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Piero De Luca

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I sindaci e il rampollo De Luca che stanno facendo i diavoli a quattro perché si continui ad assumere con i corsi di formazione e senza prova di merito nella pubblica amministrazione del Mezzogiorno si devono vergognare senza se e senza ma. Ha ragione da vendere il ministro Brunetta e ci vedrà sempre al suo fianco in questa sacrosanta battaglia perché è intollerabile che alla prima prova del nuovo corso meritocratico ci si ripresenta con i clientes e si pretende la solita sanatoria. Così come fanno paura i contabili delle percentuali che continuano a chiedere soldi pubblici e ad alimentare pericolose illusioni. Senza capire che dovremo rispondere non all’ingegnere amico ma a omini grigi anche prevenuti su ogni singola opera. E questo vale per il Sud come per il Nord

Abbiamo generato dei mostri e ci fanno paura. La prima volta che si fa sul serio e si riconosce al Mezzogiorno la priorità in tutti i programmi di spesa pubblica per investimenti non in marchette mobilitando una forza di fuoco di oltre 100 miliardi in pochi anni (Pnrr, React Eu, Fondo di coesione e sviluppo) ci sono i contabili delle percentuali che continuano a chiedere soldi pubblici e ad alimentare pericolose illusioni. Senza minimamente capire che ora devono parlare di progetti non di soldi – ne arriveranno ancora di più se ci saranno i primi – e che per questo devono preoccuparsi di avere gli uomini della pubblica amministrazione capaci di attuare i progetti, non di cercare di continuare a piazzare i loro amichetti.

Perché in questo modo non è che avranno più soldi ma contribuiranno a creare il solito clima torbido che può riuscire nel miracolo di sprecare anche tutti quelli che non hanno mai visto e che sono in arrivo. Per qualche marchetta in più o per qualche prebenda personale o per qualche presunto rendiconto elettorale, capipopolo vecchi e nuovi operano sistematicamente nella direzione sbagliata.

Ci prendiamo le nostre responsabilità: avere fatto in assoluta solitudine per due anni una campagna giornalistica che ha condotto all’operazione verità sullo squilibrio abnorme nella ripartizione della spesa pubblica sociale e infrastrutturale tra Nord e Sud del Paese, ha prodotto tale schiatta di “contabili della clientela” che può produrre guasti inenarrabili.

Vogliamo dirlo con chiarezza assoluta. I sindaci meridionali e il rampollo De Luca, vice capogruppo del Pd a Montecitorio e figlio del Presidente della Regione Campania, che stanno facendo i diavoli a quattro perché si continui ad assumere con i corsi di formazione e senza prova di merito nella pubblica amministrazione del Mezzogiorno si devono vergognare senza se e senza ma.

Ha ragione da vendere il ministro Brunetta che ci vedrà sempre al suo fianco in questa sacrosanta battaglia di legalità perché se alla prima prova del nuovo corso meritocratico ci si ripresenta con i clientes e si pretende la solita sanatoria vuol dire che meritiamo i capipopolo di ieri e di oggi. Soprattutto, vuol dire che il Sud non ha futuro. Vogliamo tornare alla vergogna delle Regioni che neppure impegnano decine di miliardi del fondo di coesione e sviluppo 2014/2020? Vogliamo tornare alla ministra Lezzi che su quella vergogna delle Regioni chiede l’anticipo dei fondi europei dicendo che le opere sono partite e autorizzate salvo farsi scoprire dall’Europa che non ci sono nemmeno i progetti e vedersi chiedere i soldi indietro? Siamo seri!

Piuttosto, visto che si è giustamente scelto il modello francese del progetto integrato per il Recovery Plan italiano chiediamo il massimo di trasparenza sui singoli progetti di intervento e sulle fonti di finanziamento.

Proprio quando siamo in presenza di un governo Draghi che ha cambiato passo riconoscendo al Mezzogiorno la sua priorità con una percentuale netta di partenza del 40% (circa 82 miliardi) e riconoscendo tutto il dovuto separatamente sui fondi di React Eu, a partire da lavoro e scuola, e di coesione e sviluppo. Rilanciamo sui progetti, non sulle percentuali. Mettiamoci nelle condizioni di sfruttare bene il superbonus per l’edilizia reclutando i migliori nella pubblica amministrazione e non i galoppini elettorali.

Facciamo la sacrosanta battaglia perché si mettano al bando le ipocrisie di sempre e si avviino i lavori del Ponte sullo Stretto utilizzando i capitali che ci sono e i canali di finanziamento che ci sono all’interno di quella logica di sistema che è stata meritoriamente scelta.

Soprattutto si vigili e si pretenda che i progetti clientelari del Nord con un Comune di Milano che riesce in un battibaleno a triplicare le richieste mettendoci dentro di tutto e di più, vengano preventivamente eliminati perché il buon nome dell’Italia non può essere calpestato dal clientelismo di qualunque territorio sia espressione.

Dobbiamo capire una volta per tutte che la migliore garanzia è un decreto ad hoc che assicuri alla commissione unica presso Palazzo Chigi le condizioni minime in materia di autorizzazione preventiva e di poteri di richiamo che consentono di rispettare impegni e scadenze. Al Sud come al Nord bisogna mettersi in testa che a istruire le nostre proposte non è più l’amico italiano ingegnere.

Dovremmo essere in grado di rispondere a omini grigi anche prevenuti nei seguenti quattro quesiti su ogni singolo intervento: 1) Persegue una finalità organica in funzione di chi e di che cosa? 2) È in grado di fornire un elenco dettagliato degli stati di avanzamento dei lavori (in gergo Wbs) sempre riscontrabile? 3) C’è interdipendenza tra l’opera proposta e il contorno in cui la proposta deve essere attuata? 4) Avete una governance ad hoc? Chi è l’interlocutore garante degli stati di avanzamento, della qualità e del completamento dell’opera? Meno “concerto” politico c’è in quest’ultimo decisivo punto e più probabilità ci sono che la battaglia del Mezzogiorno, che è la battaglia dell’Italia, sia vinta.

Questa, non altre, è la migliore clausola di salvaguardia del Sud nel Recovery Plan italiano. Il resto sono chiacchiere. Dilettantesche o pelose, fate voi.


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