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L’indice di fiducia rilevato a gennaio è aumentato per le imprese da 97,3 a 98,1, il livello più alto da aprile 2023, e per i consumatori da 95,8 a 96,4


Il pessimismo sembra essere archiviato. Anche i dati di gennaio confermano infatti il morale alto di imprese e consumatori. Nonostante il mini rimbalzo dell’inflazione gli italiani sono meno preoccupati sulla situazione del Paese, confortati anche dal buon andamento dell’occupazione e soprattutto di quella stabile, condizione indispensabile per ridare vigore ai consumi. Secondo i dati pubblicati ieri dall’Istat a gennaio l’indice di fiducia dei consumatori è aumentato da 95,8 a 96,4 raggiungendo il livello più elevato da giugno dello scorso anno. Per le imprese si sale dal 97,3 di dicembre al 98,1, anche in questo caso, toccando il punto più alto da aprile del 2023. L’evoluzione positiva si rileva in tutti i comparti economici monitorati.

Le migliori performance si riscontrano nell’industria manifatturiera (da 87,3 a 88,3) e nel commercio (da 104 a 106,6) con un trend per quest’ultimo particolarmente brillante per la grande distribuzione che balza da 103,3 a 107,6. Più contenuto l’incremento dell’indice di fiducia a gennaio nei servizi e nelle costruzioni con ritocchi rispettivamente da 102,4 a 102,6 e da 106,7 a 107. Nelle costruzioni sono meno favorevoli i giudizi su ordini e piani di costruzione (da +5,8 a +5), mentre sull’occupazione le attese restano positive (da +7,8 a +9,3). Per quanto riguarda i consumatori c’è cautela solo relativamente alla situazione personale, mentre si respira aria di ottimismo sul clima corrente e su quello futuro.

Sono in miglioramento i giudizi sul lavoro, sulla situazione economica della famiglia, sul bilancio familiare. È un segnale importante comunque che il sentiment dei consumatori sia in crescita costante dal novembre scorso. Non si tratta dunque di una manifestazione di entusiasmo una tantum, ma di valutazioni maturate nel corso dei mesi. E i commenti sono tutti di segno positivo. Confesercenti riconosce il consolidamento del clima di fiducia anche se sottolinea come il miglioramento non sia per tutti. Rileva infatti segnali di criticità relativi ai negozi della distribuzione tradizionale e al turismo, che “archiviano il primo mese dell’anno con un netto deterioramento del clima di fiducia rispetto allo scorso dicembre”.

Secondo l’associazione le maggiori difficoltà arrivano dal fronte delle vacanze. Dopo l’exploit del +20% a fine 2023 il settore ha segnato un calo dell’8%. Il 2023 infatti ha chiuso con oltre 445 milioni di presenze, superando così – evidenzia l’analisi di Assoturismo – i livelli della pre pandemia. Anche se si tratta di una ripresa a velocità differenziale con l’incremento nel Mezzogiorno e nelle isole che si è fermato a +4,4%. Una frenata che Assoturismo attribuisce alla contrazione della spesa dei turisti italiani oltre che al tradizionale gap infrastrutturale.

In forte criticità per Confesercenti anche il commercio tradizionale che viaggia in controtendenza rispetto alla grande distribuzione registrando infatti un calo di 2 punti. Le piccole imprese del commercio – questa la denuncia – faticano a reggere il passo con i “colossi del web” e con la Gdo. Per Confcommercio si tratta di segnali positivi per l’inizio dell’anno. Anche se il 2024, evidenzia l’ufficio studi studi, “si configura non facile e pieno d’incognite”. Intanto però i numeri fanno ben sperare: “Il progressivo recupero della fiducia delle famiglie, alla terza variazione positiva consecutiva, evidenzia – sottolinea Confcommercio – ancora attese favorevoli sul versante del mercato del lavoro. I consumatori, poi, sembrano percepire in misura più significativa il rapido rientro delle tensioni inflazionistiche, con potenziale sostegno alla tenuta della spesa”.

Il report dell’Istat ha “convinto” anche i consumatori tradizionalmente scettici. Per il Codacons “alla base del maggior ottimismo delle famiglie c’è la frenata dei prezzi al dettaglio. Con l’inflazione che negli ultimi mesi ha registrato un sensibile rallentamento. Ma soprattutto la discesa delle bollette di luce e gas, con le tariffe che appaiono in netto ribasso rispetto ai record degli ultimi due anni”. Codacons evidenzia però le preoccupazioni su risparmio e acquisto di beni durevoli. A riconoscere il miglioramento della situazione anche l’Unione nazionale consumatori (Unc). Il rialzo è stato definito “inatteso”, perché finito l’effetto Natale e tredicesime di dicembre, Unc si attendeva “un fisiologico calo della fiducia. Invece il dato e positivo”.

Il timore però è che il quadro possa cambiare nei prossimi mesi con l’arrivo delle bollette del gas di gennaio con i rincari dovuti al ripristino dell’Iva. E sul tema delle bollette a lanciare l’allarme è anche Assoutenti per i possibili effetti dei risultati delle aste elettriche diffusi ieri dall’acquirente unico. Secondo Assoutenti infatti alcuni cittadini saranno penalizzati in base all’area di residenza.

Tra quelli che avvertiranno i maggiori problemi, i residenti in Sardegna, nella provincia di Napoli e nelle città siciliane di Agrigento, Caltanissetta, Palermo, Trapani. Poiché in tali aree – sostiene Assoutenti – “seppur in misura diversificata, si registra infatti un aumento dei prezzi per i clienti non vulnerabili rispetto al prezzo di gara. Questo significa che le famiglie che risiedono in tali zone e che al prossimo 1° luglio non avranno scelto un fornitore del mercato libero, si ritroveranno a pagare bollette ben più salate rispetto a chi vive in Toscana o in Calabria, regioni dove le aste hanno fissato i maggiori ribassi dei prezzi”.


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