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A una settimana dalla chiusura della procedura di licenziamento il futuro dei 327 lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Napoli resta incerto. Dal nuovo tavolo di aggiornamento al Mise non sono emersi sviluppi.

Le certezze restano due: la volontà dell’azienda di chiudere la procedura il 15 ottobre, insieme all’impossibilità per il consorzio interessato a reindustrializzare il sito di costituirsi in un così breve lasso di tempo.

Intanto i sindacati premono affinché l’azienda posticipi la tagliola del 15 ottobre, così da consentire un confronto effettivo sull’ipotesi di rilancio, che ha come obiettivo quello di dare vita a un polo della mobilità sostenibile.

Rilancio che dovrebbe passare da un consorzio del quale, al momento, non si conoscono però le fattezze. Sarebbero sette le società interessate alla costituzione, tra le quali una riconducibile al settore dell’automotive e un’altra operante nell’ambito delle tecnologie «smart city».

Ma per adesso nessun nome. Altro nodo cruciale è quello relativo al ruolo che avrà Invitalia. Fim, Fiom e Uilm chiedono al governo di coinvolgere direttamente l’Agenzia nazionale tra i soggetti del consorzio, così da accelerarne i tempi di costituzione e offrire maggiori garanzie ai lavoratori.

Ipotesi che è sul tavolo, dal momento che per il Mise che non vi sarebbero pregiudiziali al diretto impegno di Invitalia, se ci saranno le condizioni poste dal Fondo salvaguardia, strumento ideato durante il governo Conte 2 e già utilizzato in altre crisi.

Ma la sola assenza di pregiudiziali non basta ai sindacati, che chiedono di passare «a un impegno preciso» «In ogni caso», si legge in una nota congiunta di Fim, Fiom e Uilm, confidiamo in un intervento dei ministri Giorgetti e Orlando e della viceministra Todde sui vertici della multinazionale. Nel frattempo, naturalmente, porteremo avanti le nostre ragioni anche in sede giudiziaria».

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