X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

Vogliamo abbandonare l’Africa a un futuro di guerre locali e di barconi con il loro carico di vite umane in fondo al mare? Aspettiamo che da qui al 2100 l’Europa dimezza la popolazione e non ha più il welfare mentre l’Africa la quadruplica e salta un già precario equilibrio sociale che è la bomba a orologeria dell’Europa? Insistiamo sull’asse Est-Ovest lacerato dai carri armati di Putin in Ucraina lasciando che Cina e Russia arruolino anche l’Iran e si annettano Africa e India? No, il futuro è costruire la nuova classe dirigente africana che insieme con la classe dirigente del nostro Sud costituisca la nuova classe dirigente del nuovo Mediterraneo. Che cosa aspettiamo a regolare i flussi formando una classe dirigente comune con l’Europa che si assume l’onere finanziario di investire sul capitale umano e sulla costruzione della pace? Il Mediterraneo è il centro di sopravvivenza dell’Europa. Il Sud già attrezzato è il motore di questo cambiamento e può finalmente dare invece di chiedere. LA

La strage di Cutro ferisce nella pelle e impone alcune riflessioni di lungo periodo. Che riguardano tutti i Sud del mondo, ma che debbono partire dall’Africa. Vogliamo condannarla a un futuro di guerre locali all’infinito e di barconi che abbandonano nel mare il loro carico di vite umane? Vogliamo assistere inermi che da qui al 2100 l’Europa dimezza la sua popolazione e non è più in grado di sostenere il suo welfare?

Vogliamo continuare a girarci dall’altra parte per non vedere che nello stesso arco di tempo la popolazione africana si quadruplicherà e non si avranno i soldi in quei territori non per il welfare ma per la stessa sostenibilità di un già precario equilibrio sociale che è a sua volta la vera bomba a orologeria dell’Europa? Vogliamo proseguire in questo processo di lacerazione dell’asse europeo Est-Ovest di cui i carri armati russi in Ucraina hanno tagliato i fili lasciando che il mondo autocratico di Cina e Russia arruoli anche l’Iran e si annetta Africa e India a modo loro schiavizzando cioè tutto quello che è ancora schiavizzabile e alterando in misura irrimediabile la grande partita globale dell’economia del futuro?

O vogliamo viceversa aprire gli occhi e renderci finalmente conto che solo il nuovo asse Sud-Nord tra le due sponde del Mediterraneo può riscrivere l’ordine mondiale mettendo le condizioni per costruire davvero la pace e consegnare all’Europa l’unica sua reale prospettiva di ulteriore crescita? Quando riusciremo a capire che dobbiamo porci il problema di non fare solo del Mezzogiorno d’Italia il grande hub energetico del Mediterraneo ma ancora prima quello del nuovo capitale umano e della nuova manifattura dello stesso Mediterraneo? Lo vogliamo capire o no che il futuro è costruire la nuova classe dirigente africana che insieme con la classe dirigente del nostro Mezzogiorno costituisce la nuova classe dirigente del nuovo Mediterraneo?

Che bisogna uscire in fretta dalla logica dei protettorati francesi per cui tutto quello che in Africa era sopra la terra era degli americani e quello che stava sotto era dei francesi mentre quello che c’è oggi in Africa, quello che si troverà sotto terra e quello che si costruirà alla luce del sole, saranno invece dell’Africa tutta e dell’Europa tutta che agiscono finalmente insieme? Che cosa aspettiamo ancora a cominciare a regolare i flussi formando questa nuova classe dirigente comune facendo assumere all’Europa l’onere finanziario di fare il suo più colossale investimento sul capitale umano del futuro e sulla costruzione di una pace reale e duratura? La storia e la geografia dopo la grande crisi globale determinata dalla pandemia e la guerra mondiale delle materie prime causata dalla follia suicida di Putin con la guerra di invasione in Ucraina ci dicono che il mondo si è capovolto.

Che il Mediterraneo non è più un pezzo marginale dell’asse imperante europeo Est- Ovest ma che il nuovo asse Sud-Nord guida oggi il gioco del futuro dell’intera Europa e della pace nel mondo. Non si tratta di aiutare il Sud o il Mediterraneo o di fare qualcosa per il primo o per il secondo, ma piuttosto di fare tutto ciò che è indispensabile per salvare l’Europa e guidare il processo che definirà il nuovo ordine mondiale.

Questo punto strategico ineludibile impone un grande investimento di capitale umano nelle università miste tra le due sponde del Mediterraneo e, forse, ancora di più nella nuova industria e nella nuova manifattura con scuole tecniche e grande innovazione, nella diplomazia culturale come in quella scientifica. Diventa fondamentale sviluppare le relazioni tra le nuove generazioni delle due sponde del Mediterraneo e l’Europa tutta. Diventa fondamentale fare crescere e sviluppare una grande visione comune dove si ritrovino giovani generazioni e cultura di impresa.

Dove siano tutti impegnati a spendere per la pace che nasce dallo sviluppo e dalla centralità ritrovata del Mezzogiorno d’Italia, dell’Africa e del Mediterraneo. Una centralità che vuol dire capacità di fare rete sulle eccellenze universitarie e industriali del Mezzogiorno dentro una visione di lungo periodo che rompe l’isolamento ferroviario e digitale del nostro Sud e mette a frutto i tesori delle materie prime dell’Africa e dell’India. Questa nuova centralità, attenzione, è il centro di sopravvivenza dell’Europa e impersonifica il cambio mondiale del paradigma. Quello che Patrizio Bianchi sintetizza con una delle sue espressioni fulminanti: girare la frittata. Il Sud d’Italia già attrezzato dal punto di vista umano e dell’informazione è il motore di questo cambiamento che appartiene alla storia. Guida il processo e può finalmente dare invece di chiedere.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE