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NAPOLI – INTER  1 – 1

NAPOLI: Ospina 8, Di Lorenzo 6,5 , Maksimovic 8, Koulibaly 7, Hysaj 6,5 , Elmas 5 (65’ Ruiz 6), Demme 5 , Zielinski 5,5 (84’ Allan s.v.) , Politano 6 (65’ Callejon 6), Mertens 7 (74’ Milik 6), Insigne 7 (84’ Younes s.v).
A disposizione: Meret, Karnezis, Rui, Llorente, Lozano, Luperto, Ghoulam.
All. Gennaro GATTUSO 6,5

INTER: Handanovic 6,5 , De Vrij 6 (88’ Ranocchia), Skriniar 6 , Bastoni 6 , Young 6 (73’ Biraghi) , Eriksen 6,5 (88’ Sensi s.v.), Brozovic 5, Barella 5, Candreva 7 (73’ Moses 6,5), Martinez5 (72’ Sanchez 6,5 ), Lukaku 5.

A disposizione: Padelli, Berni, Gagliardini, Asamoah, Valero, Pirola.
All. Antonio CONTE 6,5
Arbitro: Rocchi di Firenze 7
Guardalinee: Del Giovane e Cecconi
Quarto uomo: Mariani – VAR: Valeri – AVAR: Giallatini
Marcatori: 2’ Eriksen (I), 41’ Mertens (N)

Note: terreno in ottime condizioni, in una serata dalla temperatura estiva. Porte chiuse, ma nugolo di tifosi partenopei all’esterno dello stadio. In tribuna notati De Laurentiis e consorte, Zanetti, vicepresidente dell’Inter ed Ausilio, direttore sportivo nerazzurro. Osservato un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime del COVID-19, con la presenza, a metà campo, di tre esponenti dell’Ospedale Cotugno di Napoli, in rappresentanza del personale sanitario. Ammoniti: Young (I), De Vrij (I), Ospina (N). calci d’angolo 7 a 6 per il Napoli. Recuperi: 1’ e 5’

NAPOLI – Hanno sofferto tutti, compreso l’arbitro Rocchi, che in chiusura di primo tempo è dovuto ricorrere alle cure del massaggiatore per aver cercato di essere nei prerssi dell’azione nel momento in cui Ospina ha lanciato il pallone verdso la metà campo, dove Insigne, raccolta la sfera, si è lanciato verso l’area avversaria, inseguito vanamente da Eriksen, che non è riuscito ad impedire il passaggio per l’accorrente Mertens, abile a depositare alle spalle di Handanovic, per un pari, difeso a denti stretti, che garantisce la finale di mercoledì contro la Juve, già qualificata dopo il match di venerdì.

La gara si è presentata subito in salita per gli uomini di Gattuso, visibilmente commosso nel pensiero che ha rivolto alla sorella Francesca, scomparsa giovanissima per un male incurabile, per una serie di errori su un innocuo calcio d’angolo battuto da Eriksen, sulla destra di Ospina, visibilmente impreparato per un duplice motivo, copertura della visuale della traiettoria per la presenza di Elmas e Di Lorenzo, uno dietro l’altro, con il primo che non colpisce la sfera, ma la sfiora, ed il secondo che si abbassa leggermente per consentire al portiere di bloccare il pallone, ma la realtà vede terminare quest’ultimo in fondo alla rete. Annullato il vantaggio determinato dalla gara di andata, i partenopei non riescono a reagire adeguatamente, e i nerazzurri affondano soprattutto sulla fascia destra dove Hisaj non contiene Candreva e Demme fatica a contrastare efficacemente Eriksen, e sono due le opportunità per gli uomini di Conte, al 33’ con un colpo di testa di Lukaku su cross di Young, ma il pipelet colombiano respinge a mano aperta, ed al 40’ con Candreva che colosce bene appena dentro l’area , ma ancora una volta l’estremo difensore napoletano respinge inarcandosi sulla sua sinistra.

Sull’angolo, Ospina afferra la sfera, alza lo sguardo e vede Insigne, all’altezza della metà campo, lo serve con un lancio di piede millimetrico, parte la fuga di Lorenzino, che attira su di sé sia eriksen che Young, che lascia incustodito Mertens, che di piatto destro, insacca ed offre su un piatto d’argento la qualificazione alla finale, mentre si mette al collo la medaglia d’oro quale miglio goleador della storia del Napoli con la sua centoventiduesima marcatura con la casacca azzurra, apponendo in tal modo la firma tanto agognata da De Laurentiis sul contratto che lo legherà alla città, cui deve il suo secondo nome, tipicamente da scugnizzo: ormai Dries ha lasciato il posto a “Ciro”. Si odono fuochi d’artificio e cori all’esterno del S. Paolo, desolatamente vuoto, con quei sediolini bianchi ed azzurri che sembrano versare le lacrime di chi avrebbe voluto incitare i calciatori, che hanno avvertito l’inutilità della partita in casa senza l’ausilio del tifo che a Napoli si sente e come.

Un Napoli che ha dimostrato di aver recuperato soprattutto una coppia centrale, Maksimovic-Koulibaly, che non ha lasciato scampo al tandem Martinez-Lukaku, che nella gara di campionato giocata il giorno dell’Epifania, avevano espugnato con un secco 3-1 i napoletani: la tenuta dell’intera squadra non è stat all’altezza dei giorni migliori, ma il “digiuno forzato” vicino ai cento giorni è stato visibile in tutti gli uomini che hanno disputato la gara e le cinque sostituzioni di cui hanno goduto entrambi i tecnici, sono servite a dare ossigeno a centrocampo, per Gattuso, ed alla linea offensiva per conte, ma ilrisultato non è mutato, grazie ad una serata da incorniciare per il portiere partenopeo, che si è superato in più momenti della seconda frazione di gioco: al 77’ con un calcio piazzato di Eriksen respinto dal numero uno, all’82’ con un tiro dalla breve distanza dell’inglese, servito da un colpo di tacco di Sanchez, respinto da Ospina, e sulla cui ribattuta Moses ha spedito alto sulla traversa. Cinque minuti di recupero, sofferenza, ma tranquyillità garantita dal duo dei difensori centrali che non hanno lasciato spazio al’Inter, né per vie aeree né per vie a filo d’erba.

A fine gara, Gattuso ha elogiato i suoi, ma ha ringraziato tutto il mondo del calcio per essergli stato vicino nel momento del dolore per la scomparsa della sua congiunta, e per la gioia di consentirgli, se ci riuscirà, di vendicare quel secco 0-4 subìto in finale di coppa Italia dalla Juventus, nell’unica finale disputata da allenatore, alla guida del Milan. Per Conte, invece, risultato bugiardo, nella disamina delle due gare, ma soddisfazione per la prova dei suoi uomini, non volendo affondare la critica nei confronti del duo di attacco che ha ciccato malamente la gara del riscatto. Tutti a Roma per la finale? No, anche per quei novanta minuti il silenzio la farà da padrone, e con la memoria si andrà all’ultima volta che il Napoli conquistò la coppa Italia contro la Fiorentina in un Olimpico zittito dopo l’aggressione a Ciro Esposito, nel pre partita, che costò la vita al giovane napoletano, dopo giorni di coma che gli impedirono di vivere gli anni più belli di un tifoso amante della squadra della sua città natale.

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