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Prima non avevamo i soldi, ma avevamo le idee. Oggi abbiamo i soldi, ma non abbiamo le idee. Proprio perché non abbiamo idee ricorriamo ai programmi che guardano al futuro, non al presente. Non c’è altra strada che rafforzare i poteri centrali e procedere negli affidamenti con bandi di gara su progetti integrati. La garanzia di tutto è la nuova governance. L’unica cosa che non si può fare è perdere il tempo con la battaglia delle percentuali. Perché finirebbe come è sempre finita. Con la solita differenza. Perché ci sarebbero percentuali a cui corrispondono opere e percentuali a cui corrispondono speranze

Prima non avevamo i soldi, ma avevamo le idee. Oggi abbiamo i soldi, ma non abbiamo le idee. Proprio perché non abbiamo idee ricorriamo ai programmi che guardano al futuro, non al presente. Inseguiamo le percentuali su tutto ciò che non è identificabile a priori con un territorio. Che, a ben vedere, ha tutte le riserve messe a favore del Sud tra asili nido, scuole, superbonus.

Ha certezze di cassa e potrebbe, dunque, essere il grande moltiplicatore della crescita del prodotto interno lordo del Mezzogiorno. Come dire: dipende da noi. Dalla forza e dalla volontà con cui non facciamo passare giorno senza mettere in croce progettisti di qualità e operatori capaci di trasformare intuizioni progettuali in opere cantierabili.

C’è un grande spazio vuoto da riempire con l’iniziativa politica della ministra Carfagna che non ha fino a ora giustamente prodotto richiami al futuro e non sciorina percentuali del dopodomani. Preme, invece, perché tutti gli attori del processo del rilancio degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno si muovano in modo omogeneo e contestuale agli attori del processo di investimenti del Centro-Nord. C’è uno spazio infinito da occupare per la progettualità di istituzioni locali e centrali, soggetti economici, e così via, che temiamo fortemente che resti vuoto come è sempre avvenuto in passato.

Anche perché una delle caratteristiche più innovative della governance del nuovo Pnrr è quella che non c’è più distinzione di ruolo tra enti locali, ministeri e aziende perché l’Europa vuole giustamente l’organicità del progetto. La richiesta di avere un soggetto unico responsabile dell’organicità della proposta e della sua attuazione nasce da questa ineludibile esigenza. 

Per difendere la crescita potenziale del Mezzogiorno che è a sua volta il moltiplicatore indispensabile della crescita dell’Italia non c’è altra strada che rafforzare i poteri centrali e procedere negli affidamenti con bandi di gara su progetti integrati. La clausola di salvaguardia del Mezzogiorno è nel decreto unico della nuova governance e delle semplificazioni.

Riguarda la garanzia che, in caso di inadempienza, scattano i poteri di richiamo del Presidente del Consiglio che può cambiare la stazione appaltante: se una Regione è inadempiente, tocca al ministero; se un ministero è inadempiente, tocca al commissario ad acta nominato da Palazzo Chigi.

Non parte nulla se non c’è questa certezza di contestualità di azione per i ritardi del Sud come per quelli del Nord. Facciamo i conti con un’insipienza diffusa della pubblica amministrazione.

Dopo la grande rottamazione del 2014 c’è la disperata esigenza di recuperare un’attività professionale smarrita. Bisogna chiamare quelli che servono. Per essere bisogna essere stati. Bisogna chiamare quelli che hanno una storia e costruire con loro la casa del futuro dove il capitale umano delle nuove leve può essere finalmente valorizzato in casa come non potrebbero fare in altre parti del mondo.

L’unica cosa che non si può fare è perdere il tempo con la battaglia delle percentuali.  Perché finirebbe come è sempre finita. Con la solita differenza. Perché ci sarebbero percentuali a cui corrispondono opere e percentuali a cui corrispondono speranze.

Smettiamola di sperare e cominciamo a fare. Se potessimo fare ripartire le opere, non ci sarebbe bisogno di fondi non territorializzabili. Se avessimo progetti buoni, avremmo alla cassa i 30 dei 54 miliardi neppure programmati del fondo di coesione del 2014/2020. Avremmo altri 50 miliardi da spendere per il fondo del 2021/2027 già impegnati. Noi invece ci preoccupiamo delle percentuali.


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