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La brutale invasione russa di uno Stato sovrano libero è stata colpita al cuore dalla guerra finanziaria che il mondo libero unito ha portato in casa sua. Non è stata usata l’arma letale della finanza dello Swift per il gas, ma la cortina di ferro economica che circonda la Russia ha diviso il mondo in due e tutti si sono convinti che questo cambierà in modo strutturale i rapporti tra l’Europa e questo pezzo di mondo. Il cambiamento a u di politica estera militare e economica di Scholz è interpretato proprio come il ritorno a una nuova cortina di ferro. Tutto questo non è previsto nelle sanzioni ma è quello che sta accadendo e produce effetti collaterali. Per cui il rublo ha perso sul dollaro il 64% da novembre, i titoli sovrani russi sono carta straccia, ma le Borse europee sono in caduta libera e la Borsa italiana che ha già perso il 13% dall’inizio della guerra arriva a perdere il 6,2% in una sola seduta. Il gas torna a sfondare quota 200 dollari a Megawattora toccando il massimo storico di sempre a quota 208 che vale dieci volte di più di quanto si pagava prima della guerra

La guerra dell’autocrate Putin in Ucraina fa i conti con la storia. La brutale invasione russa di uno Stato sovrano libero concepita con un disegno premeditato economico-militare che ricalca scenari orribili del passato, è stata sacrosantamente colpita al cuore dalla guerra finanziaria che il mondo libero unito ha portato in casa sua. Putin è stato colpito e affondato senza che i media italiani se ne siano nemmeno resi conto mentre quella fila di carri armati russi che delimitano il perimetro del nuovo genocidio della storia sono anche simbolicamente in mezzo ai due campi di battaglia della guerra finanziaria. Misurano il carico esplosivo economico che la nuova situazione può riservare all’Italia.

Non c’è solo la fuga dei capitali dalla Russia, c’è anche la fuga del mondo economico. Chi prima chi dopo, dall’Ikea a Microsoft fino alle banche, è partito l’esodo di massa. Non c’è solo il fallimento sovrano della Russia, ma il gelo dell’economia italiana che fa semplicemente paura. Il rublo ha perso sul dollaro il 64% da novembre, il potere d’acquisto degli stipendi delle donne e degli uomini è ridotto a livelli di sopravvivenza, i titoli sovrani della repubblica russa sono carta straccia, la fuga dei capitali è inarrestabile, il default tecnico è già sovrano perché la banca centrale russa non ha pagato e non pagherà le cedole in scadenza. Le Borse europee sono in caduta libera, ma la Borsa italiana che ha già perso il 13% dall’inizio della guerra arriva a perdere il 6,2% in una sola seduta e batte tutti con una pioggia di vendite bancarie e UniCredit in volatilità spinta proprio per le sue esposizioni in Russia. Il gas torna a sfondare quota 200 dollari a Megawattora toccando il massimo storico di sempre a quota 208 che vale dieci volte di più di quanto si pagava il gas prima della guerra. Il petrolio macina un record dopo l’altro, 112 dollari il Brent, le materie prime alimentari hanno prezzi mai visti e mezza economia italiana è in bilico tra inflazione alle stelle e recessione alle porte. Pezzi importanti di questa economia si sono già fermati.

La verità è che si è parlato tanto di arma letale della finanza, lo Swift sul canale gas-finanza, e di stare attenti a maneggiarla con cura, che si è studiato tutto il possibile come è giusto per fare tanto male all’economia russa e ridurre al minimo gli effetti collaterali su quelle europea e italiana in particolare, ma la situazione è scappata di mano a tutti nonostante tutti abbiano deciso insieme di non toccare ancora Gazprombank che è appunto la banca russa per le transazioni finanziarie sul gas. Come e perché è stato possibile in uno scenario di guerra certamente senza precedenti ma dove gli schieramenti sono netti e le priorità da tutelare pure? Come è potuto accadere che in pochi giorni scappasse tutto di mano? Il punto è che la cortina di ferro economica che circonda la Russia ha diviso il mondo in due e tutti si sono convinti che questo cambierà in modo strutturale i rapporti tra l’Europa e questo pezzo di mondo.

Che è qualcosa di diverso dell’antico rapporto tra Est e Ovest, ma sempre nuova cortina di ferro è.

Tutto ciò non è previsto esplicitamente dalle sanzioni, ma è quello che sta accadendo. Scappano tutti dalla Russia. Scappano come lepri i soldi dei russi nonostante si siano raddoppiati i tassi in un giorno e si sia messa una super commissione bancaria su chi li preleva. Chiude la saracinesca il mondo produttivo e finanziario che opera da tempo in Russia e si leccano tutti le ferite nei bilanci delle loro società perché i soldi che devono ancora avere difficilmente li vedranno più. L’effetto incertezza, da un lato, ti trasferisce la percezione del disastro, dall’altro, ti mette nell’impossibilità di formulare cifre che hanno qualche fondamento per quantificare il danno prodotto. Per un po’ il consensus dei previsori ha continuato a parlare di perdite tra lo 0,4 e lo 0,5% di Pil per Europa e Italia, ora la Banca centrale europea già parla di meno di un punto, ma in realtà tutti i previsori nazionali e internazionali sono consapevoli che parlano di nulla e raccontano storie.

Perché le domande che sei costretto a farti sono infinite e non hai ancora le risposte. Il gas che la Russia vende all’Italia riuscirà a venderlo alla Cina? Se è vero che la Borsa italiana ha già perso il 13% dall’inizio della guerra e la caduta di export di macchinari, calzature e altro si può realisticamente quantificare in qualche decimale di Pil anche ipotizzando di perdere tutto, chi è in grado di rispondere alla domanda: quanto dura questa crisi? Oppure: come risponderà l’Europa, quanto stoccaggio comune di gas farà, quali e quante sono le fonti alternative e in che tempo disponibili? L’Algeria darà il gas all’Italia o no per evitare problemi con la Russia e, soprattutto, quanto ne darà? Quanto sale l’inflazione e quanto dura la sua risalita? Non è prevedibile ora l’effetto finale, ma è chiaro a tutti che sarà un disastro e questo basta.

È chiaro a tutti che ci sarà un mega scostamento di bilancio, ma è meno chiaro quanto darà l’Europa se avremo o no un nuovo Recovery. Anche lo scostamento di bilancio andrà politicamente gestito con una maggioranza di governo che in piena guerra si spacca sul catasto. Capiremo qualcosa con il Documento di economia e finanza (Def). Quello che appare nel frattempo chiaro a tutti è che il mondo si sta duopolizzando ben al di là delle sanzioni adottate e che i rapporti alla fine incideranno, nonostante i distinguo, anche sulla Cina per cui avremo la crescita di un’area del dollaro e di un’area dell’euro separate e distinte dall’area dello yuan con una Russia che resta in quest’area ma in posizione marcatamente dipendente dalla Cina.

Gli effetti di questa nuova polarizzazione hanno riscontro nelle scelte politiche forti di un cancelliere tedesco, Scholz, che ha pronunciato un discorso storico. Non tanto per il sostegno chiaro alle sanzioni nei confronti della Russia, ma per quello deciso a favore delle forze armate tedesche della Nato nell’Europa dell’Est. Un fondo speciale di 100 miliardi per rimettere in moto le forze armate tedesche e due stazioni di liquefazione di gas tedesche per essere meno dipendenti dal gas russo completano una svolta a u nella politica estera tedesca. Operata per di più da una coalizione di governo composta, oltre che dai liberali, da socialdemocratici e verdi per i quali la spesa per la difesa era un vero e proprio tabù.

Per la Germania i tagli di questo tipo di spesa pubblica erano vissuti come il dividendo di una nuova era dopo la Guerra Fredda. Anche questo cambiamento a u di politica estera militare e economica è letto e interpretato proprio come il ritorno a una nuova cortina di ferro.

Non è facile coglierlo a prima vista, ma mercati e operatori hanno già capito tutto e le aziende a partire da quelle italiane ne subiscono le conseguenze. Non tanto per i sette miliardi e mezzo di export in Russia per i quali molte imprese italiane esposte hanno oggi molto più di un mal di testa o di un mal di pancia, quanto piuttosto per il conto da decine e decine di miliardi che la decuplicazione in atto della bolletta energetica presenta a settori produttivi come carta, chimica, plastica, cemento, ceramica, materiali da costruzione, acciaio e molto altro ancora. Le nostre aziende perdono molto di più di quelle francesi che pagano di meno grazie al nucleare e pagano di più di quelle tedesche più colpite delle imprese francesi ma meno di quelle italiane perché loro almeno hanno ancora una buona quota di carbone da utilizzare. La guerra in Ucraina e gli effetti indotti dalle sanzioni economiche sono fuoco sotto la miccia dell’inflazione e queste fiammate corrodono il potere di acquisto delle famiglie. Quanto inciderà il nuovo, inevitabile scostamento nel rapporto con il debito ancorché migliorato dalla crescita nominale da inflazione che fa aumentare il Pil?

Quanto inciderà il credito deteriorato in più che le difficoltà in più delle aziende accumuleranno nelle banche italiane? La debolezza europea e la superdipendenza energetica rendono molto speciale il conto che pagherà l’Italia. Non sarà per noi di grande consolazione che la Russia che non ha tecnologia e che vive solo di materie prime e di rendite oligarchiche diventerà una colonia cinese di quarto livello. Quello che piuttosto ci preme è che il morso delle sanzioni economiche che già ha spinto Putin a chiedere di non inasprire le sanzioni lo obblighi al cessate il fuoco. Una simile decisione non lo solleverà dal conto che dovrà pagare per i suoi crimini, ma eviterà che sarà la sua comunità a destituirlo. A noi permetterà di rispondere positivamente alla domanda delle domande: quanto dura?


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