa nel nostro territorio, ottengono sostegno e contributi, e poi decidono di abbandonare il territorio senza farsi carico dell’impatto sociale».

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