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Roberto Speranza

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Ministro Speranza, gli alibi sono finiti, il colpevole dell’aggravarsi delle condizioni della sanità in Calabria è lei e non altri. Tocca a lei non ad altri la rappresentanza di quello Stato che deve stimolare l’assunzione di professionalità nuove e delineare la nuova organizzazione, ma non lo fa, lei pensa a altro, continua a lavarsi le mani come un Ponzio Pilato qualsiasi. Noi vogliamo che lo Stato torni e dimostri che la musica è cambiata, non che continui a fare interventi di facciata e cumuli danni moltiplicando inefficienze e spirito di rassegnazione al non fare o a molto peggio

È passato quasi sotto silenzio, ma una sentenza della Corte Costituzionale ha parzialmente bocciato il decreto “salva-sanità” della Calabria del governo giallo rosso. Dice che lo Stato non sta facendo lo Stato. Ha nominato l’ennesimo commissario ad acta ma non ha consentito al commissario di dotarsi di quelle professionalità indispensabili per cambiare il modo di lavorare della sanità regionale e sottrarlo allo stesso tempo dal giogo di quelle influenze ambientali che sono una parte rilevante dell’origine dei suoi guai.

C’è anche di più. Vi abbiamo dato un premio di 60 milioni ma non si assumono i bravi che servono, non si fa nulla di nulla, perché non si può fare alcunché se il Piano non è approvato dalla struttura commissariale. Invece no, tuonano i giudici della Corte, se il rappresentante dello Stato si rivela così inefficiente non si può arrivare a impedire alla Regione di approvare da sola il nuovo piano operativo e delineare così il percorso di uscita dal piano di rientro.

Ministro Speranza, gli alibi sono finiti, il colpevole dell’aggravarsi delle condizioni della sanità in Calabria è lei, non altri. Tocca a lei, non ad altri, vigilare sull’operato tecnico non contabile del commissario. So bene che il commissario lo nomina il Ministero dell’economia, ma di concerto con il Ministero della salute che è l’interlocutore primario sui temi essenziali del suo mandato. Tocca a lei, non ad altri, la rappresentanza di quello Stato che deve stabilire nuovi criteri e sancire parità di diritti, stimolare l’assunzione di professionalità nuove e delineare la nuova organizzazione, ma lei non lo fa, pensa a altro, continua a lavarsi le mani come un Ponzio Pilato qualsiasi. Basta!

Lo ha capito o no, ministro Speranza, che non se la può cavare dicendo “abbiamo nominato un commissario”, come se ciò fosse sufficiente a risolvere il problema? Questo giornale invoca ogni giorno poteri commissariali e sostitutivi dello Stato nei confronti delle amministrazioni regionali per la sanità come per gli investimenti pubblici in quanto ha documentato passo passo il tasso di inefficienza e di clientelismo di queste strutture. Se, però, lo Stato che subentra non rompe le incrostazioni, perde tempo, non acquisisce nuove professionalità e si guarda bene dal valorizzare la parte buona che già c’è nella amministrazione e negli ospedali, allora siamo davanti a una situazione di alto tradimento. Perché questa volta a tradire è proprio lo Stato indicato e invocato come salvatore.

Ministro Speranza, tacere non le è più consentito in quanto metterebbe a rischio la reputazione del governo Draghi come soggetto attivo di cambiamento nella gestione della macchina pubblica e alimenterebbe per di più quello spirito di rassegnazione sempre al peggio che è il punto iniziale e finale della grande questione calabrese dietro la quale si staglia nitida la grande questione irrisolta delle due Italie.

Non si può andare avanti con un sistema nazionale che fa figli e figliastri nei diritti di cittadinanza e un sistema regionale svuotato di risorse e parassitario nell’utilizzo di quel poco che ha per la spesa sociale e per gli investimenti pubblici. Non si può andare avanti con lo scempio del mancato utilizzo dei fondi comunitari per decine e decine di miliardi senza che nessuno dei Capi delle Regioni inadempienti, paghi dazio e venga esposto al pubblico ludibrio. Noi vogliamo che lo Stato torni e dimostri che la musica è cambiata, non che continui a fare interventi di facciata e cumuli danni moltiplicando inefficienze e spirito di rassegnazione al non fare o a molto peggio.

Ministro Speranza, la fiducia, come ben sa il premier Draghi, si nutre di atti che cambiano le cose e trasferiscono energia positiva contagiosa. In Calabria per mille ragioni non si può perdere più neppure un giorno, si devono sentire la testa e il cuore dello Stato. Sottovalutare questo problema e sottrarsi alle proprie responsabilità significa stroncare sul nascere il sentimento diffuso di riscatto di cui la Calabria, e con essa il Paese, ha oggi vitale bisogno. La scintilla della rinascita o scatta qui o molto difficilmente attecchirà altrove. Perché potranno piovere dal cielo europeo tutti i soldi che desideriamo, ma a che serve tutto ciò se non siamo capaci di spenderli bene e presto? A nulla, sì, proprio a nulla.


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