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NAPOLI – A bocce ferme, una valutazione sull’operato della società partenopea, a valle di un girone di andata che definire disastroso avrebbe il senso di essere quanto meno obiettivi, può, anzi lo è certamente, coerente, positiva, promettente, finalmente operazioni di mercato che danno respiro ad un programma a lungo termine, con finalità nient’affatto proibitiva. Acquisti mirati, significativi per la gestione Gattuso, da ritenersi anch’egli non una soluzione tampone, ma di lungimiranza: centrocampo irrobustito con gli innesti di Demme (che perfetto imitatore del barbuto tecnico calabrese!), Lobotka, ad immagine e somiglianza del mai dimenticato Marek Hamsik, fascia offensiva resa fantasiosa dal Politano ( ah, se Marotta non si fosse messo di traverso nella trattativa che lo conduceva alle falde del Vesuvio nell’annata dello scudetto perso da Sarri proprio per la mancanza di sostituti del Callejon onnipresentee, giustamente, esausto !!), che senza esitazioni ha preferito gli azzurri ai giallorossi romanisti, mentre i rinforzi per la prossima stagione rispondono ai nomi di Petagna e Rrahmani, che affileranno le armi rimanendo a Ferrara e Verona per raggiungere gli obiettivi delle società di appartenenza, mettendosi a disposizione dei partenopei dal ritiro pre campionato. Sale sul podio dei più “spendaccioni” del mercato di riparazione, il buon Aurelio, che dimostra ai più che il soprannome di “taccagno” non gli appartiene, tenendo a memoria anche l’esborso più “salato” della sua gestione, i 43 milioni e passa per avere alle proprie dipendenze un Lozano che sembra, e ripetiamo sembra, essere un flop che nessuno mai avrebbe ipotizzato, soprattutto alla luce degli azzurri acquistati a poco e rivenduti, a volte, a prezzi a tripla cifra! C’è da sottolineare che mai, nella lunga, temporalmente parlando, presidenza De Laurentiisiana, avevamo assistito ad uno scoppiettante movimento di calciatori ad inizio anno, e, ritornando al passato, ci sovvengono acquisti che si sono dimostrati delle profonde delusioni: nel 2016 vestirono la casacca azzurra, Regini e Grassi, nel 2017 Pavoletti, autore di dieci presenze senza esser mai entrato nella classifica marcatori, nell’anno successivo, Machach e Zanoli, illustri sconosciuti al terreno di gioco, mentre a gennaio dell’anno appena trascorso, il silenzio regnò assoluto, lasciando in bianco la casella degli acquisti. A fronte di questi comportamenti disfattisti, il patron, coadiuvato dal Giuntoli, è andato contro corrente, lasciando stupìti soprattutto i detrattori che lo invocano con parole non tanto dolci ad ogni capitombolo della squadra. Ed ora, le vittorie con Lazio, in Coppa, e con la Juve in campionato non devono essere degli episodi isolati, ma tappe di crescita, momenti esaltanti che necessitano di continuità di prestazioni, di risultati, di vittorie, di necessaria ed indispensabile risalita in classifica. Gattuso ha ordinato, i calciatori hanno ascoltato, eseguito: l’imperativo è non lasciarsi dietro rimpianti.  

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