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La sede della Bce a Francoforte

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I capi di governo europei devono capire che il nuovo ordine mondiale farà un falò di tutti i loro giochini. Farebbero bene a decidere con il metodo delle cooperazione rafforzate non solo subito un Recovery energetico, ma a prendere l’impegno di fare debito comune con un Recovery all’anno per finanziare gli investimenti per almeno un decennio. Questo significa fare politica all’altezza dei tempi che viviamo. Questo significa rendersi conto, anche da parte dei tedeschi, che l’indebito vantaggio di cui godono grazie al differenziale a favore dei loro titoli pubblici va almeno parzialmente restituito contraendo stabilmente debito comune e pretendendo controlli sull’utilizzo che i singoli Paesi faranno di quel nuovo debito comune. Questo vale per noi. Soprattutto i capi di governo europei debbono capire una volta per tutte che non hanno nessuno di loro un’alternativa valida alla scelta strategica di un’unica politica di bilancio, investimenti e debito, e di un’unica difesa e politica estera. L’alternativa a tutto ciò non è la frammentazione, come dicono quelli che si sentono più protetti, ma l’irrilevanza di tutti a partire da loro.

EUROPA, batti un colpo! Europa, svegliati! Se continuiamo con i giochetti e le esitazioni della lunga stagione che ha preceduto la pandemia nel pieno di una “guerra mondiale a pezzi” che è diventata un conflitto di civiltà e nel  pieno  della più grande crisi globale economica che porteranno a ridisegnare l’ordine mondiale, l’Europa mai esistita politicamente sparirà pure come finzione.

Se viceversa troverà il coraggio di fare almeno in parte quello che dice di fare il salvatore dell’euro e suo primo architetto politico non da oggi che è l’ex presidente della Bce oggi premier italiano, Mario Draghi, allora l’Europa esisterà per davvero ed entrerà nella cabina di comando del nuovo ordine mondiale.

Primo. Un tetto massimo ai prezzi del gas serve e si può fare perché la dimensione e la qualità del compratore europeo consente di farlo. Bisogna volerlo, bisogna che olandesi e tedeschi capiscano una volta per tutti che la finanza viene dopo l’economia reale e che il meccanismo di fissare il prezzo dell’elettricità attraverso quello del gas aumenta i profitti indebiti e distrugge ricchezza produttiva e lavoro sano.

Secondo. Il Recovery energetico che vuol dire debito comune non può essere oggetto di discussione, ma va fatto e basta perché nessun Paese europeo può fare fronte da solo agli effetti della lunga guerra con il suo fardello  esplosivo di rincari delle materie prime energetiche e agricole. Chi ritiene di potervi fare fronte con i propri bilanci nazionali o che, peggio, ritiene di potere aumentare le proprie posizioni relative attraverso questa strada della risposta nazionale alla crisi mondiale fa un calcolo miope e potrà solo pentirsene.

Terzo. L’inflazione europea non è quella americana perché i soldi che le amministrazioni statunitensi hanno messo nelle tasche degli americani e di chiunque fosse di passaggio nelle loro città non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli messi nelle tasche degli europei da un’Europa che ha fatto a sua volta più di quello che aveva mai fatto nella propria storia. Ma sembra essersene già pentita. Bisogna capirlo una volta per tutte che l’inflazione europea è quasi tutta importata da caro energia e caro alimentare e quella americana no e che, pertanto, le azioni della politica monetaria di qua e di là dell’Atlantico debbono essere quantitativamente e qualitativamente differenti.

Quarto. Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso la fine del quantitative  easing, acquisto di titoli di Stato, a partire dal primo luglio e ha annunciato il primo rialzo dei tassi da 11 anni per la successiva riunione. L’aumento sarà di 25 punti, mentre l’entità del rialzo di settembre dipenderà dall’outlook dell’inflazione, che resta «una grande sfida».   segue a pagina III Segue dalla prima Nelle nuove stime la Bce vede l’inflazione al 6,8% nel 2022, al 3,5% nel 2023 e al 2,1% nel 2024, mentre le stime sul Pil 2022 sono state ridotte a +2,8% e a +2,1% nel 2023, rialzano  invece il 2024 al +2,1%. Che cosa ci sia dentro questa inflazione alla Bce importa certo, ma fino a un certo punto, che sia meno elevata e qualitativamente differente da quella americana si capisce ma fino a un certo punto. È previsto anche uno scudo contro l’aumento degli spread, ma solo parziale, tecnicamente si chiama scudo contro la frammentazione. È previsto, cioè, un reinvestimento dei titoli in scadenza che vuol dire che la Bce non comprerà più nuove emissioni di titoli pubblici, essendo cessato il quantitative easing, ma continuerà, come annunciato a suo tempo, a rinnovare alla scadenza i titoli in suo possesso che dovrebbero essere rimborsati, per un periodo che arriva a fine 2024 (questa misura è stata confermata nel comunicato di ieri).

La residua “flessibilità” monetaria europea consiste nel fatto che il quantum di rinnovi potrebbe essere concentrato nel tempo e su particolari titoli. In soldoni, questo vuol dire che tutti i titoli italiani in scadenza potrebbero essere rinnovati senza problemi. Il comunicato menziona esplicitamente la Grecia in questo contesto, ma naturalmente simili considerazioni valgono per tutti i Paesi.  Attenzione, però, possono, se lo si vuole, se lo si ritiene giusto.

Tutto questo lunghissimo e articolato ragionamento sono stato costretto a farlo perché non volevo che il Pierino di turno si alzasse e cominciasse a dire: c’è il paracadute, non hai capito niente. No, invece, abbiamo capito proprio bene e vorremmo solo che tutti sapessero che dopo questo comunicato stampa della Bce e tutte le belle parole implicite o esplicite sul moral hazard dei governi lo spread italiano si è impennato fino a 227,5 punti e, soprattutto, il rendimento del BTp decennale è volato al 3,7 per cento, dal 3,47% del giorno prima, che era il massimo dal 2018, e ha quindi realizzato il nuovo massimo dal 2014.

Conclusioni. Questa storiella di avere una sola moneta e tanti titoli di stato nazionali produce delle conseguenze oggettive che possono decidere le sorti dell’economia di un Paese e bisogna giocoforza prenderne atto e trarne le conseguenze senza ipocrisie o flessibilità pelose. Perché se c’è un movimento di capitali a favore del dollaro un californiano e un newyorkese si avvantaggiano allo stesso modo, se la stessa cosa accade per l’euro un tedesco è molto più avvantaggiato di un italiano. Così come se aumenta il prezzo del gas gli olandesi ci fanno i profitti e si ingrassano, l’economia italiana rischia di saltare. Siccome il nuovo ordine mondiale farà un falò di tutti questi giochini farebbero bene a smetterla di giocare i capi di governo europei. Farebbero bene a invocare le cooperazioni rafforzate e a decidere non solo immediatamente un Recovery energetico, ma a prendere l’impegno di fare debito comune con un Recovery all’anno per finanziare gli investimenti – dalla sicurezza al digitale e alla transizione ecologica fino alla ricostruzione dell’Ucraina – per almeno un decennio.

Questo significa fare politica all’altezza dei tempi che viviamo. Questo significa rendersi conto, anche da parte dei tedeschi, che l’indebito vantaggio di cui godono grazie al differenziale a favore dei loro titoli pubblici va almeno parzialmente restituito contraendo stabilmente debito comune e pretendendo controlli sull’utilizzo che i singoli Paesi faranno di quel nuovo debito comune. Questo vale per noi. Soprattutto i capi di governo europei debbono capire una volta per tutte che non hanno nessuno di loro un’alternativa valida alla scelta strategica di un’unica politica di bilancio, investimenti e debito, e di un’unica difesa e politica estera. L’alternativa a tutto ciò non è la frammentazione, come dicono quelli che si sentono più protetti, ma l’irrilevanza di tutti a partire da loro.


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