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Luigi di Maio e Matteo Salvini

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NON c’è istituzione della Repubblica italiana che non scopra tracce dello zampino truffaldino delle Regioni e dei Comuni del Nord a spese delle Regioni e dei Comuni del Sud. Uno scippo di decine e decine di miliardi l’anno, operato con il trucco della spesa storica, alimentata a debito e violando i tetti nazionali, per cui al Nord si fanno lievitare i costi del 23% e l’anno successivo si eleva, di conseguenza, il fabbisogno certificato dalla spesa storica e, quindi, cresce il finanziamento pubblico. Sono tutte risorse sottratte alle bambine e ai bambini del Sud, ma anche agli anziani, al trasporto locale e alla scuola, alla formazione. Dopo dieci anni di deviazione integrano i presupposti di un autentico colpo di Stato. Una separazione di fatto delle due Italie attuata dai ricchi con i soldi pubblici dovuti ai poveri.

La Ragioneria generale dello Stato ha messo per iscritto in un documento che doveva rimanere riservato che tutto ciò è stato possibile perché, a dieci anni dalla legge Calderoli, non sono stati definiti né i livelli essenziali, né i fabbisogni standard, e non è stata attuata alcuna delle riforme federali promesse, a partire dal Catasto. Siamo alla vergogna delle vergogne perché non può essere solo incapacità, il dolo politico è evidente. L’autonomia differenziata è l’apoteosi di questo miope “disegno criminoso” frutto di “un’associazione a delinquere” politico-affaristica, smascherata da questo giornale sulla base di un lavoro di inchiesta che trova riscontri puntuali nei documenti di tutte le istituzioni pubbliche più rilevanti di questo Paese.

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Per capirci, la realtà di oggi è che a Cetraro e Paola, nel cosentino, le sale operatorie si aprono solo per le urgenze perché mancano gli anestesisti e non se ne può assumere neppure uno mentre in Piemonte e in Liguria (104 milioni di disavanzo complessivo) si continua a fare spesa allegra e si assume alla grande. Scrive testualmente la Corte dei Conti, (pag 191, rapporto sul coordinamento della finanza pubblica) “…il peggioramento dei conti è da ricondurre soprattutto alle Regioni a statuto ordinario del Nord”. Chiaro?

Più in alto, nella classifica delle vergogne, c’è solo la nuvola di balle pericolose che confezionano ogni giorno politici a gettoni e uomini dell’informazione compiacenti in un talk show permanente dove, rare eccezioni a parte, la regola sono l’incompetenza e il servilismo militante. Bucare la nuvola e scendere sulla terra è obbligatorio per gli italiani se non vogliono lavorare più o meno consapevolmente per l’Italexit. Siamo ultimi in Europa per crescita – rischiamo la terza recessione – e credito reputazionale, il mercato è arrivato (ingiustificatamente) a far pagare i nostri titoli di Stato quinquennali più di quelli greci. Gli uomini che, con il loro vaniloquio, ci hanno messo in mutande, continuano a giocare indisturbati con i minibot, una via di mezzo tra “buoni pasto” e fuffa pura, e altre simili amenità illusioniste.

Il Capitano e il prescelto di Casaleggio vaneggiano di mega sconti fiscali, hanno mille megafoni televisivi dove non si alza mai nessuno a dire che loro (non altri) hanno aumentato non diminuito le tasse. Fanno tremare con le loro balle, tutte insieme costano 73 miliardi, non solo i risparmiatori italiani ma quelli dell’intera Europa. Il Capitano, da solo, ripete che il suo co-comandante grillino, è d’accordo sull’autonomia differenziata e, cioè, che la costituzionalizzazione dello scippo di Stato e la separazione anche formale delle due Italie sono cosa fatta. Se l’Italia e l’Europa non vogliono saltare, le balle rimarranno tali. Il pericolo vero è proprio l’autonomia differenziata perché non ha un costo per gli europei ma solo per gli italiani. I ricchi del Nord pensano (sbagliando) che pagheranno solo i poveri del Sud e, quindi, non rinunceranno alla solita arroganza e ai soliti giochetti. Vorranno, insomma, andare avanti. Per fermarli, non basterà spegnere il televisore e i suoi mille megafoni.


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