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Serve subito un grande fondo europeo perché sia chiaro a tutti che i depositi sono garantiti. I mercati dubitano sempre della stessa banca tedesca, ma la Germania ha una finanza pubblica che fa argine. Con le banche come per l’inflazione non si può agire quando la mandria si imbizzarrisce perché è tardi e gli steccati cadono. Siamo partiti dall’America e siamo arrivati in Svizzera. Dalla Svizzera siamo passati alla Germania. La domanda è: dopo la Germania, chi è il prossimo? Se tocca a noi non abbiamo le finanze pubbliche tedesche. Si pone un discorso serio sulla Bce e sulla sua guida monetaria che si muove troppo in fretta, aumenta le perdite e porta a sbattere. L’Europa monetaria ha bisogno di visione e di chi sa tradurre in atti questa visione. Anche perché sulle banche in America i repubblicani possono fare brutti scherzi

“Non scambierei mai la prima banca tedesca con la prima banca italiana”: questa frase mi fu detta molto tempo fa da chi di banche ne capisce come pochi e mi è venuta in mente oggi. Perché Deutsche Bank è crollata fino a un massimo del 15% e sono schizzati al livello record di 200 punti base i Credit default swaps (Cds) a cinque anni della stessa banca.

Questi Cds non sono nient’altro che derivati che danno la possibilità di coprirsi da un’eventuale insolvenza sul debito obbligazionario. Se salgono i prezzi di tale copertura assicurativa sul default della banca, vuol dire che i mercati valutano un rischio elevato di default per la prima banca tedesca. Quando c’è disordine sul mercato finanziario e non si sa come va a finire, chi opera sui titoli azionari e obbligazionari comincia a vendere su chi sospetta che può avere più problemi degli altri sui segmenti complessi che sono in genere l’obbligazionario e, in particolare, i bond “Additional Tier 1”.

Quindi i mercati credono che Deutsche Bank potrà avere più problemi delle altre banche. Questa è la verità. Poi soffre molto un colosso francese, Société Générale, che arriva a perdere un altro 8%. Sono le stesse grandi banche europee che soffrirono di più quando ci fu la prima grande crisi finanziaria. Sono anche le banche che avevano in Europa più dimestichezza con le porcherie del mondo finanziario anglosassone che sono i subprime e, cioè, i cattivi derivati. Il mercato ancora oggi dubita di loro.

Ora dobbiamo avere bene a mente che questo disordine finanziario globale viene da banche americane e svizzere che non sono state vigilate come dovevano e riguardano una famiglia numerosa di banche regionali americane a partire da quella della Silicon Valley e una banca svizzera ribattezzata da tempo in gergo non più come “Credit Suisse” ma “Debit Suisse” tanto per dire che più di qualcosa si sapeva già in giro. L’origine della malattia viene da lì e devono essere le altre banche e le finanze pubbliche di Stati Uniti e Svizzera a porre riparo ai loro guasti.

Nel caso della Svizzera alle sue bizzarrie tra azioni e obbligazioni. Resta il fatto che Deutsche Bank continua in Europa a fare storia a sé e mette in luce responsabilità precise che riguardano la sua gestione e il tasso di protezione politica tedesca di cui questa banca e molte delle banche locali continuano impropriamente a godere. I tedeschi hanno una finanza pubblica che consente loro di fare capire ai mercati che non faranno mai fallire la banca, che non saranno mai costretti come l’Italia a mettere in risoluzione quattro banche (bail-in) quando lo sport nazionale era attaccare governo e Banca d’Italia. Si arrivò a portare banca Etruria a un passo dalla fuga totale dei depositi per ragioni politiche con i Cinque stelle e i loro giornali fiancheggiatori che erano disposti a distruggere tutto pur di guadagnare qualche consenso.

Forse è corretto dire che arrivarono al governo proprio con la campagna sulle banche incuranti del danno ingiusto arrecato al Paese. In quel clima incendiario per vedere riconosciute le proprie ragioni sulla banca Tercas l’Italia dovette addirittura arrivare fino alla Corte di giustizia europea. Potete stare tranquilli che questa volta i tedeschi saranno tutti uniti per evitare una caduta che sconquassa l’economia. Il rischio che possa succedere oggi in America con le sue banche regionali e perdite cumulate ormai per centinaia di miliardi qualcosa di simile a quello che accadde allora in Italia, ha qualche possibilità in più che in Germania.

Perché la situazione politica è tale che pur di colpire Biden i repubblicani potrebbero arrivare a non fargli passare nessun piano di salvataggio bancario. La Svizzera che esce colpita pesantemente nella sua credibilità dallo scandalo bancario deve fare una fusione e metterci soldi pubblici se vuol preservare quel pezzettino di faccia che ancora le è rimasta. Credit Suisse è arrivata ad avere indisturbata sedici miliardi di titoli “Additional Tier 1” e si è preoccupata di tutelare questo cuscinetto di obbligazioni subordinate senza azzerare prima le azioni. Hanno invertito la gerarchia fallimentare perché da che mondo è mondo prima ti mangi il capitale poi le obbligazioni.

La gente ha paura delle banche e anche in Europa dove la vigilanza funziona molto meglio che negli Stati Uniti e in Svizzera deve cambiare il metodo di gestione delle grandi crisi e deve essere preliminarmente chiaro a tutti che mai un depositante può perdere i suoi soldi. Deve essere sempre pronto a intervenire un grande fondo di garanzia europeo. È la stessa ragione per cui al pacchetto di circa 400 miliardi di dollari che agevola imprese e famiglie americane nella transizione green l’Europa dovrà rispondere unita facendo investimenti su beni comuni. È la stessa ragione che deve condurre il nuovo patto europeo a virare a 360 gradi sulla crescita da un rigore che non è più proponibile in tempi di nuovo ordine mondiale e di minaccia dell’impero asiatico alla civiltà dell’Occidente.

È la stessa ragione che, al di là della numerosa enclave italiana, sta per fortuna spingendo tutte le comunità europee a non fare venire meno il sostegno all’Ucraina aggredita da Putin. Serve subito un grande fondo di garanzia europeo per le banche perché dobbiamo avere pronti gli strumenti legali per intervenire. Se c’è un problema bancario in Germania loro hanno le risorse per intervenire, se accade da noi non si possono fare le stesse cose. Con le banche come per l’inflazione non si può agire solo quando la mandria si imbizzarrisce perché è tardi e gli steccati cadono. Siamo partiti dall’America e siamo arrivati in Svizzera. Dalla Svizzera siamo passati alla Germania. La domanda è: dopo la Germania chi è il prossimo? Se tocca a noi non abbiamo le finanze pubbliche tedesche. Si pone un discorso serio sulla Bce e sulla sua guida monetaria che si muove troppo in fretta. Se i tassi crescono, fanno perdite.

Addirittura, sempre in modo un po’ confuso, la Lagarde ha anche accelerato e così si va a sbattere. Perché non è più la sacrosanta lotta all’inflazione che il nostro governo dovrebbe più di tutti auspicare visto che paghiamo i tassi più alti, ma è una lotta all’inflazione che fa male all’economia, aumenta le perdite e porta a sbattere. L’Europa politica e l’Europa monetaria oggi più che mai hanno bisogno di visione e di donne e uomini che sappiano tradurre in atti questa visione. Il Consiglio europeo, dove la Meloni ha fatto il suo, non è all’altezza dei compiti che ha davanti. Sulla Lagarde che guida la Bce la vigilanza deve essere assoluta. Potremmo dire di livello quasi commissariale


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