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Si fa fatica a capirlo in Italia, ma è così. L’Europa è uscita dal modello Fondo Monetario del 2009 che mette in castigo il peccatore Grecia e fa pagare all’Italia colpe non sue per scegliere il modello dell’espansione di cui noi beneficiamo più di tutti. Ci facciamo del male da soli se  non rivendichiamo che i racconti del super boom italiano si basano su dati certi mentre i racconti terroristici si basano su previsioni catastrofiste.  Questa immagine (non vera) di un’Italia terrorizzata diventa aspettativa negativa. Spaventa la gente nei consumi e blocca gli investimenti delle imprese. C’è poi la tendenza che ci fa ancora più male di  accreditare un’Europa controparte con cui fare a botte. Noi facciamo parte di questi istituti, ma li viviamo come controllori. Quando invece di questa Europa siamo parte attiva e dobbiamo esserlo sempre di più. Attenti a spararci sulle gambe da soli. Come abbiamo già rischiato di fare con la benzina e l’inflazione

Si fa molta fatica a capirlo in Italia, ma sono  il nuovo modello Bce formato Draghi e gli eurobond post Covid che hanno consentito all’Italia il miracolo di oltre dieci punti e mezzo di crescita in due anni e che fanno ancora oggi correre le nostre esportazioni (+18% nel 2022) e tengono in piedi con buona salute la nostra economia sul piano generale. Ovviamente tutto questo è possibile perché non si è rotto il giocattolo grazie alle scelte del governo Meloni che ha una leadership che si muove senza fughe in avanti e mostrando consapevolezza della situazione.

Si fa molta fatica a capire che siamo usciti per sempre dal modello Fondo Monetario del 2009 che ha dilatato oltre misura i costi della prima grande crisi finanziaria e di quella successiva dei debiti sovrani. Quel modello si fondava su alcuni principi chiave completamente sbagliati: tu Grecia sei un peccatore, ora devi pagare; meglio, devi pagare subito con gli interessi il tuo errore e, quindi, noi ti imponiamo di ridurre volente o nolente il tuo debito, ti mettiamo in castigo e ti imponiamo  la riduzione del 22% dei salari. Salvo dovere poi constatare a stretto giro che  perpetuando la crisi sparisce la domanda, la crisi si aggrava e il debito greco diventa carta straccia, ma la spirale perversa ellenica contagia Spagna, Italia, Portogallo e “regala” a tutti i Paesi del Sud Europa la seconda recessione. Un disastro assoluto. Alla fine anche etico perché è stato immorale falsificare il bilancio pubblico greco ma è stato altrettanto immorale moltiplicare al cubo e poi ancora di più i danni di un comportamento scellerato che doveva essere severamente punito senza arrecare danni diffusi a chi non aveva responsabilità.

Con la crisi pandemica globale prima e la guerra mondiale delle materie prime dopo, determinata dai carri armati russi in Ucraina, la nuova Bce incardinata sul modello americano voluto da Draghi e il governo politico dell’Europa hanno scelto comunque di favorire l’espansione. Perché il Pnrr con la Commissione che emette i suoi eurobond significa che tutta l’Europa va sul mercato prende i soldi e li dà ai singoli Paesi con una parte a titolo gratuito e una parte a tasso di favore da ripagare entro il 2040. Questo ha fatto la differenza. Questo ha permesso di fare una espansione. Tutto ciò è il vero risultato politico europeo della leadership italiana in Europa durante il governo Draghi.

Per queste ragioni unite a una capacità di reazione e di investimento della manifattura italiana e a altre scelte azzeccate di diversificazione degli approvvigionamenti energetici si sono avuti sette trimestri consecutivi di crescita. Siamo stati in Europa come Paese i più privilegiati da questa situazione. Ne hanno tratto forte vantaggio le imprese e i consumatori. Il miracolo si è potuto toccare con mano con mezzo milione di occupati in più a tempo indeterminato e, dopo tantissimi anni, con una riduzione del rischio povertà e del tasso di diseguaglianza.    

Si è continuato a vedere con i risultati del terzo trimestre 2022 segnato da un Pil ancora in crescita. Lo si vedrà anche dai dati in arrivo del quarto trimestre migliori delle attese, lo confermano gli indici di fiducia del mondo produttivo e delle famiglie tutti in risalita. Lo si continuerà a vedere anche nei primi due trimestri di quest’anno a due condizioni.

La prima è quella di trovare una modalità di uscita, come si sta cercando, dagli effetti dell’unico errore grave vero compiuto che è quello dell’abolizione dello sconto Draghi sulle accise della benzina, qui bisogna almeno spegnere il fuoco delle polemiche e della caccia alle streghe perché producono effetti collaterali propriamente inflazionistici e propriamente solo italiani frutto dell’azione degli speculatori nascosti che si annidano ovunque.

La seconda condizione è quella di non continuare a fare racconti pericolosi inutilmente aggressivi su errori della Bce soprattutto di comunicazione che pure ci sono stati, come è chiaro a tutti la Lagarde non è Draghi, perché questi nostri atteggiamenti spaventano tedeschi e olandesi e trasmettono un racconto non veritiero sulle performance del nostro Paese e possono produrre shock basati su valutazioni disattente che paghiamo solo noi. Tanto per essere chiari, con tutti gli errori commessi, a fronte di un’inflazione che ha toccato in Italia punte dell’11% e una media 2022 eurozona e italiana sopra l’8% i tassi Bce benché aumentati al massimo arriveranno al 2/3% per una fascia di tempo molto limitata visto che tutti gli indicatori segnalano una ricaduta forte nel secondo semestre di quest’anno e il rientro alla normalità dall’anno prossimo.

Per capirci, come abbiamo già scritto, nella crisi petrolifera del 1979/80 ai tempi della Bundesbank e del marco che non sono quelli della Bce e dell’euro i tassi si fecero salire fino al 10% e oltre e il fenomeno poi si stabilizzò strutturalmente con il suo carico pesante di negatività. Non è questo il caso e noi siamo una grande economia europea che continua a fare meglio delle altre e, anche qui come avevamo anticipato appena qualche giorno fa, ci sono i margini per fare scendere ancora molto di più sotto i 200 il nostro spread che è infatti ieri entrato in area 170 con un rendimento al 3,71% e che, aggiungiamo oggi, può fare ancora di più.

Sia perché l’Europa magari a strappi cammina comunque sulla strada del fondo sovrano europeo e ci ha riempito di soldi. Sia perché i fatti ci dicono che la nostra economia sta tenendo come dimostrano la performance sull’estero di gran lunga superiore a quella tedesca della nostra manifattura esportatrice e la vivacità di tutti i comparti come servizi, agricoltura, turismo e così via. Quindi a farci seriamente del male possiamo essere solo noi. Se ci ostiniamo a non volere prendere atto che tutti i racconti veritieri si basano su dati certi e verificabili (+6,7 pil 2021, +3,9% 2022) mentre tutti i racconti terroristici si basano su previsioni che si rivelano puntualmente sbagliate perché la recessione non la ha ancora vista nessuno.

Questa immagine (non vera) di un’Italia terrorizzata diventa aspettativa negativa. Spaventa la gente nei consumi e blocca gli investimenti delle imprese. C’è un dato, poi, che fa pendant con questo e riguarda il nostro modo di stare in Europa. Fa molto male agli italiani la tendenza che singoli esponenti della maggioranza continuano ad accreditare un’Europa controparte con cui fare a botte. Perché in questo caso i nostri interlocutori si chiudono e noi paghiamo il prezzo. C’è un dato impressionate tutto italiano, non spagnolo ad esempio che ha infatti uno spread migliore del nostro non giustificato dai fondamentali dell’economia, che riguarda il fatto  che noi facciamo parte di questi istituti e invece li viviamo come controllori o, peggio, come già detto, addirittura come controparte. Quando noi invece di questa Europa siamo parte attiva e dobbiamo esserlo sempre di più guadagnando ulteriori peso e rispetto. Attenti a spararci sulle gambe da soli. Come abbiamo già rischiato di fare con la benzina e l’inflazione.


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