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Sono circa 150 le vertenze per crisi aziendali sul tavolo del Mise. Circa 150 società che intendono ridurre o chiudere le proprie attività in Italia e altrettanti tavoli di crisi di cui nell’annno nuovo si dovrà occupare il Ministero dello Sviluppo economico.

Una lista che rappresenta in qualche modo il termometro della economia italiana. Nell’elenco delle vertenze, fra le altre, c’è quella della Bosch di Bari, dove vengono realizzate pompe diesel, della la Mahle, player importante nella componentistica a Torino e Saluzzo, nel cuneese. Le crisi per cui è stata chiesta la mediazione da parte dello Stato si distribuiscono lungo lo Stivale fra Lombardia, Abruzzo, Campania, Lazio, Piemonte, Toscana. In gioco ci sono complessivamente oltre 200mila posti di lavoro nei settori più diversi.

I casi più eclatanti che tengono banco ormai da tempo, nella mappa in cui la crisi impatta da nord a sud e nella corposa lista di situazioni sotto il faro del ministero, sono ex Ilva e Alitalia.

Al momento per ArcelorMittak c’è una trattativa con la proprietà della multinazionale per scongiurare la chiusura della ex Ilva. E battaglie nelle aule giudiziarie. Altro nodo da sciogliere tocca i lavoratori in cassa integrazione. Arcelor Mittal ha convocato le organizzazioni sindacali per discuterne la proroga per 1.273 di loro, per altre 13 settimane. Ma Fim, Fiom e Uilm hanno respinto la richiesta. “Riteniamo fondamentale la sospensione della cassa integrazione”, spiegano le tre sigle in una nota, chiedendo “un piano industriale degno di questo nome” e un intervento sul Milleproroghe per avere un’integrazione salariale differente dai massimali di cassa integrazione previsti attualmente.

Per il rilancio dell’impianto siderurgico lo Stato “ci metterà la faccia”, cercando di conciliare l’esigenza di salvare posti di lavoro e di inquinare di meno, è stato il messaggio del premier Giuseppe Conte, che accompagnato dal governatore pugliese Michele Emiliano, ha passato il pomeriggio della vigilia di Natale a Taranto.

Ma fra i tavoli di crisi ci sono anche la gdo di Conad e Auchan. E poi il colosso degli elettrodomestici Whirlpool di Napoli in cerca di soluzione. Ancora, fra gli altri, il caso ex Embraco, in Piemonte.

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