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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

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DOMANI la Repubblica Italiana compie 78 anni. Di suo sarebbe anche in buone condizioni di salute, non fosse che la confusione è grande sotto il cielo e la situazione è tutt’altro che ottima. Si dice che il Paese non sia mai stato così diviso dai tempi del berlusconismo. In realtà, più che diviso è frantumato, disorientato, incattivito. Fra una settimana si vota per il rinnovo del parlamento europeo e nel governo stesso ci sono pulsioni contradditorie in una tavolozza che oscilla dal sovranismo all’europeismo convinto, con malcelati rigurgiti di No euro e Italexit. Ci sono due guerre in atto, una più o meno simmetrica nel cuore dell’Europa e l’altra, totalmente asimmetrica sulle sponde del Mediterraneo. Anche qui le posizioni si confondono, sovrappongono: Russia Ucraina Palestina Israele Cina America, dove l’aggressore diventa vittima e viceversa, il diritto diventa arbitrio e viceversa, le autocrazie diventano democrazie e viceversa, il cattivo diventa buono e viceversa in un isterismo collerico e destabilizzante.

Guardiamo in casa nostra. Da tempo il confronto politico è scaduto a insulto, turpiloquio, approssimazione, con partiti-fazione e avversari nemici. Le riforme: autonomia differenziata, premierato, giustizia. I punti di vista spaziano dal grande balzo che fa spiccare il volo al Paese, all’arsenico che intossica i meccanismi e gli equilibri sapientemente disegnati dai Padri costituenti.

Come non perdere la trebisonda in questa torre del vento aperta ai quattro punti cardinali? Con la fede. Fede laica nelle istituzioni che si sono mostrate sempre più forti dei marosi che periodicamente le hanno investite (pensiamo ai tragici anni di piombo). E in un uomo che di queste istituzioni è il simbolo, il più alto magistrato: Sergio Mattarella. I suoi nove anni di mandato sono il distillato di questo concetto di fede professata con equilibrio, dedizione, passione e profondissimo senso dello Stato. Buon compleanno Repubblica, sei in buone mani.


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