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Il maestro Filippo Arlia

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Filippo Arlia nel segno di Ludwig Van Beethoven, di cui domani (16 dicembre) ricorre il 250esimo anniversario dalla nascita. Il 30 dicembre, infatti, sulle piattaforme online Spotify, Itunes e Amazon e nelle librerie e discoteche di tutto il pianeta uscirà “Beethoven Sinfonia n.9 in D Minore”, ultima fatica del giovanissimo direttore d’orchestra e fondatore di quella Filarmonica di Calabria.

Proprio in occasione della ricorrenza, Arlia ha inciso il disco – che sarà distribuito da Brillant Classics – al Teatro Politeama di Catanzaro. Nel complesso di tratta di un’interpretazione pregevole, fresca e giovanile, caratterizzata da una lettura maestosa ed autentica di una delle composizioni più importanti del musicista tedesco.

La Nona rientra nel novero delle pietre miliari della musica classica. Fu composta fra il 1822 e il 1824, quando Beethoven era completamente sordo, ed è considerata il suo testamento. L’ultimo movimento della sinfonia, l”Inno alla Gioia” è diventato, con la grande valenza simbolica del testo di Friedrich Schiller e con la sua portentosa vivacità musicale, un’ode alla vita e alla solidarietà tra i popoli europei.

Dalla Nona emerge il messaggio illuministico presente in tutta l’opera di Beethoven: la gioia che è slancio vitale, volta a superare i propri egoismi e tesa verso una fratellanza di tutti gli uomini, racchiusa in un’opera oltre la tradizione sinfonica del tempo, dove non era più sufficiente il discorso strumentale, ma in cui bisognava avvalersi della musica vocale, portatrice di significati ideologici indubitabili e certi.

La Nona è anche una imponente struttura sonora nella quale Beethoven fa coabitare in un organismo unitario ricco di invenzioni timbriche e di finezze ritmiche e metriche altri generi musicali: lo stile operistico, la musica militare, la scrittura polifonica caratteristica della musica sacra.

«Beethoven è uno dei compositori classici che ha scritto di più – ha detto Arlia – 32 Sonate per pianoforte, 5 concerti, 9 sinfonie, il Fidelio e numerose composizioni da camera. Tuttavia, la sua Nona Sinfonia è il capolavoro che lo rappresenta meglio in assoluto, considerando che ha rivoluzionato la storia della letteratura sinfonica».

«Fino a quel momento, ha aggiunto, «era impossibile pensare di conciliare le voci e i cantanti con l’orchestra sul palcoscenico: con una grande intuizione, il genio di Bonn ha introdotto per la prima volta nella storia 4 solisti e un coro in una sinfonia».

La sua innovazione fu «talmente rivoluzionaria che i contemporanei lo considerarono pazzo. Sicuramente i più grandi direttori d’orchestra del passato hanno interpretato la Nona, da Wilhelm Furtwangler a Carlo Maria Giulini, perciò è molto complesso portare alla luce un’esecuzione migliore della loro».

L’interpretazione di Arlia «ha dei tempi di ampio respiro e vuole essere un messaggio per dire ai giovani che la musica classica è un genere molto attuale e non compassato. Il quarto movimento contiene il famoso Inno alla Gioia, sigla dell’Unione Europea, perciò questo disco è anche un messaggio di speranza in un momento certamente difficile della nostra storia recente».


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