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INTER – NAPOLI  0 – 1
INTER (3-5-2): Padelli 6,5 Skriniar 5 (46’ D’Ambrosio 5,5), De Vrij 6, Bastoni 5, Moses 5 (74’ Sanchez 6), Barella 5, Brozovic 5, Sensi 5 (66’ Eriksen 6,5) , Biraghi 5, Lukaku 5, Lautaro Martínez 5.
In panchina: Berni, Stankovic, Handanovic, Godin, Sanchez, Vecino, Young, Borja, Ranocchia, Candreva.

All. Antonio CONTE 5,5

NAPOLI (4-3-3): Ospina 6,5 , Di Lorenzo 6,5 , Manolas 6, Maksimovic 6,5 , Mario Rui 6, Demme 6, Elmas 7, Callejón 6 (78’ Politano 6), Fabian Ruiz 7, Zielinski 6 (83’ Allan s.v.), Mertens 6,5 (73’ Milik 6).

In panchina: Meret, Karnezis, Allan, Llorente, Lozano, Luperto, Politano, Insigne, Koulibaly, Lobotka, Milik.

All. Gennaro GATTUSO 7
Arbitro: Calvarese di Teramo 6,5 – Guardalinee: Ranghetti e Longo – Quarto uomo: La Pennauarto uomo: 

VAR: Mariani – Avar: Paganessi

Marcatori: 57’ Ruiz (N)

Note: Terreno in ottime condizioni in una serata dalla temperatura accettabile. Spettatori presenti circa sessantamila con scarsa rappresentanza ospite, causa il diniego dell’osservatorio, per i tifosi residenti in Campania, di assistere alla gara. Ammoniti: Skriniar (I), Manolas (N), Conte (all., per proteste dalla panchina), Rui (N), Ospina (N). Calci d’angolo 6 a 5 per l’Inter. Recuperi:2’ e 4’.

MILANO. La Coppa solletica il Napoli, la partita cosiddetta “secca” è quella che calamita l’attenzione, la concentrazione, lo spirito combattivo, la compattezza della squadra azzurra, capace di ripetere la prestazione che l’aveva portata al successo in campionato con la Juventus, nonostante avesse giocato tra le mura amiche e che occorresse attaccare per cercare di vincere: solito schema di salvaguardia della propria metà campo, schierando i quattro uomini di punta, lasciando Koulibaly in panca e Hysaj in tribuna per squalifica, e con la variante sulle fasce, a centrocampo, di Elmas sul fronte sinistro e Callejon sul settore opposto a fare da stantuffo , cercando di proporsi nell’ambito delle ripartenze , ma badando soprattutto a bloccare le incursioni di Biraghi e Moses, che dovevano, secondo le aspettative di Conte, lanciare a più non posso palloni in area alla ricerca delle inzuccate di Lautaro e Lukaku. Mossa vincente si dimostrava il controllo stretto di Mertens a Brozovic, fonte del gioco nerazzurro, che non trovava gli spazi che gli avevano consentito di fare breccia nella difesa del Milan, nel derby di domenica sera. Una compagine, quella guidata tatticamente e saggiamente da Gattuso, disposta in campo più a chiudere gli spazi che ad offrire il fianco con attacchi scriteriati che avrebbero favorito la velocità dell’Inter, fattore che è venuto meno anche per aver sperperato fatiche soprattutto mentali nell’affannosa ricerca di capovolgere il risultato nel secondo tempo della stracittadina di campionato. Gli uomini di Conte hanno sbattuto il muso contro il muro elevato a difesa della porta di Ospina da parte dell’intero undici partenopeo che si è sacrificato in una gara di contenimento, per poi palleggiare e giungere in area di rigore avversaria, poche volte, ma sempre in maniera pericolosa. I primi dieci minuti dell’incontro sembrano tracciare il percorso di sofferenza per il Napoli, non riuscendo a superare la linea di metà campo, trovando difficoltà anche per liberarsi del pressing molto alto che esercitavano gli interisti, al punto che spesso si andava con il pensiero agli errori che avevano condizionato, con la sconfitta, le partite con l’Inter in campionato ( 1-3 con svarioni di Di Lorenzo, Meret e Manolas) e con la Lazio, all’Olimpico (fesseria di Ospina), ma passato indenne l’avvio, gli azzurri si rendevano pericolosi al primo affondo (11’) con Mertens che al volo , dal limite, su passaggio invitante di Callejon, spediva la sfera di poco alto sulla traversa. Di nuovo l’Inter si impossessava del pallino del gioco, ma le trame non riuscivano ad essere verticalizzate proprio per lo sbarramento che i calciatori del Napoli esercitavano ravvicinando sensibilmente le linee di difesa e di centrocampo, rafforzando con un 4-5-1 la disposizione in campo dell’undici, contando su Ruiz che giganteggiava portando palla, se necessario, o smistando con rapidità il pallone verso i difensori, e su Zielinski che contrastava con decisione Barella e Sensi, mentre Elmas nei rapidi capovolgimenti trovava ad infilarsi con decisione in area avversaria, come al 30’ ma ad opporsi alla conclusione era Padelli a mano aperta. Al 32’ ed al 34’ Zielinski, prima con un cross, creava scompiglio che Bastoni risolveva spedendo in angolo, e poi con un tiro dal limite terminato al lato, proponendosi infine, in chiusura di tempo, a tu per tu con il pipelet avversario, dopo assist di Mertens, ma l’estremo difensore lanciatosi alla disperata a chiudere lo specchio della porta riusciva a respingere con il braccio destro. Il rientro dagli spogliatoi lasciava presagire una reazione dei padroni di casa simile a quella del derby, ma l’Inter si mostrava monotona, ripetitiva, lenta ed inefficace, per cui il Napoli insistendo con la tattica adottata nei primi quarantacinque minuti, non registrava pericoli particolari, anzi riuscendo a colpire in maniera, risultata poi decisiva, lineare e spettacolare: passaggi ripetuti tra gli uomini dei vari reparti, fino a giungere al limite dell’area nerazzurra, dove Ruiz si esibiva in un primo dribbling con successivo tiro ribattuto, poi riprendendo la sfera e scambiandola con Di Lorenzo, saltava in sequenza Sensi, Brozovic, anticipava l’intervento di Barella in scivolata, e con il piede sinistro, fatato come pochi altri mancini, colpendo ad effetto il pallone, lo sistemava dove Padelli, pur allungandosi, non riusciva a respingerlo, osservando che con leggerezza si insaccava in rete. La voglia di non incassare dopo una serie interminabile di pareggi e di vittorie al Meazza, una sconfitta che stonava con l’esultanza e la soddisfazione del successo nel derby ed alla vigilia di un altro match fondamentale per il campionato (contro la Lazio a Roma), determinava un affollato intasamento di uomini, anche per l’ingresso in campo di Eriksen e di Sanchez, nella metà campo del napoli per un attacco a testa bassa alla ricerca del pareggio: tentativi frenati e stoppati da una difesa attenta e scrupolosa, e mai approssimativa, tranne in due occasioni: al 75’ con la palla che , calciata da Lautaro, insinuatosi sull’out sinistro, trova pronto Lukaku per ribattere in rete, a pochi passi da Ospina, ma la conclusione incoccia in una serie di gambe e tra rimpalli e l’ultimo tocco involontario di Manolas, è il portiere azzurro a fermare la sfera a pochi centimetri dalla linea; nei minuti di recupero Lautaro opera un pallonetto per favorire l’intervento di D’Ambrosio, ma è tempestiva l’uscita di Ospina, bravo a respingere ed a fermare successivamente il pallone anticipando il tap-in di Lautaro. Bravo Gattuso, presuntuoso Conte, ma ancora non compare sul viso del tecnico calabrese il sorriso, ripetendo come ancora non si sia vinto qualcosa, che la partita di ritorno come le altre del campionato devono essere vissute emotivamente dal pubblico, ma con lo stesso spirito dalla squadra, che “ deve dimostrare di saper giostrare alla stessa maniera la fase di non possesso e il momento in cui comanda il gioco”. Come dargli torto dopo aver vinto, in Coppa con Lazio ed Inter, in campionato con la Juve ( le tre compagini che guidano la classifica ndr) ed aver perso, in casa, con Lecce, Parma, Bologna e Fiorentina, sotto la sua guida….?

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