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Un sequestro per reati ambientali

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Colate di cemento, pesca di frodo, sversamenti in acqua e depurazione insufficiente o assente: i nemici del mare non si sono fermati anzi nel 2019 sono aumentati: sono 23.623 i reati contestati, il 15,6% in più rispetto al 2018. A scattare l’impietosa fotografia è Legambiente, che nel suo annuale rapporto Mare Nostrum affibbia al Sud la maglia nera: oltre la metà delle infrazioni, il 52,3%, si sono infatti concentrate tra Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Sono invece 6.486 i sequestri effettuati (con un incremento dell’11,2%), per un valore economico che ammonta a circa 520 milioni di euro, e 22.564 le persone denunciate o arrestate.

“Con la pandemia da Covid-19 e il lungo periodo di lockdown abbiamo avuto la chiara dimostrazione di quanto incida negativamente la pressione antropica sull’ecosistema e, ancor più, di quanto sia devastante l’impatto delle attività illecite. In assenza di scarichi industriali, i fiumi si sono rapidamente ripuliti, salvo poi, pochi giorni dopo la ripartenza, tornare a subire l’avvelenamento da parte degli ecocriminali”, si legge nel rapporto.

La classifica nazionale per numero assoluto di reati contestati vede stabilmente in vetta la Campania, che primeggia tanto nella classifica del cemento che in quelle dell’inquinamento e della navigazione fuorilegge, cedendo il passo solo nella pesca, dov’è seconda dietro la Sicilia. Se si valuta, invece, il numero di reati in rapporto ai chilometri di costa, sale al primo posto la Basilicata, con 10,7 reati a chilometro, seguita dal piccolo Molise, con 10,5 reati a chilometro, e, al terzo posto, l’immancabile Campania con 10.

Anche nel 2019, l’abusivismo edilizio e i reati legati al ciclo del cemento hanno dominato la partita con il 42,5% dei reati sanzionati dalle Forze dell’ordine, oltre 10mila infrazioni, più di ventisette ogni giorno. Le regioni più colpite sono state, nell’ordine, Campania, Puglia, Lazio, Calabria e Sicilia: cinque regioni, che da sole pesano il 64,5% del totale.

Segue con il 33,1% dei reati, l’inquinamento, che deriva dalla maladepurazione degli scarichi civili, ma anche dagli scarichi industriali, dagli impianti petroliferi e dalla ‘maledetta’ plastica, con il fenomeno del littering che colpisce pesantemente la biodiversità marina. Prima è anche in questa classifica la Campania, con quasi il 25% dei reati, seguita da Puglia, Lazio, Calabria e Toscana.

La pesca illegale, quella che depreda il mare con pratiche e stumentazioni fuorilegge, rappresenta il 22% delle infrazioni accertate, con 555mila chili di pescato, quasi 69mila metri di reti killer e oltre 7.500 attrezzi da pesca finiti sotto sequestro. Chiude il quadro delle diverse tipologie di sanzioni contestate da Capitanerie di porto e Forze dell’ordine il reato di infrazione al codice della navigazione, che rappresenta il 2,4% del totale, con 571 infrazioni e altrettante persone denunciate in un anno, tra diportisti che oltrepassano i divieti di tutela delle aree marine più delicate o pirati che minacciano la sicurezza di altri natanti o dei bagnanti lungo le spiagge. La Campania, di nuovo, sbaraglia tutti con oltre il 60% delle infrazioni.


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