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Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea

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LA STRETTA monetaria operata dalla Bce comincia a fare effetto: aver portato i tassi al 4,5% sta dimostrando la sua efficacia, tagliando le disponibilità di crediti. Per la prima volta dopo otto anni i finanziamenti alle imprese registrano un calo su base annua: meno 0,3% in ottobre a fronte di un più 0,2% a settembre. Lo ha comunicato la Bce nell’ultimo bollettino statistico. I prestiti alle famiglie hanno segnato un indebolimento, fermandosi a +0,6% annuo in ottobre rispetto al +0,8% di settembre. La massa monetaria è salita dell’1%, a fronte del -1,2% di settembre.

L’AVVISO DI NAGEL: BCE, CREDITI E TASSI

L’irrigidimento dei crediti, però, si riflette negativamente sul sistema dell’economia reale e la stessa Bce, infatti, rileva che da aprile a settembre 2023 sono aumentate le imprese che vedono all’orizzonte un peggioramento dei conti. Il 10% del campione indica maggiori difficoltà di accesso al credito facendo salire le tensioni di cassa. Proprio per evitare una recessione grave, la Bce a ottobre ha confermato i tassi d’interesse dopo dieci rialzi consecutivi. Ora gli occhi sono puntati sulla prossima riunione del Consiglio direttivo, fissata per il 14 dicembre, che secondo gli analisti non dovrebbe riservare sorprese.

Tuttavia non tutti la pensano così. Secondo il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, i tassi potrebbero ancora salire e la Bce «non dovrebbe avere fretta ad allentare la politica monetaria dopo la sequenza di rialzi dei tassi più rapida mai effettuata finora». Christine Lagarde ha pronosticato tassi stabili per i prossimi trimestri. I mercati, buttando il cuore oltre l’ostacolo, prezzano tagli già all’inizio del 2024, spingendo conservatori come Nagel a frenare nonostante le prospettive dell’inflazione siano «incoraggianti». «Questo non significa necessariamente che l’attuale ciclo di rialzi sia terminato – ha detto Nagel, voce influente del Consiglio direttivo della Bce, in un discorso a Cipro – Naturalmente, se le prospettive dell’inflazione dovessero peggiorare, potremmo essere costretti ad alzare nuovamente i tassi».

LA BCE E L’INCOGNITA INFLAZIONE

Una sorpresa al ribasso, ovvero che la crescita dei prezzi torni all’obiettivo del 2% della Bce più rapidamente di quanto previsto, è «molto meno probabile», quindi è prematuro anche solo ipotizzare un taglio dei tassi, ha sottolineato Nagel. I dati relativi all’Eurozona saranno pubblicati domani. A ottobre l’aumento dei prezzi al consumo è sceso al livello più basso degli ultimi due anni, calando al 2,9% annuale, mentre a settembre era al 4,3%. Il calo dovrebbe proseguire a novembre, collocandosi intorno al 2,5%. Tuttavia Nagel ha detto che la crescita rimbalzerà l’anno prossimo, l’aumento dei salari è ancora robusto e l’effetto disinflazionistico del calo dei prezzi dell’energia si è arrestato. L’allentamento delle politiche dovrebbe avvenire solamente quando l’inflazione sarà effettivamente tornata al 2% e, anche in questo caso, sarebbe meglio sbagliare agendo troppo tardi invece che troppo presto.


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