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Un vertice tra Mario Draghi e i presidenti delle Regioni

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Siamo davanti a una grande battaglia tra riformisti che hanno interesse a cambiare perché conoscono la situazione del Paese e lo fanno passo passo con un provvedimento alla volta e conservatori che sanno invece solo ripetere che non cambia niente e si muovono nello scenario di prima ignorando che quello scenario non esiste più e galleggiare nemmeno è possibile

QUESTO Paese ha un problema gigantesco. Ogni giorno dell’anno deve fare i conti con venti capi di stato ombra che non danno mai conto di quello che si impegnano a fare con i soldi degli altri e che puntualmente non fanno. Ogni giorno dell’anno questo Paese deve anche fare i conti con gli stessi capi di stato ombra che chiedono, pretendono, domandano, suggeriscono, intimano a tutti e su tutto spesso in contrasto tra di loro e su tutto la regola comune è che loro, i Presidenti delle Regioni, hanno il merito di tutto quello che funziona mentre lo Stato vero italiano, che è uno e non si identifica con la somma delle sue venti imitazioni, e il governo della Repubblica hanno ovviamente la colpa di tutto ciò che non funziona.

Questo giochetto vergognoso con il governo Draghi è stato smascherato e hanno dovuto spesso chinare il capo, ma il vizietto costitutivo del loro modo di procedere riaffiora ogni volta che si avvicinano le scadenze difficili o si alza il livello di guardia sanitario perché muta il quadro e si impongono scelte non più eludibili.

Vogliamo essere molto chiari. Il ministero della Pubblica istruzione fa uno sforzo titanico portando al 75% i professori con vaccinazione completa mentre con una sola vaccinazione siamo oltre l’85%. Ha assunto a tempi di record con un mese di anticipo rispetto all’anno scolastico e con concorsi di merito senza sanatorie 75 mila nuovi docenti e, cioè, tre volte e mezzo di quanti furono assunti con metodi meno trasparenti l’anno scorso. Ha finanziato il progetto scuola estate distribuendo nei territori meridionali il 70% dell’impegno finanziario complessivo. Ripete come un mantra che le scuole vanno riaperte tutte in presenza e che la didattica a distanza non può più essere presa in considerazione perché generatrice di danni incolmabili per il capitale umano del Paese e portatrice di un carico esponenziale di diseguaglianze che non sarebbe più colmabile a quel punto neppure nel lungo termine. Ha adottato i risultati della ricerca di Invalsi sugli effetti disarmanti della didattica a distanza e sulle loro ricadute distorcenti tra un territorio e l’altro come manifesto programmatico per la ripesa scolastica autunnale.

A  fronte di tutto ciò non c’è un solo presidente di Regione che, oltre ad agitare la coda del pavone di finto Governatore per ripetere quanto è bravo,  abbia detto come abbia speso la sua quota parte dei 460 miliardi ricevuti dal governo della Repubblica italiana di cui sono indegni proconsoli per mettere in sicurezza il traporto locale. Sono riusciti a fare la cresta persino nei tempi di pandemia facendosi rimborsare il 20% dei presunti mancati introiti lasciando invece che i mezzi di trasporto si riempissero al 100%, essendosi ben guardati anche dal fare finta di mettere in campo controlli. Hanno fatto la cresta sulla pandemia e hanno fatto chiudere le scuole.

Di grazia avendo incassato extra 460 miliardi per mettere in sicurezza il loro parco rotabile e di pullman proprio in vista della riapertura, è possibile che non fanno nulla e continuano a chiedere al governo di fare quello che già sa di dovere fare e sta facendo, cioè, di portare al 100% o molto vicino ad esso il tasso di vaccinazione completa del personale scolastico? 

Se qualcuno degli sceriffi, soprattutto in Campania o in Puglia, crede di ripetere lo scherzetto della scuola a distanza e continua a non fare nulla per il trasporto locale, è bene che si prendano pubblicamente le loro responsabilità e che la pubblica opinione faccia sentire il fiato sul collo per le loro gravissime colpe.

Ci penserà Draghi come sempre con il suo metodo di “decidere, mediare, decidere” e la campagna di vaccinazione che farà il suo, ma questi giochetti vergognosi di scaricabarile non sono più tollerabili. Come non lo sono la pioggia di emendamenti sulla riforma della giustizia da parte di quei partiti di governo che hanno trattato al millesimo in sede di governo e hanno tutti approvato in modo pieno la riforma in sede di consiglio dei ministri riservandosi di agire in parlamento solo per eventuali aggiustamenti tecnici. Aggiustamenti tecnici, chiaro, non stravolgimenti politici.

Così come non sono più tollerabili i giochetti sott’acqua di Cinque stelle e Pd di piazzare il solito emendamento che ha l’effetto di ribloccare la ripartenza degli investimenti pubblici.

La verità è che siamo davanti a una grande battaglia tra riformisti che hanno interesse a cambiare perché conoscono la situazione del Paese e lo fanno passo passo con un provvedimento alla volta e conservatori che sanno invece solo ripetere che non cambia niente e si muovono nello scenario di prima ignorando che quello scenario non esiste più e galleggiare nemmeno è possibile. Si limitino almeno a fare rumore e a lasciare lavorare chi vuole cambiare.


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