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Il presidente Draghi con il presidente Biden

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Il primo, piccolo, segnale concreto di disgelo nei rapporti tra Russia e Ucraina, ancorché da verificare sulla tenuta, avviene dopo la telefonata tra Draghi e Putin. Si percepisce almeno un tentativo di de-escalation militare e di riapertura di corridoi umanitari. Tutto ciò significa che l’Italia è ritenuta dallo Stato aggressore, la Russia, e dallo Stato aggredito, l’Ucraina, garanzia credibile per costruire la pace possibile. È la statura di uno statista quella di chi riesce a costruire una posizione internazionale rispettata per la propria nazione in un momento di grande crisi globale. Il richiamo a De Gasperi e il filo unitario che lega spesa militare, energia, politica estera nella costruzione della nuova Europa politica. Pensate per un attimo se non ci fosse stato l’euro e se l’Europa fosse ancora costretta a pagare in dollari. Oggi l’Europa ha la sua moneta di riserva e grazie all’impuntatura di Prodi e di Ciampi siamo entrati per primi nel gruppo di testa e oggi godiamo dei benefici dell’ombrello di una moneta di riserva che un altro grande “costruttore” italiano (appunto Draghi) ha salvato e consolidato durante la tempesta delle grandi crisi. Per questo, forse, anche la Cina ci ascolterà

È la statura di uno statista quella di chi riesce a costruire una posizione internazionale rispettata per la propria nazione in un momento di grande crisi globale. Questa statura appartiene a Mario Draghi e solo chi è in mala fede può non riconoscerla. Dopo un’infinità di conversazioni tra il presidente di turno dell’Unione europea Macron e Putin sempre importanti ma sempre senza esito, il primo, piccolo, segnale concreto di disgelo nei rapporti tra Russia e Ucraina, ancorché da verificare sulla tenuta, avviene dopo la telefonata tra Draghi e Putin. Si percepisce un tentativo reale di de-escalation militare e di riapertura di corridoi umanitari. Tutto ciò significa qualcosa. Significa qualcosa che l’Italia sia ritenuta dallo Stato aggressore, la Russia, e dallo Stato aggredito, l’Ucraina, garanzia credibile per costruire la pace possibile.

Questo significa molto per la nuova squadra dell’Europa e il ruolo che le compete nel ridisegno del nuovo ordine mondiale e significa, ancora di più, per la reputazione dell’Italia. Un qualcosa che vale politicamente, economicamente, moralmente perché restituisce dignità a un popolo e rispetto a un Paese. Il tema del pagamento del gas in rubli è gestito come deve essere gestito: è un problema interno della Russia, anche se ci saranno ancora fuochi di paglia putiniani il ricatto a noi come ai tedeschi non passerà.

Così come sicuramente avrà chiesto di fare la governatrice della banca centrale russa che conosce bene l’unica squadra internazionale di serie A che ha questo Paese. Che nasce dalla Banca d’Italia e che ha avuto nel salvatore dell’euro (appunto Draghi) il banchiere centrale più stimato nel mondo. Che con quel mandato di otto anni di presidente della Banca centrale europea e con i risultati di quel mandato diventa uno statista europeo che appartiene alla storia e che nessun giornalista dell’avanspettacolo italiano circondato da un imbarazzante servilismo dei media televisivi italiani potrà mai togliere a lui e all’Europa.

In questo Paese in cui nessuno ha memoria di nulla mi fa piacere ricordare la telefonata del migliore storico italiano, Paolo Pombeni, che fu il primo a parlarmi di Draghi come di uno statista, trovandomi totalmente consenziente, e a insistere perché nel 2016 gli fosse attribuito il premio “Alcide De Gasperi – Costruttori d’Europa”. Lo stesso riconoscimento attribuito al cancelliere tedesco Kohl, a Ciampi, Prodi, Simon Veil, Gonzalez. Ricordo la lectio di Draghi sul tema “riscoprire lo spirito di De Gasperi: lavorare insieme per un’Unione efficace e inclusiva”. Consiglio a tutti di andare a rileggere quel testo perché risulta profetico da tutti i punti di vista. Non ne abbiamo avuti tanti di uomini così.
Bisogna anche stare attenti a distinguere tra figure di grandissimi politici come Moro e figure di governo.

Questi, anche quelli politici di mestiere, da De Gasperi stesso a Fanfani, non hanno avuto vita facile e stagioni di governo non lunghissime. Pensate per un attimo se non ci fosse stato l’euro e se l’Europa fosse ancora costretta a pagare in dollari. Oggi l’Europa ha la sua moneta di riserva e grazie all’impuntatura di Prodi e di Ciampi siamo entrati per primi nel gruppo di testa e pensiamo anche qui solo per un attimo che cosa vorrebbe dire oggi non essere in quel gruppo di testa e che cosa invece vuole dire essere lì a godere dei benefici dell’ombrello di una moneta di riserva che un altro grande italiano (appunto Draghi) ha salvato e consolidato durante la tempesta delle grandi crisi a vantaggio della stabilità europea e di un solido ancoraggio italiano.

Questa è una delle prove più forti del grande cambiamento monetario e della strada politicamente tracciata attraverso di esso. Bisogna andare avanti sul prezzo calmierato e sugli acquisti in comune per il gas. Bisogna separare il meccanismo di definizione del prezzo del gas da quello dell’elettricità. Bisogna affrontare e vincere la sfida del gasdotto del sud non tanto e non solo perché l’Italia e i Paesi del sud Europa diventino la porta del Mediterraneo nella nuova Europa, ma soprattutto perché questa sponda sud è quella che può contribuire seriamente a ridurre il problema della dipendenza energetica europea dalla Russia. La strada intrapresa sulla spesa per la difesa e sulla bussola strategica del coordinamento esprime un dato politico irrinunciabile: non è nemmeno pensabile di avere una politica estera comune, una sicurezza comune, un bilancio comune senza compiere questo primo passo. Passa di qui il governo europeo di cui gli europei e il mondo hanno bisogno. Senza compiere questo passo politico non c’è futuro. Anche questo fa la differenza tra uno statista e i tanti dilettanti della politichetta italiana.

È importante il vertice di oggi tra Europa e Cina così come è importante il ruolo potenziale che a tutto campo può svolgere Xi Jinping diventando nei fatti un protagonista di prima grandezza del nuovo ordine mondiale. Abbiamo grandi problemi in casa con un’inflazione che fa paura e la spirale perversa delle materie prime frutto dei nostri errori passati e della guerra di Putin in Ucraina. Tutti sanno che i venti miliardi messi sul tavolo dal governo Draghi sono importanti, ma non sufficienti. È stato giusto fare una parte di questa raccolta colpendo gli extraprofitti e non fabbricando ulteriore debito pubblico. Il resto, però, potrà venire da quell’Europa politica che ha bisogno dei suoi costruttori per diventare realtà. Noi uno, per fortuna, di questi costruttori ce lo abbiamo. Si chiama Mario Draghi. Lo abbiamo, per fortuna, sulla tolda di comando proprio in questo momento. Sarebbe bene che il Paese capisse che la carta estrema giocata da Mattarella, pur tra mille delicatezze e miserie italiane, sta facendo molto bene il suo. Se ne accorgono più fuori dall’Italia che dentro l’Italia, ma anche questo fa parte della malattia storica del Paese. Quella da cui tutti insieme dobbiamo guarire.


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